Allarme bomba sociale in futuro a causa delle pensioni? Elsa Fornero ha la soluzione.
Elsa Fornero, ministra del Lavoro per il governo Monti nonché autrice di una delle riforme più contestate (ma probabilmente necessaria) di sempre, ha la soluzione per salvare le pensioni dei giovani.
D’altronde, una recente proiezione realizzata dal Consiglio nazionale dei giovani in collaborazione con Eures ha lanciato l’allarme per quanto potrebbe succedere tra qualche anno a causa del sistema contributivo e dell’adeguamento con le speranze di vita.
Nel dettaglio, per i lavoratori dipendenti che oggi hanno meno di 35 anni si stima che il pensionamento avverrà nel 2057, all’età di quasi 74 anni - 73 anni e 6 mesi per la precisione - e con un assegno di appena 1.577 euro lordi (al netto circa 1.100 euro).
È lecito quindi domandarsi cosa fare adesso per salvare le pensioni future. Giorgia Meloni nell’intervento con cui ha chiesto la fiducia alle Camere ha posto questo tema in cima alle priorità del suo programma ma a oggi non sono stati fatti passi in avanti.
Mentre il governo non sembra avere le idee chiare su cosa fare a riguardo, Elsa Fornero ha invece dettato la linea da seguire. In un suo articolo pubblicato da La Stampa, la professoressa indica la strada, puntando l’attenzione anche sul salario minimo.
Il problema delle misure spot
Il sistema pensionistico italiano ha un problema: negli ultimi anni sono state approvate misure spot, interventi in vigore solamente per pochi anni. Basti pensare a Quota 100, valida per tre anni, sostituita poi da Quota 102, in vigore solo per il 2022, e a Quota 103 per la quale proprio in questi giorni si sta discutendo di una proroga al 2024. E ancora, l’Ape Sociale che viene rinnovata di anno in anno, così come Opzione donna.
Misure che non solo non danno certezza a chi deve programmare il futuro delle pensioni ma che hanno anche impedito di approvare una riforma strutturale.
Come ci ricorda Elsa Fornero, la previdenza pubblica si regge sui contributi versati dai lavoratori, in quanto rappresentano “il risparmio per finanziare il consumo nell’età anziana quando cessano l’attività lavorativa e il reddito da lavoro”. Chi lavora oggi versa i contributi per sostenere le pensioni attuali, e così sarà anche in futuro.
Per questo motivo, bisogna prestare molta attenzione al costo delle pensioni. Secondo Fornero, infatti, “una politica che prometta pensioni sistematicamente superiori a quelle compatibili con l’equilibrio finanziario non fa altro che trasferire l’onere dell’extra-rendimento alle generazioni future che non hanno voce in capitolo e non è sostenibile per definizione”.
Il sistema contributivo
Oggi la sostenibilità del sistema previdenziale è garantita dal regime contributivo: introdotto nel 1996, ma applicato integralmente nel 2012, questo ha sostituito il retributivo facendo sì che chi va in pensione avrà un importo calcolato tenendo conto dei contributi effettivamente versati in carriera (con un rendimento maggiore quanto più si ritarda il collocamento in quiescenza).
Formula che, fa presente Fornero, oltre a permettere flessibilità nell’età di pensionamento “consente anche la separazione tra previdenza e assistenza invocata dai sindacati”, in quanto le pensioni vengono finanziate con i contributi proporzionali al reddito da lavoro, mentre per pagare le misure di tipo assistenziale si potrà attingere alle imposte.
Le conseguenze per i giovani
Il sistema contributivo, però, non piace ai giovani visto che - come dimostrano le ultime proiezioni - sono questi a doverne pagarne le conseguenze. Elsa Fornero ritiene che i giovani hanno molte ragioni per chiedere di intervenire, anche perché a causa delle poche opportunità nel mondo del lavoro rischiano di pagare un prezzo spropositato arrivando all’età per il pensionamento - nel frattempo aumentata visto il meccanismo che ogni due anni la adegua alle speranze di vita - con un assegno inadeguato.
Come salvare le pensioni future?
A tal proposito, Fornero si interroga su come fare per salvare le pensioni future.
Intanto bisognerà partire dal sostenere l’occupazione attraverso interventi strutturali: dagli investimenti sulla scuola e la ricerca, all’innovazione e il cambiamento tecnologico. E serviranno interventi anche per sostenere gli stipendi, partendo dall’incrementare la produttività e valutando l’introduzione di un salario minimo. Solo così si potrà “rendere meno precario e discontinuo il profilo contributivo dei giovani, evitando di snaturare il legame tra contributi e prestazioni proprio del metodo contributivo”.
Fornero promuove poi lo sgravio contributivo sul quale il governo Meloni ha puntato per aumentare gli stipendi netti, aggiungendo che si potrebbero anche allargare le contribuzioni a carico della fiscalità generale per periodi di disoccupazione, assistenza a famigliari bisognosi di cure, formazione e riqualificazione professionale.
E ancora, bisognerà rendere meno gravoso il costo necessario per il riscatto della laurea (Fornero suggerisce di trovare un modo per incentivare genitori o nonni a questa forma di trasferimento a favore di figli o nipoti), come pure si dovranno salvaguardare le attività usuranti e gravosi consentendo loro un pensionamento anticipato.
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