Pensioni, nuovo incontro per la riforma: per il ministero del Lavoro presente solo Durigon. Zero risposte su Opzione donna, ma potrebbe essere in arrivo uno sconto per l’età pensionabile.
Si è appena concluso il secondo incontro per discutere della riforma delle pensioni. I sindacati hanno avuto modo di confrontarsi con il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, in particolare sul tema di donne e giovani ed è per questo che non è stato affrontato il discorso su come garantire una maggiore flessibilità alla legge Fornero.
Nessuna menzione a Quota 41 per tutti, principale oggetto d’interesse delle parti sociali, ma neppure per Opzione donna sulla quale invece i sindacati attendevano risposte. Tant’è che prendere parte all’incontro il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, si era soffermato proprio su questo tema incolpando il governo Meloni per “aver cambiato la regola mentre la partita si stava giocando”.
Tuttavia, l’auspicio di Bombardieri - secondo cui “il governo ha avuto il tempo di valutare dal punto di vista economico e politico le ricadute delle proposte avanzate durante gli incontri” - non sembra essersi concretizzato. Come si temeva la scorsa settimana, quando il ministero del Lavoro in extremis ha rinviato a oggi l’incontro in programma originariamente l’8 febbraio - allo stato attuale un accordo sul fronte pensioni sembra essere ancora in alto mare. A confermarlo il segretario confederale della Cgil - Christian Ferrari - che ha commentato l’incontro definendolo - “a voler essere diplomatici” - prettamente “interlocutorio”.
Era assente invece la ministra Marina Calderone.
Il governo non si sbilancia sulla riforma delle pensioni
C’è un tema su cui da mesi i sindacati chiedono una risposta chiara al governo: capire quante sono le risorse che effettivamente verranno destinate alla riforma delle pensioni che si vuole attuare nel 2024. Risposta che nel primo incontro era stata rimandata a quelli successivi, ma che neppure oggi è stata svelata.
Ma non è solo questo a suscitare lo sdegno da parte dei sindacati, non usciti soddisfatti dall’incontro di oggi: c’è anche l’aspetto legato a Opzione donna, sulla quale la ministra Calderone si era presa l’impegno di pensare immediatamente a correttivi che potessero favorire coloro che sono state penalizzate dal cambio di requisiti effettuato con la legge di Bilancio 2023.
Tuttavia, in queste settimane non ci sono state novità in tal senso ed è per questo che i sindacati l’hanno fatto presente al sottosegretario Durigon che tuttavia non ha saputo fare chiarezza su cosa può succedere.
Una mancanza grave secondo Ferrari, il quale ritiene che:
Questo significa non solo che non diamo risposta alle 20-25 mila donne che utilizzano lo strumento, che peraltro è una platea limitata per una misura comunque penalizzante, ma che c’e’ un punto politico: se apriamo un tavolo e non riusciamo nemmeno a prendere un impegno su un intervento correttivo e limitato, ci chiediamo come si può affrontare una riforma più ampia e ambiziosa.
Come dire, se oggi il governo non ha le risorse - e probabilmente la volontà - per andare incontro alle esigenze di circa 25 mila lavoratrici, come è possibile pensare a una riforma più strutturale che ha come ambizioso obiettivo quello di superare la legge Fornero?
Pensione con un anno di anticipo per le donne
Fermo restando che per Opzione donna non sono stati fatti passi in avanti, il governo si è preso comunque l’impegno di pensare a misure di flessibilità ad hoc per le lavoratrici da finanziare con la prossima legge di Bilancio.
Nel dettaglio, c’è l’ipotesi, sostenuta da entrambe le parti, di riconoscere uno sconto sulla data di accesso alla pensione di vecchiaia alle donne con figli.
L’obiettivo è di estendere a tutte le lavoratrici l’agevolazione prevista dalla legge Dini in favore delle sole donne che rientrano interamente nel sistema contributivo, alle quali viene riconosciuto uno sconto di 4 mesi per figlio sull’età anagrafica di accesso alla pensione di vecchiaia, fino a un massimo di 12 mesi. Ciò significa che chi ha almeno 3 figli e non ha contributi versati prima del 1996, oppure chi li ha ma ha optato per il computo in Gestione separata, può andare in pensione a 66 anni anziché 67.
L’intenzione è di estendere tale agevolazione anche a chi rientra nel calcolo misto della pensione, ossia a chi alla data del 31 dicembre 1995 aveva già dei contenuti versati. Ciò avrebbe un costo limitato, di circa 700 milioni di euro l’anno, e a seguito di valutazione approfondita da parte dei tecnici dei ministeri del Lavoro e dell’Economia verrà fornita una risposta definitiva a riguardo.
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