Pensioni, ufficiali i requisiti per andarci nel 2024

Simone Micocci

31/10/2023

Andare in pensione nel 2024, cosa cambia con l’approvazione della legge di Bilancio? Tra conferme e novità ecco tutto quello che serve sapere sull’età pensionabile.

Pensioni, ufficiali i requisiti per andarci nel 2024

Il testo della legge di Bilancio 2024 con il quale viene definita la riforma delle pensioni è pronto per iniziare l’iter di approvazione parlamentare dove tuttavia non ci saranno modifiche rilevanti.

La manovra è blindata, non bisogna quindi aspettarsi ulteriori novità sulle pensioni rispetto a quelle già individuate dal Consiglio dei ministri. Resiste la legge Fornero che per alcuni aspetti viene persino resa più severa (vedi il caso della pensione anticipata contributiva), come pure Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna che vengono prorogate ma con requisiti maggiormente restrittivi rispetto a quest’anno.

Alla luce delle ultime novità possiamo quindi rispondere alla domanda su come si andrà in pensione nel 2024: ecco tutti i requisiti - dall’età anagrafica ai contributi - aggiornati per il prossimo anno tra conferme e modifiche effettuate dalla legge di Bilancio 2024.

Pensione di vecchiaia

Non cambiano i requisiti per la pensione di vecchiaia (che restano fermi fino al 2026 in quanto neppure per il 2025 è stata rilevata una variazione delle speranze di vita dopo i 65 anni tale da giustificare un adeguamento dell’età pensionabile): anche nel 2024 ci si va all’età di 67 anni e con 20 anni di contributi. Resta salva la possibilità di andarci prima di 67 anni al raggiungimento di determinati requisiti oppure con soli 15 anni di contributi.

Per quanto riguarda i contributivi puri, ossia coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996, cambia il requisito economico da soddisfare per andare in pensione: l’assegno maturato non deve raggiungere le 1,5 volte il valore dell’assegno sociale, basterà un importo di pari valore (che nel 2024 dovrebbe essere di circa 535 euro).

Nessuna variazione neppure per la pensione di vecchiaia contributiva: ci si va a 71 anni di età e con 5 anni di contributi.

Pensione anticipata

Come già abbiamo avuto modo di sottolineare con la legge di Bilancio 2024 non cambia la legge Fornero: il che significa che anche per la pensione anticipata restano validi i requisiti che consentono il pensionamento indipendentemente dall’età anagrafica a patto di aver raggiunto almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Nessuna variazione neppure per la pensione anticipata riservata ai precoci, ossia a chi entro il compimento dei 19 anni ha maturato almeno 12 mesi di contributi: Quota 41 resta al suo posto, concedendo alle categorie dei cosiddetti fragili (disoccupati, invalidi, caregiver e gravosi) la possibilità di smettere di lavorare al raggiungimento di 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica.

A cambiare è invece la pensione anticipata riservata ai contributivi puri, i quali nel 2024 vanno in pensione a 64 anni di età e 20 anni di contributi a patto di aver maturato una pensione pari a 3 volte il valore dell’assegno sociale (e non più 2,8 volte come previsto fino a oggi). Più o meno, quindi, servirà essersi assicurati una pensione di circa 1.605 euro. Questo requisito è ridotto a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le donne con due o più figli.

Ape Sociale

Con la legge di Bilancio 2024 viene poi prorogato l’anticipo pensionistico, il cosiddetto Ape Sociale, quello strumento che consente ad alcune categorie di persone di smettere di lavorare in anticipo percependo un’indennità sostitutiva della pensione di cui si fa carico lo Stato, erogata per 12 mensilità ed entro un certo limite di importo.

Tuttavia, il requisito anagrafico per accedere all’Ape Sociale passa da 63 anni a 63 anni e 5 mesi: l’accesso a questa misura viene così ritardato di qualche mese, mentre non ci sono variazioni per il requisito contributivo che continua a essere pari a 30 anni per i disoccupati, gli invalidi e i caregiver e di 36 anni per i lavoratori impiegati nelle mansioni gravose.

Quota 103

A dispetto di quelle che erano le prime indiscrezioni sulla manovra, Quota 103 resiste per un altro anno consentendo il pensionamento a coloro che parimenti hanno compiuto almeno i 62 anni di età e hanno maturato 41 anni di contributi.

Viene però introdotto un importante paletto rispetto a quest’anno: chi sceglie di andare in pensione con Quota 103 dovrà accettare un ricalcolo interamente contributivo della pensione con una conseguente penalizzazione per la parte di assegno che altrimenti sarebbe stata calcolata con le regole del retributivo.

Andare in pensione con Quota 103 diventa così meno conveniente poiché a seconda dei casi potrebbe esserci una decurtazione dell’assegno che va dal 15% al 30% dell’importo.

Opzione Donna

Anche Opzione Donna alla fine viene confermata, per quanto la platea venga ulteriormente ridotta a causa di un innalzamento del requisito anagrafico che passa da 60 a 61 anni. Resta comunque la possibilità di ridurre questo requisito di 12 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni (potendo così andare in pensione a 59 anni di contributi).

I contributi richiesti sono sempre 35 anni, e ricordiamo che tanto il requisito anagrafico quanto quello contributivo devono essere maturati entro il 31 dicembre 2023.

A far discutere è anche la conferma che Opzione Donna continua a essere riservata alle sole categorie individuate dalla scorsa manovra: invalide, caregiver e dipendenti o licenziate da grandi aziende per le quali sia in corso un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa del ministero del Lavoro. A queste condizioni, infatti, Opzione Donna sarà destinata a poche migliaia di lavoratrici.

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