Pensioni, pessime notizie per chi ha debiti con il Fisco. Ecco cosa rischi

Simone Micocci

10 Febbraio 2025 - 09:49

Pignoramento, tempistiche più veloci. Vale anche per le pensioni. Se non paghi queste imposte rischi di avere una pensione più bassa senza neppure ricevere la cartella esattoriale.

Pensioni, pessime notizie per chi ha debiti con il Fisco. Ecco cosa rischi

Se hai debiti con l’Agenzia delle Entrate, e non solo, dovresti essere preoccupato per alcune nuove regole entrate in vigore nel corso di quest’anno che si applicano in materia di pignoramento, anche della pensione.

Come noto, e come già spiegato nel nostro articolo di approfondimento, si parla di pignoramento quando i creditori vengono autorizzati ad aggredire i beni in possesso del debitore al fine di recuperare quanto gli spetta. Il pignoramento può avvenire anche nei confronti di beni non ancora in possesso del debitore, come appunto nel caso della pensione che viene pignorata direttamente presso l’Inps (in tal caso si parla di pignoramento presso terzi).

Ciò significa che la pensione pagata manca già di quella parte destinata ai creditori, nella misura prevista dalla legge che ricordiamo essere pari a 1/5 - il 20% quindi - della parte che eccede di 2 volte il valore dell’Assegno sociale. Quindi, i primi 1.077,36 euro vengono sempre assicurati, mentre della parte residua se ne prende il 20%.

Regole differenti, invece, sono previste per coloro che hanno debiti con il Fisco, per i quali i limiti di pignoramento delle pensioni, come vedremo di seguito, sono leggermente differenti. Ma c’è un altro aspetto sul quale è bene porre l’attenzione ed è procedurale: a decorrere da quest’anno, infatti, per alcune imposte non pagate si riducono le tempistiche di pignoramento con il rischio di essere maggiormente esposti alla possibilità di ritrovarsi con delle trattenute sulla pensione.

Pignoramento pensioni (e non solo), cosa è cambiato nel 2025

La cattiva notizia è che da quest’anno viene snellita la procedura che consente all’Agenzia delle Entrate di recuperare l’importo dovuto. Nel dettaglio, viene stabilito che per determinate tipologie di imposte non sarà più necessario l’invio della cartella esattoriale preventiva prima di poter procedere con il pignoramento.

Basterà l’accertamento esecutivo, il quale può scattare entro 60 giorni dalla notifica dell’atto. Più precisamente, una volta decorsi 30 giorni dalla scadenza del pagamento, l’Agenzia delle Entrate avrà la facoltà di procedere con la procedura di pignoramento, senza che se ne dia alcuna comunicazione preventiva attraverso l’invio della cartella esattoriale.

A essere oggetto di questa novità sono le seguenti imposte:

  • imposta di registro
  • imposta di successione
  • restituzione di agevolazioni fiscali non spettanti
  • crediti d’imposta utilizzati in modalità indebito
  • debiti relativi a Irpef, Iva, Imu, Tari, Tosap, e imposta sulla pubblicità.

E non è tutto, perché nuove regole in materia di pignoramento sono in arrivo anche per gli enti locali. Nel dettaglio, qualora dovesse esserci un mancato pagamento di Imu e Tari, i Comuni avranno tempo 60 giorni - e non più 180 come previsto oggi - per avviare azioni esecutive volte al recupero dell’imposta.

I limiti per il pignoramento dell’Agenzia delle Entrate

Come anticipato, il limite del 20% per l’importo della pensione che supera il cosiddetto minimo vitale - pari a 2 volte il valore dell’Assegno sociale - non si applica nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, per la quale la soglia limite è pari a:

  • 1/10 per redditi fino a 2.500 euro al mese;
  • 1/7 per redditi tra 2.501 euro e 5.000 euro al mese;
  • 1/5 per redditi oltre 5.000 euro al mese.

Questi valori vanno sempre calcolati sulla parte che eccede il minimo vitale, quindi oltre i 1.077 euro circa di pensione lorda.

Ricordiamo comunque che per i debiti nei confronti del Fisco è possibile fare una richiesta di rateizzazione all’Agenzia delle Entrate, con il pagamento che può essere dilazionato in più rate (per un importo minimo di almeno 50 euro). Basterà il saldo della prima rata per sospendere tutte le conseguenze del debito non pagato, dalla sospensione di un eventuale fermo amministrativo all’estinzione delle procedure esecutive come appunto nel caso del pignoramento.

Concludiamo ricordando che a decorrere dal 2026 entrerà in vigore un’altra importante novità. Sarà infatti obbligo per le pubbliche amministrazioni, Inps compresa quindi, come pure delle società a partecipazione pubblica, verificare l’esistenza di debiti fiscali non pagati di importo superiore a 5.000 euro. Ciò vale solamente per stipendi e pensioni il cui importo supera i 2.500 euro lordi.

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