Pensioni, se faccio ricorso all’Inps chi paga l’avvocato?

Simone Micocci

23 Febbraio 2025 - 09:20

Hai bisogno di fare ricorso contro l’Inps per una questione riguardante le pensioni? Ecco chi paga l’avvocato.

Pensioni, se faccio ricorso all’Inps chi paga l’avvocato?

Il ricorso in tribunale permette a tutti i cittadini di far valere i propri diritti, anche riguardo a situazioni delicate come le pensioni. Nonostante ciò, molti rinunciano in partenza per il timore delle spese da affrontare e soprattutto delle conseguenze in caso di sconfitta. Si tratta di un problema grave, perché tanti pensionati perdono la possibilità di pretendere il rispetto dei propri interessi e ottenere la riparazione dei danni subiti.

Spaventati dalle spese legali, si arrendono all’ingiustizia basata sulla disponibilità economica. In realtà, il nostro ordinamento cerca di tutelare le fasce più deboli della popolazione anche per una pari possibilità di accesso agli strumenti legali. A maggior ragione ciò vale per le cause pensionistiche, una materia sensibile che vede coinvolto in causa direttamente l’Inps. Scopriamo quindi chi paga l’avvocato in questi casi e quali soluzioni sono disponibili, posto che l’opportunità del ricorso specifico deve sempre essere valutata insieme al professionista.

Chi paga l’avvocato per il ricorso all’Inps

In linea generale, per fare ricorso contro l’Inps è necessario almeno anticipare alcune spese. In particolare, bisogna corrispondere la somma relativa al contributo unificato, necessario all’avvio della causa, e l’onorario dell’avvocato. In tal proposito, è bene prendere accordi precisi con il professionista, che ha l’obbligo di fornire al cliente un preventivo scritto. Quest’ultimo è vincolante per quanto attiene il costo prevedibile, anche a seconda delle informazioni fornite dal cliente. Il costo complessivo può quindi subire delle leggere variazioni, in presenza di particolari complicazioni non preventivabili. Può accadere, come approfondiremo nel prossimo paragrafo, che queste spese siano rimborsate dalla controparte soccombente. In altri termini, se l’Inps perde la causa deve restituire al pensionato le spese legali anticipate.

Esistono tuttavia dei casi in cui il ricorrente non deve farsi carico fin dall’inizio delle spese per la causa civile. Rileva nel dettaglio la possibilità di affidarsi al gratuito patrocinio a spese dello Stato. Ciò è possibile quando il richiedente ha un reddito imponibile inferiore a 12.838,01 euro. Nel calcolo si tiene conto anche del reddito dei familiari conviventi, per ognuno dei quali il limite viene elevato di 1.032,91 euro.

Se si rientra nel limite reddituale è possibile ricevere assistenza legale gratuita, a patto di rivolgersi a un avvocato abilitato al gratuito patrocinio - consultando l’albo dell’Ordine competente - e formalizzare la pratica. Infine, è contemplata un’altra eccezione che vede il ricorrente esente dal pagamento delle spese legali: il servizio di volontariato svolto da alcune associazioni, a seconda della materia di solito, o le convenzioni fornite dalle associazioni sindacali. Altrimenti, le spese devono almeno essere anticipate.

Il rimborso delle spese legali

Come anticipato, il cittadino che ha fatto ricorso contro l’Inps in materia pensionistica può sperare nel rimborso delle spese legali. La parte soccombente, ossia chi perde la causa, è infatti chiamata di norma al pagamento delle spese processuali. Si tratta di un vero e proprio rimborso, ulteriore rispetto a eventuali risarcimenti stabiliti dal giudice in merito alla causa.

Più raramente, la sentenza prevede la compensazione delle spese, per effetto di cui ogni parte paga per sé. Questo accade quando l’esito della causa non è così definito, nel senso che le richieste delle parti sono entrambe parzialmente accolte e/o rigettate. L’unica possibilità in questa ipotesi è non pagare affatto l’avvocato nelle modalità enunciate sopra: il gratuito patrocinio oppure l’assistenza legale volontaria o prevista da convenzioni.

Cosa succede se perdo la causa?

La regola di soccombenza fa sì che chi perde la causa paghi le spese legali anche per la controparte, ma chi ricorre contro l’Inps per la pensione ha meno preoccupazioni. La legge stabilisce infatti che per le cause in materia previdenziale e assistenziale, che vedono coinvolti quindi Inps e Inail, il cittadino che perde la causa è esonerato dal pagamento delle spese legali della controparte. A tal fine è però indispensabile avere un reddito inferiore al doppio della somma massima per l’accesso al gratuito patrocinio, vale a dire 22.987,64 euro.

Per accedere a questo beneficio il reddito e il diritto all’esonero devono essere stati dichiarati al giudice nel corso del processo. L’esonero, previsto da tutelare i cittadini in controversie delicate e limitare l’effetto deterrente, si applica anche nei confronti di eventuali terzi chiamati in causa. Non ne ha diritto, però, il pensionato che ha avviato una lite temeraria: una causa civile priva di fondamento, circostanza di cui il ricorrente doveva essere a conoscenza. Si tratta di un’azione che il ricorrente intraprende con mala fede o colpa grave, cioè ben sapendo di non avere pretese valide.

Argomenti

# INPS

Iscriviti a Money.it