Italia al voto, le proposte economiche del terzo polo in vista delle elezioni politiche. Reddito di cittadinanza, pensioni, Superbonus, gas, sanità e istruzione: l’intervista a Carlo Calenda.
Un patto generazionale per spendere tutti i soldi in più a disposizione del bilancio statale in sanità e istruzione, una riforma radicale del reddito di cittadinanza, una progressiva diminuzione dei costi per il Superbonus per poi arrivare alla sua abolizione. Queste sono le proposte economiche lanciate in un’intervista a Money.it da Carlo Calenda, leader di Azione e del terzo polo, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre.
Calenda propone anche di azzerare l’Irpef per gli under 25 e parla poi di pensioni, spiegando che non è possibile aumentare la spesa previdenziale e per questo è necessario abolire ogni forma di uscita anticipata simile alla quota 100. Infine il leader di Azione e del terzo polo parla anche della crisi energetica, puntando su un aumento immediato della produzione di gas nazionale.
Qual è il primo intervento, quello che ritiene prioritario, da mettere in campo con la prossima legge di Bilancio?
Nell’impostare la prossima legge di Bilancio bisognerà stringere un patto generazionale con i cittadini: ogni euro in più a disposizione del bilancio pubblico dovrà essere investito in sanità e istruzione. Per la scuola le priorità sono portare la scuola dell’obbligo a 18 anni, estendere il tempo pieno a tutte le scuole primarie e istituire delle aree di crisi complessa in cui inviare i migliori insegnanti. Sulla sanità dobbiamo investire circa 33 miliardi di euro per arrivare ad un rapporto spesa/Pil simile a quello dei grandi paesi europei. Questi soldi servono ad assumere più medici (oggi ne mancano circa 18.000 e il gap aumenta di 4.000 l’anno) e infermieri (oggi ne mancano circa 63.000). Serve implementare un piano speciale contro le liste di attesa che hanno raggiunto livelli insostenibili (23 mesi per una mammografia e 12 per una tac).
Tra le vostre proposte c’è il taglio del cuneo fiscale: si tratterebbe di una riduzione a favore delle imprese o direttamente ai lavoratori? Puntate ad aggiungere una mensilità in più nelle loro tasche?
Le nostre proposte fiscali sono indirizzate sia alle imprese che ai lavoratori: pensiamo sia necessario ridurre il cuneo in modo mirato per incentivare il lavoro e la produttività. Proponiamo di azzerare l’Irpef per gli under 25 e dimezzarla per gli under 30, azzerare le tasse sui premi di produttività del lavoro e introdurre un minimo esente corrispondente all’ammontare che viene giudicato essenziale per sopravvivere. Per quanto riguarda le imprese vogliamo azzerare le tasse per i primi tre anni di attività di imprese avviate da under 35 rateizzandole a partire dal quarto anno, completare l’abolizione dell’Irap, rimuovere le tasse sui profitti che vengono trattenuti in azienda per essere reinvestiti e dimezzare l’aliquota Ires per cinque anni in caso di fusione tra imprese.
Qual è la vostra proposta sul salario minimo? Come intendete introdurlo?
Riteniamo necessario introdurre un salario minimo in tutti i settori non coperti da contratti collettivi nazionali. L’esigenza di garantire a tutti i lavoratori una retribuzione dignitosa deve passare attraverso una serie di azioni condivise con le parti sociali: una legge sulla rappresentanza che combatta il fenomeno dei contratti-pirata e assicuri che siano validi solo i contratti collettivi firmati da organizzazioni realmente rappresentative; la validità erga omnes dei contratti, assicurando la massima copertura di ogni tipologia di lavoro residuale, e la fissazione di un minimo di ultima istanza.
Chiedete una revisione del reddito di cittadinanza: volete cambiare tutta la misura o solo quella relativa alle politiche attive lasciando invariato il sostegno a chi è in difficoltà?
Il reddito di cittadinanza è costato 20 miliardi nel primo anno e mezzo, ma ha trovato lavoro a tempo indeterminato a meno del 4,5% dei percettori. Allo stesso tempo, tuttavia, soprattutto nelle regioni del nord Italia, molte imprese faticano a trovare forza lavoro. Per questo proponiamo una sua riforma radicale, basata su due principi. Primo, il sussidio deve essere tolto dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua e dopo due anni senza un’occupazione l’importo deve essere ridotto di almeno un terzo e il beneficiario deve essere preso in carico dai servizi sociali del Comune. Secondo, le agenzie private per il lavoro devono essere messe nelle condizioni di effettuare colloqui mensili con i percettori (al posto dei centri per l’impiego) e curare la loro formazione sulla base delle competenze effettivamente richieste dal mercato del lavoro. Infatti, oltre il 70% dei percettori non ha nessuna esperienza professionale pregressa e ha al massimo una licenza media inferiore, quindi si tratta di persone che vanno anzitutto formate, per dargli una vera possibilità di trovare lavoro.
Pensioni, cosa fareste per superare la quota 102 nel 2023? Puntate a un nuovo anticipo pensionistico (e nel caso in che forma) o a una conferma della legge Fornero?
L’Italia è il paese dell’Ocse che spende più in pensioni rispetto al Pil. Non possiamo permetterci ulteriori aumenti ma dobbiamo tutelare gli anziani con un sistema sanitario migliore e con una forte sburocratizzazione. Da troppi anni abbiamo sacrificato il futuro dei giovani per finanziare interventi costosissimi sulle pensioni che hanno anche avuto effetti indiretti molto pericolosi. Oggi grazie a quota 100 molti Comuni non riescono a realizzare i progetti del Pnrr perché troppi dipendenti hanno anticipato la pensione. Una misura equa per la flessibilità in uscita già esiste: l’Ape Sociale introdotta dal governo Renzi. In sintesi, la spesa pensionistica può e in alcuni casi deve essere rimodulata (es: lavori usuranti), ma non aumentata. Quota cento e sue varianti devono essere abolite.
Cosa pensate di fare con il Superbonus? Volete cancellarlo o revisionarlo?
Il Superbonus è una misura che è costata circa 30 miliardi alle casse dello Stato, generando una crescita dell’1% del Pil, e non del 6,6% come sostiene Conte. Noi non siamo per la cancellazione tout court di questa misura, ma per proseguire sul percorso tracciato dal governo Draghi: una progressiva diminuzione dei costi a carico dello Stato, per arrivare nel 2025 all’estinzione di questo bonus. Riteniamo, infatti, che il bonus 110% debba essere sostituito con politiche mirate di efficientamento energetico, parametrate anche al reddito del percettore. Nel frattempo, bisogna revisionare i meccanismi di cessione del credito: è necessario eliminare i vincoli che riguardano le cessioni tra istituti vigilati (banche e istituti finanziari) visto che le frodi non possono essere effettuate da tali istituti.
Crisi energetica, il terzo polo punta anche su nucleare e rinnovabili nel lungo periodo: nel breve termine, invece, qual è la ricetta che proponete al di là dei rigassificatori? Ci sono altri strumenti utili per evitare il taglio dei consumi nel prossimo inverno?
Nel breve periodo è indispensabile stabilire un price cap europeo sul prezzo del gas e procedere al disaccoppiamento del prezzo del gas da quello della produzione dell’energia elettrica. A livello nazionale, sul tema gas, oltre ai rigassificatori, bisogna aumentare la produzione di gas nazionale ri-attivando e potenziando gli impianti già esistenti, valutando possibili partnership con le imprese di produzione del gas per la condivisione dei costi in cambio di forniture a prezzi concordati. Per potenziare l’utilizzo delle rinnovabili e ridurre l’uso di gas per produrre elettricità pensiamo sia prioritario completare il prima possibile il processo di individuazione delle aree idonee per i nuovi impianti per velocizzare il processo di localizzazione e autorizzazione. È poi necessario incentivare l’autoconsumo delle imprese grazie all’installazione incentivata di pannelli fotovoltaici e sistemi di accumulo, come già proposto con numerosi emendamenti nella scorsa legislatura.
Per le coperture di tutte le misure proposte puntate molto sulla lotta all’evasione fiscale e sulla spending review: è davvero sufficiente considerando che difficilmente queste entrate sono quantificabili preventivamente? Non si rischia di utilizzare coperture non ancora disponibili?
Per quanto riguarda il gettito della lotta all’evasione fiscale vogliamo introdurre un meccanismo automatico, per cui ogni euro già recuperato dall’evasione nel triennio precedente, senza passare per i bilanci dello Stato, vada direttamente a diminuire l’aliquota di pertinenza per gli anni successivi. Non si tratta quindi di quantificare preventivamente un’entrata difficile da stimare, ma piuttosto di creare un meccanismo automatico di riduzione delle tasse. Meno evasione ci sarà, e meno sarà il cuneo fiscale dell’anno seguente. Inoltre, molte delle nostre proposte sono in realtà già coperte in quanto assolutamente in linea con il Pnrr che, infatti, riteniamo debba essere attuato così com’è senza fantasiose modifiche che oltretutto non si possono effettuare ai sensi dell’articolo 21 del regolamento Ue 2021/241.
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