Legge di Bilancio 2024 e non solo, quali sono i prossimi aumenti di pensione? L’elenco completo con gli importi aggiornati.
Con la pubblicazione della prima bozza della legge di Bilancio 2024 - che nei prossimi giorni potrebbe essere modificata - abbiamo le idee più chiare riguardo a quali sono gli aumenti di pensione in programma nei prossimi mesi.
La manovra infatti risponde alla domanda su quali dei tanti aumenti annunciati è stato confermato o meno, offrendo ai pensionati presenti e futuri le indicazioni su quale sarà l’importo percepito nel 2024.
Ad esempio, in questi mesi si è parlato tanto di aumento delle pensioni minime, con la possibilità di arrivare fino a 700 euro; qual è stata in tal senso la decisione del governo? E ancora, c’era il rischio che la rivalutazione potesse essere tagliata ancora dopo quanto già era stato fatto con la legge di Bilancio 2023: ebbene, sarà davvero così? Facciamo chiarezza analizzando i prossimi aumenti in arrivo comprese le ultime novità previste dalla manovra.
Conguaglio della rivalutazione a dicembre 2023
Il decreto legge n. 145 del 18 ottobre 2023 (il cosiddetto Decreto anticipi) fissa a dicembre 2023, anziché a gennaio 2024, il conguaglio della rivalutazione 2023 che andrà ad aumentare tanto i trattamenti previdenziali quanto quelli assistenziali.
Nel gennaio scorso, infatti, come da programma le pensioni sono state rivalutate al 7,3%, tasso d’inflazione provvisorio accertato dall’Istat. Il tasso definitivo successivamente rilevato è però risultato più alto, pari all’8,1%, con una differenza quindi dello 0,8% che non può andare persa. Per questo motivo a dicembre verrà effettuato un ricalcolo della rivalutazione, aggiungendo anche lo 0,8% all’importo della pensione percepito a dicembre scorso.
Tale operazione, ad esempio, comporterà un aumento del trattamento minimo che passerà da 563,74 a 567,94 euro, mentre l’assegno sociale da 503,27 a 507,02 euro.
Per gli altri trattamenti previdenziali valgono invece le regole di rivalutazione come applicate nel 2023, il che significa che lo 0,8% del tasso verrà applicato interamente solo agli assegni il cui importo non supera le 4 volte il trattamento minimo. Inoltre, dal momento che il ricalcolo decorre da gennaio 2023, contestualmente vengono accreditati anche gli arretrati. A tal proposito, ecco una tabella con le cifre indicative dell’aumento.
Pensione lorda mensile dicembre 2022 | Pensione lorda mensile gennaio 2023 | Pensione lorda mensile dicembre 2023 | Aumento tra novembre e dicembre 2023 | Arretrati lordi (11 mensilità) |
1.000€ | 1.073€ | 1.081€ | 8€ | 88€ |
1.500€ | 1.609€ | 1.621€ | 12€ | 132€ |
2.000€ | 2.146€ | 2.162€ | 16€ | 176€ |
2.500€ | 2.655€ | 2.672€ | 17€ | 187€ |
3.000€ | 3.116€ | 3.128€ | 12€ | 132€ |
3.500€ | 3.620€ | 3.633€ | 13€ | 143€ |
4.000€ | 4.137€ | 4.152€ | 15€ | 165€ |
4.500€ | 4.621€ | 4.634€ | 13€ | 143€ |
5.000€ | 5.135€ | 5.149€ | 14€ | 154€ |
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Tredicesima e bonus
Sempre a dicembre per i pensionati è in arrivo la tredicesima, calcolata secondo le solite regole e senza cambiamenti neppure per quanto riguarda la tassazione (per quanto era stata annunciata una detassazione della stessa).
In arrivo anche il cosiddetto bonus tredicesima per chi ha un reddito annuo che non supera i 7.328,62 euro: l’importo nel 2023 è sempre di 154,94 euro, come previsto ai sensi del comma 7 dell’articolo 70 della legge 388 del 23 dicembre 2020.
Rivalutazione 2024
A gennaio 2024 è invece in programma la nuova rivalutazione che adeguerà gli assegni previdenziali e assistenziali al costo della vita accertato per il 2023. Sarà l’Istat nelle prossime settimane a comunicare il tasso di rivalutazione provvisorio da utilizzare per l’adeguamento: secondo la stima contenuta nella Nota di aggiornamento al Def dovrebbe essere pari al 5,4%, ma non è ancora certo.
Nella bozza della legge di Bilancio 2024 viene però previsto un meccanismo differente di rivalutazione rispetto a quello introdotto dalla scorsa manovra, come potete notare dalla seguente tabella.
Importo assegno | Rivalutazione 2023 | Rivalutazione 2024 |
---|---|---|
Fino a 4 volte il trattamento minimo | 100% | 100% |
Tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo | 85% | 90% |
Tra le 5 e le 6 volte il trattamento minimo | 53% | 53% |
Tra le 6 e le 8 volte il trattamento minimo | 47% | 47% |
Tra le 8 e le 10 volte il trattamento minimo | 37% | 37% |
Tra le 10 volte il trattamento minimo | 32% | 22% |
Ciò significa che le pensioni d’importo fino a 4 volte il minimo, 2.271,76 euro, la rivalutazione sarà al 100% del tasso: se confermata la stima della Nadef vorrebbe dire che per un assegno di 1.000 euro ci sarà un incremento di 54 euro mensili, 81 euro per chi ne prende 1.500 e 108 euro in caso di pensione da 2.000 euro (tutti gli importi sono da considerare al lordo delle tasse).
Scende al 90%, invece, la rivalutazione tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo, 2.818,70 euro: non più quindi al 5,4% del tasso, bensì al 4,86%. Una pensione di 2.500 euro godrebbe così di un incremento di 121,50 euro.
Dopodiché si scende progressivamente, fino ad arrivare a una rivalutazione di appena il 22% del tasso per chi supera di 10 volte il trattamento minimo: quindi per una pensione di importo di circa 5.680 euro la rivalutazione sarà dell’1,188%, con un incremento ad esempio di 67 euro circa per un assegno di 6.000 euro.
Aumento delle pensioni minime
Per il momento la legge di Bilancio 2024 non prevede aumenti straordinari per le pensioni minime. Resta però l’incremento previsto dalla scorsa manovra, dove si legge che per il 2024 tutte le pensioni d’importo pari o inferiore al minimo - che per effetto della rivalutazione dovrebbe salire a 598,60 euro - saranno incrementate del 2,7%.
Ciò significa che a gennaio 2024 la pensione minima potrà salire fino a 614,76 euro.
Taglio delle tasse
Ma non c’è solo la rivalutazione che andrà ad aumentare l’importo delle pensioni: va considerato anche che con la manovra viene effettuata una revisione delle aliquote Irpef con un accorpamento del primo scaglione con il secondo.
Di conseguenza, anche per la parte di pensione compresa tra i 15 mila e i 28 mila euro verrà applicata un’aliquota del 23% anziché del 25%: ne risulta quindi un risparmio delle imposte che inevitabilmente andrà a comportare un aumento della pensione netta, fino a un massimo di 260 euro l’anno, 20 euro al mese, per chi prende dai 28.000 ai 50.000 euro (sopra questo importo invece l’effetto del taglio dell’Irpef viene sterilizzato dalla revisione delle detrazioni).
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