Chi può andare in pensione nel 2025 pur avendo maturato solo 15 anni di contributi? Ecco cosa dice la legge.
Anche nel 2025 c’è la possibilità di smettere di lavorare all’età di 67 anni (limite richiesto per l’accesso alla pensione di vecchiaia) con soli 15 anni di copertura contributiva.
Non una novità assoluta per il prossimo anno, a differenza di altre modifiche previste dalla legge di Bilancio come lo sconto di ulteriori 4 mesi per le mamme, in quanto è dal 1993 che esiste questo tipo di agevolazione mantenuta anche dalle riforme delle pensioni che si sono susseguite in questi anni, una su tutte la legge Fornero.
Va detto però che più passa il tempo e più si assottiglia la platea di coloro che riescono a sfruttare questa agevolazione per andare in pensione anche con pochi anni di lavoro, visto che soddisfare i requisiti richiesti è sempre più complicato. Quelle che comunemente vengono chiamate le tre deroghe Amato, infatti, andranno presto in disuso, come tra l’altro già successo con la quarta, dal momento che per un mero fatto temporale tra qualche anno sarà impossibile soddisfarne i requisiti.
Per il momento però non è così, in quanto nel 2025 ci sono ancora persone che potrebbero ritrovarsi nelle condizioni richieste, in particolare per la seconda e la terza deroga Amato (mentre la prima sta pian piano scomparendo).
E attenzione, perché le tre deroghe Amato non sono l’unica possibilità per smettere di lavorare con 15 anni di contributi: a queste se ne aggiunge un’altra che tuttavia, come vi spiegheremo alla fine dell’articolo, richiede maggiore pazienza dal momento che l’accesso alla pensione avviene all’età di 71 anni anziché 67.
A tal proposito, vediamo quali sono oggi le soluzioni per andare in pensione con 15 anni di contributi e quali requisiti bisogna soddisfare per beneficiare dello “sconto”.
Pensione con 15 anni di contributi, perché è importante
È il D. Lgs. n. 503/1992 - conosciuta anche come la riforma Amato - a prevedere introdotte tre deroghe al requisito contributivo richiesto per l’accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni di età: anziché 20 anni di contributi, infatti, in alcuni casi si può smettere di lavorare dopo soli 15 anni.
In realtà la riforma Amato prevedeva quattro deroghe, ma ormai è diventato impossibile soddisfare i requisiti per l’ultima.
La pensione con 15 anni di contributi rappresenta una soluzione utile per tutti coloro che hanno avuto una carriera con diversi buchi contributivi e che quindi non sono riusciti ad assicurarsi il requisito minimo per poter andare in pensione. Ricordiamo, infatti, che non raggiungendo almeno 20 anni di contributi non si ha diritto a una pensione e gli anni di lavoro effettuati andranno persi.
L’unica possibilità è quella offerta dall’opzione contributiva della pensione di vecchiaia che consente il collocamento in quiescenza a 71 anni di età e 5 anni di contributi, ma l’accesso è precluso a chi ha un’anzianità contributiva antecedente al 1 gennaio 1996.
Chi può andare in pensione con 15 anni di contributi (anziché 20)
La riforma Amato indica tre possibili strade per accedere alla pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi anziché 20, riservate a coloro che hanno almeno un contributo settimanale versato entro il 31 dicembre 1995 (escludendo quindi i contributivi puri):
- la prima riconosce questa possibilità a coloro che hanno maturato almeno 15 anni di contributi entro il 31 dicembre 1992. Va sottolineato che nei 15 anni rientrano tutte le tipologie di contributi, da quelli obbligatori ai figurativi, fino a quelli ricavati da riscatto o da versamento volontario;
- la seconda, invece, interessa coloro che entro la data del 31 dicembre 1992 hanno ottenuto l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria dei contributi previdenziali. L’aspetto importante è che non è necessario aver provveduto al versamento per poter approfittare dell’agevolazione in oggetto;
- la terza riconosce la possibilità di andare in pensione con 15 anni di contributi a coloro che hanno un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni e che per almeno 10 anni hanno meno di 52 settimane di contributi, ossia coloro che per almeno un decennio, non necessariamente continuativo, non sono riusciti a garantirsi una copertura contributiva piena. Va detto però che dal momento che per accedere a questa agevolazione bisogna avere almeno un contributo versato nel regime retributivo, quindi entro il 31 dicembre 1995, l’anzianità assicurativa richiesta non è più di 25 anni bensì più alta: 30 anni nel 2025, 31 anni nel 2026 e così via.
Non bisogna invece commettere l’errore che anche l’Opzione Dini consenta di andare in pensione con 15 anni di contributi: a coloro che soddisfano determinati requisiti, tra cui appunto una contribuzione di almeno 15 anni, viene invece autorizzato un ricalcolo completamente contributivo dell’assegno che in alcuni casi potrebbe risultare più conveniente rispetto al misto.
Pensione con 15 anni di contributi destinata a sparire
Come anticipato, queste tre deroghe sono strutturali nel nostro sistema pensionistico: non è quindi necessaria una conferma da parte del governo e fino a quando ci saranno persone che ne soddisfano i requisiti continuerà a essere in uso.
Il problema è che più passano gli anni e più è fisiologico che la platea si riduce: l’apice lo toccheremo quando nessuno avrà contributi versati entro il 31 dicembre 1995, non permettendo così neppure l’accesso alla terza deroga Amato (che oggi risulta la più utilizzata).
Una quarta opzione per andare in pensione con 15 anni di contributi nel 2025
Chi non rientra nelle tre deroghe Amato ed ha meno di 20 anni di contributi non matura quindi il diritto alla pensione? Generalmente no, visto che per l’accesso alla pensione di vecchiaia è essenziale aver maturato una contribuzione minima di 20 anni. In caso contrario niente rendita, con i contributi versati che vanno persi e non possono essere in alcun modo recuperati.
L’unica soluzione è quella di aspettare i 71 anni, visto che con l’opzione contributiva della pensione di vecchiaia sono sufficienti 5 anni di contributi. Tuttavia questa opzione è riservata a chi ha iniziato a versare contributi esclusivamente dopo l’1 gennaio 1996, rientrando esclusivamente nel regime contributivo.
Chi invece ha maturato contributi anche prima di questo periodo deve rassegnarsi? Non proprio, perché esiste la possibilità del computo della Gestione separata, riservato a chi soddisfa i seguenti requisiti:
- deve poter vantare il versamento di almeno un contributo mensile presso la predetta Gestione separata;
- deve altresì avere un’anzianità contributiva nelle predette gestioni coinvolte nel computo corrispondente o al di sopra dei 15 anni dei quali almeno 5 collocati dopo il primo gennaio 1996;
- deve possedere un’anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, ma al di sotto dei 18 anni all’appena citata data.
Con almeno 15 anni di contributi, e almeno 1 contributo settimanale versato nella Gestione Separata, si può quindi ricorrere a questa opzione che oltre a prevedere il ricalcolo interamente contributivo della pensione consente anche di accedere alle misure riservate ai contributivi puri. Compresa quindi la pensione di vecchiaia a 71 anni di età.
© RIPRODUZIONE RISERVATA