L’export manifatturiero italiano, integrato con le fabbriche tedesche, deve adattarsi alle nuove esigenze di mercato, dalla meccanica all’Alta Velocità, in un quadro di riconfigurazione industriale.
Il Fondo straordinario di 500 miliardi di euro per armamenti ed infrastrutture che sta per essere varato in Germania va valutato nella sua strategia complessiva e nelle implicazioni che ne derivano: il fatto stesso che nello stesso paniere si mettano insieme “pere e mele”, significa che l’obiettivo strategico del riarmo va correlato con una ancora più stringente necessità di modificare i tradizionali driver di crescita dell’economia tedesca.
La Germania è costretta a reflazionare, ad aumentare la domanda interna per compensare gli effetti negativi sulle proprie esportazioni che deriveranno per un verso dalla imposizione dei dazi americani, il 25% sulle auto europee “e su tutto il resto” che è stato minacciato più volte il Presidente Trump, e per l’altro dal rallentamento della domanda cinese.
Per l’export tedesco si tratta di due tendenze difficilmente reversibili nel medio termine, visto che il riequilibrio della bilancia commerciale americana rappresenta una priorità assoluta per la nuova Amministrazione, e che la Cina ha ormai esaurito la fase di crescita basata sulla infrastrutturazione industriale che richiedeva un consistente apporto basato sulle importazioni di macchinari tedeschi. A ben vedere, infatti, di recente sono state le marche tedesche di automobili ad aver investito in Cina per costruire propri impianti produttivi, per sfruttare le condizioni favorevolissime di quel contesto per vendere su quel mercato ed esportare nel resto del mondo. [...]
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