Pensioni, nel 2024 l’Opzione donna potrebbe tornare per le escluse

Patrizia Del Pidio

4 Settembre 2023 - 08:41

Si ragiona sulla proposta di estendere Opzione donna anche a parte delle beneficiarie escluse nel 2023, ma servono coperture. Vediamo i dettagli.

Pensioni, nel 2024 l’Opzione donna potrebbe tornare per le escluse

Si torna a parlare di pensioni, argomento che dovrebbe essere al centro della Legge di Bilancio 2024, insieme alla riforma fiscale. Non dovrebbero esserci grandi cambiamenti in ambito previdenziale, viste le poche risorse a disposizione e al momento si parla solo di piccoli aggiustamenti da apportare alle misure attualmente in vigore.

Senza troppa sorpresa, quindi, dovrebbe essere riconfermata la possibilità di uscire dal mondo del lavoro a 62 anni grazie alla quota 103, che richiede unitamente all’età anche 41 anni di contributi minimi. Dovrebbero essere previsti anche degli aggiustamenti di Ape sociale e Opzione donna. Scopriamo cosa potrebbe cambiare per queste due misure.

Come potrebbe cambiare l’Opzione donna?

L’Opzione donna è stata sicuramente la misura più dibattuta del 2023, visto che ha subito profonde modifiche rispetto all’anno precedente. La possibilità di accedere alla pensione anticipata a 58 anni, infatti, con la Legge di Bilancio 2023, è stata limitata solo alle donne disoccupate da azienda in crisi. Per tutte le altre l’uscita a 58 anni è subordinata all’avere almeno due figli.

Nella prossima Legge di Bilancio la proroga dell’Opzione donna potrebbe portare a un ampliamento della platea di beneficiarie. Si sta ragionando, infatti, sull’ipotesi di estendere la misure ricomprendendo nelle lavoratrici che ne possono fruire anche quelle che ne sono state escluse nel 2023.

Riforma pensioni, servono coperture

Per poter allargare la pensione a 58 anni offerta dall’Opzione donna, ovviamente, servono coperture, ma non è detto che il Governo riesca a reperire i finanziamenti necessari per questo ampliamento.

Va ricordato, infatti, che nella Legge di Bilancio 2023 la proroga del regime sperimentale solo per poche, era stato previsto solo per un anno. I requisiti di accesso alla misura erano stati stretti e irrigiditi proprio per la mancanza di coperture, ma sia l’opposizione che le parti sociali premono fin dal momento della modifica della misura per il ripristino dei vecchi requisti, quelli in vigore nel 2022.

L’anno scorso potevano accedere alla pensione con l’Opzione donna le lavoratrici dipendenti con almeno 58 anni di età e le lavoratrici autonome che ne avessero compiuti almeno 59. In entrambi i casi erano richiesti 35 anni di contributi e la scelta del sistema contributivo per il calcolo della pensione.

Tornare alla “vecchia” Opzione donna è improbabile

Nonostante sia quello che auspichino sindacati e opposizione, tornare all’Opzione donna del 2022 sembra fuori discussione visto il costo troppo alto per il ripristino di questi requisiti anche nel 2024.

Le ipotesi al vaglio sono diverse e una prevede l’eliminazione del requisito dei figli alzando di poco l’asticella dell’età per accedere alla misura. Si potrebbe, quindi, ampliare la platea permettendo alle donne di accedere alla pensione, con le stesse condizioni previste nel 2022, a 60 anni indipendentemente dal numero dei figli e della categoria lavorativa (ricordiamo che oggi la misura è riservata a invalide, caregiver e disoccupate).

La decisione non è stata ancora presa ma è in ballo anche la possibilità di far rientrare le esodate dall’Opzione donna nell’Ape sociale, ma a quanto sembra l’esecutivo sembra avere già perso interesse in questa proposta. Per saperne di più, probabilmente, è necessario attendere il prossimo tavolo tecnico tra Governo e sindacati previsto per il 5 settembre. Se le parti sociali resteranno senza una risposta in ambito previdenziale minacciano una mobilitazione generale per il 7 ottobre a Roma.

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