Pensioni, Quota 104 è una possibilità concreta per il prossimo anno. Beffa per i nati nel 1963.
Se ne era parlato nel 2024, salvo poi trovare in extremis le risorse per “salvare” Quota 103 e prolungarla per un altro anno, introducendo però un ricalcolo contributivo dell’assegno che ha reso meno conveniente questa misura di flessibilità.
Il prossimo anno, però, Quota 104 potrebbe tornare in auge, alla luce delle recenti difficoltà economiche certificate dall’approvazione del Documento di economia e finanza.
Questa, infatti, potrebbe essere l’unica soluzione per il governo di confermare una misura di flessibilità con le poche risorse a disposizione, per quanto rappresenterebbe una vera e propria beffa per i lavoratori che il prossimo anno speravano di accedere alla pensione grazie a Quota 103.
La differenza tra Quota 103 e Quota 104
Negli ultimi 6 anni, da quando i governi sono intervenuti prevedendo regole meno severe per l’accesso alla pensione (prima Quota 100, poi Quota 102 e 103) e misure di sostegno al reddito (Reddito di cittadinanza), la spesa per l’assistenza e la previdenza in Italia è salita di 70 miliardi di euro e presto potrebbe esserci un incremento fino a 100 miliardi.
Una situazione che specialmente adesso che l’Italia deve sottostare a vincoli di bilancio più severi come fissati dal nuovo Patto di stabilità rischia di essere insostenibile, ragion per cui il governo dovrà necessariamente fare delle scelte nella prossima legge di Bilancio.
E dal momento che ha già fatto sapere di non essere disposto a rinunciare alla conferma del taglio del cuneo fiscale sugli stipendi, ecco che le probabilità di conferma di Quota 103, per non parlare di un passaggio a Quota 41 per tutti, sembrano essere alquanto remote.
Ecco quindi che si fa strada il passaggio da Quota 103 a Quota 104, con una sola differenza per il requisito contributivo.
Oggi, infatti, l’accesso alla pensione anticipata con questa misura di flessibilità è consentito a coloro che hanno compiuto almeno i 62 anni di età e maturato almeno 41 anni di contributi. Il tutto, come anticipato, prevedendo un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, con annessa penalizzazione.
Con Quota 104 la differenza sarebbe che a poter anticipare la pensione sarebbero coloro che hanno almeno 63 anni, mantenendo così i 41 anni di contributi e il ricalcolo contributivo della pensione.
La beffa per i nati nel 1963
Laddove effettivamente nel 2025 dovesse esserci un passaggio da Quota 103 a Quota 104 così da limitare le risorse in ambito previdenziale, l’accesso alla pensione anticipata sarebbe inevitabilmente precluso ai nati nel 1963, i quali magari già oggi hanno raggiunto i 41 anni di contributi richiesti e sperano nella conferma di Quota 103 così com’è oggi per andare in pensione.
Se effettivamente dovesse esserci il passaggio a Quota 104 allora questa possibilità gli verrà improvvisamente preclusa, con la misura di flessibilità che sarà riservata ai nati entro il 1962 che solo nel 2025 riescono a raggiungere i 41 anni di contributi.
Ribadiamo comunque che per il momento non c’è ancora nulla di certo, anche perché il fronte all’interno della maggioranza sembra essere piuttosto diviso: se da una parte ci sono quelli che ritengono che Quota 103 non possa essere peggiorata ancora (vedi ad esempio Claudio Borghi della Lega), dall’altra c’è chi taglierebbe volentieri la spesa per le pensioni in favore di altre misure più utili alla crescita dell’economia.
Anche perché, come dimostrano le misure adottate negli ultimi anni, non vale il paradigma per cui i pensionamenti anticipati favoriscono le assunzioni, quindi una riforma delle pensioni comporterebbe vantaggio solamente a quei pochi lavoratori che ne possono approfittare per anticipare il collocamento in quiescenza.
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