L’INPS al 31 dicembre 2019 ha registrato il miglior risultato di parte corrente degli ultimi 10 anni. I conti dell’Istituto sono a posto, l’emergenza COVID-19 non ha messo a rischio il pagamento delle pensioni.
Pensioni: ci sono buone notizie che smentiscono le indiscrezioni circolate nei mesi scorsi secondo cui l’INPS potesse trovarsi - causa COVID-19 - in una situazione tale da non riuscire più a pagare gli assegni previdenziali.
È notizia dell’ultima ora, infatti, che non c’è alcun rischio riguardo ad un tale scenario: i risultati economici e finanziari raggiunti dall’Istituto nel 2019 sono positivi al punto da fare reggere il sistema minato dalle conseguenze finanziare negative provocate dallo scoppio della pandemia.
Ricordiamo che in ogni caso l’INPS aveva già chiarito che per il pagamento delle pensioni non ci sarebbero state conseguenze causa COVID. Dopo le dichiarazioni allarmanti di Pasquale Tridico, Presidente dell’INPS, riguardo al fatto che l’Istituto avesse le risorse per pagare le pensioni fino a maggio venne immediatamente chiarito che anche qualora queste fossero esaurite ci sarebbe stato un intervento dello Stato a sanare la situazione.
È comunque importante sapere che in ogni caso i conti dell’INPS sono a posto; anche perché questa potrebbe essere un’informazione fondamentale in vista della ripresa dei lavori per la prossima riforma delle pensioni, in quanto dimostra che vi è ancora spazio di manovra per poter introdurre una misura di flessibilità che consenta, in determinate circostanze, di anticipare l’accesso alla pensione.
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Quello raggiunto nel 2019 è il miglior risultato finanziario di parte corrente registrato dall’INPS negli ultimi 10 anni. Nel dettaglio, per “risultato finanziario di parte corrente” si intende quel parametro che va a misurare l’equilibrio finanziario della gestione ordinaria dell’Istituto, il quale nel 2019 è passato da 2,25 miliardi di euro a 6,78 miliardi.
Un buon risultato raggiunto specialmente grazie alle entrate contributive, in crescita del 2,2% rispetto al 2018. Siamo passati, infatti, da 231,16 miliardi a 236,21 miliardi. Le prestazioni erogate dall’Istituto, sia di natura assistenziale che previdenziale, ammontano invece a 331,05 miliardi di euro (+4% rispetto all’anno precedente).
Se ci concentriamo solamente sulle pensioni, ne risulta che nel 2019 queste hanno avuto un costo di 262,29 miliardi di euro, l’equivalente del 14,7% del PIL. Buono anche il dato sul patrimonio netto che a fine 2019 è di 39,75 miliardi.
A garantire ulteriormente la stabilità dei conti dell’INPS si aggiunge poi il consuntivo 2019 con il quale è stato rafforzato il fondo di svalutazione dei crediti, il quale va a coprire il 75,4% dei crediti contributivi (mentre alla fine dell’anno precedente era stata rilevata una copertura pari al 70,4%).
Pensioni: gli effetti del COVID-19 per il 2020
I dati suddetti fanno comunque riferimento al 2019: quelli per il 2020, causa pandemia, saranno sicuramente più negativi ma non tali da mettere a rischio le casse dell’INPS.
Semmai ce ne fosse bisogno, quindi, ecco la certezza sul fatto che la pandemia non ha messo a rischio il pagamento delle pensioni per i prossimi anni.
Vero che le entrate contributive sono molto diminuite negli ultimi mesi, ma va detto che i primi dati relativi agli incassi di luglio 2020 registrano comunque una ripresa delle attività produttive del Paese.
Ci sono dei settori dove si registra una notevole contrazione delle entrate, specialmente nelle aziende private dove vi è un calo di 1,62 miliardi rispetto al 2019. Non ci sono grandi variazioni, invece, nel settore agricolo, mentre per artigiani e commercianti si registra persino un incasso superiore di 160 milioni di euro. Uno scarto molto piccolo, ma comunque significativo.
Complessivamente, comunque, l’INPS ad oggi ha incassato circa 12,5 miliardi in meno rispetto allo scorso anno. Vi è una riduzione registrata pari ad 1,3 miliardi in meno in confronto a quella attesa: si tratta di un dato negativo ma che dovrebbe migliorare nei prossimi mesi e comunque con l’inizio del 2021.
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