Pensione pagata in ritardo? L’Inps deve farsi carico degli interessi legali, nel 2024 scesi dal 5% al 2,5%.
La decorrenza della pensione varia a seconda della misura che ha portato al collocamento in quiescenza.
Ad esempio, nel caso della pensione di vecchiaia a 67 anni l’assegno decorre dal primo giorno del mese successivo a quello di perfezionamento di tutti i requisiti richiesti. Per la pensione anticipata, invece, il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico si consegue una volta trascorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti per effetto della cosiddetta finestra mobile.
Queste sono le tempistiche fissate dalla legge, tuttavia può succedere che l’Inps liquidi la pensione in ritardo in quanto ha bisogno di più tempo per completare i calcoli per la definizione dell’assegno.
A tal proposito è lecito chiedersi che succede se la pensione viene pagata oltre questo termine. La buona notizia è che in sede di prima liquidazione dell’assegno previdenziale ne vengono riconosciuti tanto gli arretrati quanto gli interessi; la cattiva è che nel 2024 il tasso di interesse applicato per i pagamenti ritardati di pensioni e altri trattamenti, come nel caso del TFS, si è ridotto sensibilmente.
Entro quando va pagata la pensione
Come anticipato, l’Inps ha il dovere di attenersi alle tempistiche fissate dalla legge per la liquidazione dell’assegno ai neo pensionati. A tal proposito, possiamo così riassumere le scadenze per le singole prestazioni:
- pensione di vecchiaia: liquidazione il mese successivo a quello in cui ne sono stati maturati i requisiti o comunque a quello in cui è stata presentata domanda di pensione;
- pensione anticipata: decorsi tre mesi;
- pensione con Quota 103: decorsi 7 mesi per i lavoratori impiegati nel settore privato, 9 mesi per chi è nel pubblico impiego;
- pensione con Opzione Donna: decorsi 12 mesi per le lavoratrici dipendenti, 18 mesi per le lavoratrici autonome.
Queste le scadenze, superate le quali - come anticipato - l’Inps ha l’obbligo di riconoscere gli interessi moratori per i mesi in cui non c’è stato il pagamento.
Quanto spetta di interessi per la pensione pagata in ritardo
Lo scorso anno in caso di pagamento ritardato della pensione era riconosciuto un tasso di interesse molto elevato, pari al 5%.
Nel 2024 il tasso si è però ridotto notevolmente: come comunicato dall’Inps con la circolare n. 5 dell’anno corrente, a seguito di quanto disposto dal decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze del 29 novembre 2023 recante “determinazione del saggio degli interessi legali”, dall’1 gennaio di quest’anno è sceso al 2,5%.
Una modifica che come autorizzato dalla normativa - articolo 2, comma 185 della legge n. 662 del 1996 - è stata apportata in base al rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato di durata non superiore a 12 mesi, nonché del tasso di inflazione registrato nell’anno.
Non una buona notizia, quindi, per coloro che ricevono la pensione in ritardo che quest’anno dovranno accontentarsi di un “indennizzo” ridotto. Lo stesso vale per chi invece attende il pagamento del TFS. Viceversa, il nuovo tasso di interesse riduce la misura della sanzione per le ipotesi di mancato e ritardato pagamento dei contributi, o premi, derivanti da oggettive incertezze normative, per fatto doloso del terzo o per crisi aziendale.
Quanto spetta per la pensione pagata in ritardo
Su ogni rateo di pensione pagato in ritardo, quindi, va applicato il 2,5% di tasso legale di interesse.
Il calcolo va effettuato sul lordo: ad esempio su una pensione lorda di 1.500 euro spettano di interessi 37,50 euro per ogni mensilità di ritardo.
Mettiamo quindi il caso che la pensione (opzione di vecchiaia) sia arrivata non il mese successivo a quello in cui sono stati raggiunti i requisiti bensì nel quarto.
C’è un ritardo di tre mensilità, il che significa che in sede di primo pagamento verranno pagate non solo le quote arretrate ma anche gli interessi per un totale di 112,50 euro. Importo che, è bene sottolineare, è lordo in quanto anche gli interessi legali sono soggetti a tassazione.
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