Pensioni, ecco la rivalutazione stimata per il 2024 e di quanto aumentano gli assegni

Simone Micocci

2 Ottobre 2023 - 09:37

Pensioni, nella Nadef viene aggiornata la stima del tasso d’inflazione medio che verrà utilizzato per aggiornare (e aumentare) gli assegni da gennaio 2023.

Pensioni, ecco la rivalutazione stimata per il 2024 e di quanto aumentano gli assegni

Con la Nota di aggiornamento al Def approvata mercoledì 27 settembre dal Consiglio dei ministri vengono riviste le previsioni in merito al tasso d’inflazione stimato per il 2023, un’informazione utile anche per farsi un’idea di quanto aumenteranno le pensioni all’inizio del prossimo anno.

Va ricordato, infatti, che nel gennaio di ogni anno le pensioni vengono adeguate al costo della vita applicandovi il tasso medio d’inflazione accertato per i 12 mesi precedenti.

Nel Documento di economia e finanza l’inflazione stimata per il 2023, da applicare quindi da gennaio 2024 su tutti gli assegni previdenziali, era pari al 5,6%: ciò significa, ad esempio, che una pensione di 1.000 euro sulla quale la suddetta percentuale si applica per intero, avrebbe goduto di un incremento di 56 euro.

Adesso che tuttavia si dispongono maggiori informazioni per fare una stima più precisa di come sarà l’inflazione 2023, il Governo ha aggiornato al dato rivedendolo leggermente al ribasso.

Inflazione 2023, quale sarà il tasso di rivalutazione delle pensioni

Secondo le previsioni della Nadef, l’inflazione media accertata nel 2023 dovrebbe essere pari al 5,4%, con un ribasso quindi dello 0,2% rispetto a quanto era stato previsto ad aprile scorso.

Va comunque sottolineato che questa percentuale potrebbe ancora essere oggetto di oscillazioni, anche se comunque non dovrebbe discostarsi significativamente da quanto stimato nella Nota di aggiornamento. Molto meglio andrà invece il prossimo anno, quando il valore dovrebbe scendere intorno al 2,3% avvicinandosi al valore ideale indicato dalla Bce (2%).

Di quanto aumentano le pensioni

Come prima cosa è bene ricordare che in programma per le pensioni c’è già un conguaglio della rivalutazione 2023, con la quale verrà applicato un tasso dello 0,8% pari alla differenza tra la percentuale d’indicizzazione applicata - pari al 7,3% - e quella definitiva accertata dall’Istat dell’8,1%.

La normativa stabilisce che il conguaglio debba essere effettuato a inizio gennaio, ma sembra che il governo Meloni stia lavorando per anticiparlo a novembre con un apposito decreto.

Dopodiché, sulla pensione si applicherà un ulteriore tasso di rivalutazione che secondo quanto stimato dalla Nadef dovrebbe essere pari al 5,4%. Una percentuale che si applicherà per intero sulle sole pensioni d’importo fino a 4 volte il trattamento minimo (che nel 2023 è pari a 568,24 euro), mentre per quelle più alte scatta il sistema introdotto dal governo con la legge di Bilancio 2023 con il quale sono state ridefinite le percentuali di rivalutazione. Nel dettaglio, laddove dovesse essere confermata un’inflazione media al 5,4%, sulle pensioni verranno applicati i seguenti tassi:

  • fino a 2.272,96 euro: incremento al 100% del tasso, quindi del 5,4%;
  • tra 2.272,96 e 2.841,20 euro: incremento all’85% del tasso, quindi del 4,59%;
  • tra 2.841,20 e 3.409,44 euro: incremento al 53% del tasso, quindi del 2,862%;
  • tra 3.409,44 e 4.545,92 euro: incremento al 47% del tasso, quindi del 2,538%;
  • tra i 4.545,92 e i 5.682,40 euro: incremento al 37% del tasso, quindi dell’1,998%;
  • sopra i 5.682,40 euro: incremento al 32% del tasso, quindi dell’1,728%.

Ad esempio, una pensione di 1.000 euro verrà aumentata di 54 euro, mentre una di 1.500 euro di 81 euro. Un assegno di 2.000 euro godrebbe di un incremento di 108 euro al mese, mentre per una di 2.500 euro l’aumento sarebbe di 114,75 euro. Su una pensione di 3.000 euro, invece, l’incremento sarebbe pari a 85,86 euro. Cifre che vanno considerare al lordo delle tasse.

Attenzione però: come si legge nel testo della legge di Bilancio che ha introdotto il suddetto sistema per gli anni 2023 e 2024, per le pensioni d’importo superiore alla soglia limite ma comunque inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione automatica spettante per la fascia precedente, l’aumento di rivalutazione è attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato.

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