Perché Elon Musk si è fissato con l’Europa? E in USA ormai il vero presidente è lui

Laura Naka Antonelli

3 Febbraio 2025 - 14:58

MEGA, il movimento lanciato da Elon Musk per conquistare l’Europa che sta spaccando il Continente, tra i pro e i contro. E intanto chi comanda davvero gli USA? Lui o Trump?

Perché Elon Musk si è fissato con l’Europa? E in USA ormai il vero presidente è lui

MEGA, acronimo di Make Europe Great Again, non è più solo uno slogan o un appello che Elon Musk, fino a qualche giorno fa, aveva lanciato dal suo megafono mondiale X ex Twitter. Ora MEGA, che si accompagna allo slogan di Donald Trump MAGA (Make America Great Again), diventa anche un movimento.

Ad annunciarlo Musk, nella giornata di ieri 2 febbraio 2025, con un post pubblicato ovviamente dalla sua piattaforma X, diventata cassa di risonanza dell’Elon pensiero o, secondo i critici, un vero strumento di propaganda per perorare tutte le cause appoggiate dal tycoon e dal presidente americano Donald Trump.

Ma perché Musk si è tanto fissato sull’Europa?

MEGA, il movimento di Elon Musk per prendere il controllo dell’Europa?

Mentre l’Europa si spacca in due, tra chi vede in Elon Musk il salvatore designato a risollevare le sorti di un Continente che la stessa Presidente della BCE Christine Lagarde, sulla scia di quanto già detto dal suo predecessore ed presidente del Consiglio Mario Draghi, ha detto di essere impantanato in una crisi esistenziale, e tra chi lancia invece l’alert sul pericolo Elon, negli Stati Uniti si narra ormai che a prendere le redini del Paese non sia tanto Trump, ma il tycoon fondatore e CEO di Tesla, SpaceX e delle varie start up. Start up come l’azienda di neurotecnologica Neuralink, l’azienda di costruzione di tunnel e di infrastrutture The Boring e la società di intelligenza artificiale xAI, oltre che proprietario di X.

Tutte aziende che hanno grandi margini di crescita e che hanno già scatenato diversi dibattiti anche e soprattutto di natura etica. In particolare affascina ma spaventa il business di Neuralink: già a gennaio del 2024 Musk aveva scioccato il mondo intero annunciando di aver effettuato il primo impianto cerebrale su un essere umano. “Si sta riprendendo bene. I risultati iniziali mostrano un promettente rilevamento dei picchi neuronali”.

Non scherza neanche xAI, che punta sulle potenzialità del business diventato anche grande scommessa di Borsa: l’AI, ovvero l’intelligenza artificiale (Artificial Intelligence).

Sul sito della start up si legge che scopo di xAI è di “comprendere la vera natura dell’universo”: ed è stato lo stesso gruppo, lo scorso novembre, a lanciare la chatbot Grok, che compare tra le funzioni di X.

Ma cosa c’entra tutto questo con il movimento MEGA di Elon Musk? Cosa c’entra il business delle sue aziende con l’obiettivo che Musk si è preposto di centrare?

C’entra eccome visto che, se Trump è pronto in teoria a fare della deregulation il principio fondante della sua politica economica, l’Europa rimane ancora ostaggio di una burocrazia che, in particolare a Musk, fa accapponare la pelle, e che ostacola i piani di espansione dei gioielli che compongono la sua galassia, che spaziano dal business delle auto elettriche di Tesla a quello dei viaggi nello spazio di SpaceX e dei satelliti di Starlink a quello dei chip da impiantare nel cervello di Neuralink e allo sviluppo di nuove funzioni targate AI su cui sta lavorando la sua xAI.

Regole UE troppo severe sull’hi-tech: il vero nemico da polverizzare secondo Musk?

E’ la regolamentazione troppo stringente dell’UE, che mette il naso in diverse faccende, il vero nemico da polverizzare per il CEO diventato braccio destro di Trump.

A dare questa interpretazione, spiegando i veri motivi che spiegano l’appoggio sfegatato che Elon Musk sta dando ai leader dell’estrema destra in Europa - non solo al governo italiano di Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio con cui ha stretto ormai una stretta amicizia - ma anche al partito tedesco di estrema destra AFD, (“Spero che Alice Weidel diventi cancelliere” o, anche, “Afd la migliore speranza” per la Germania, in vista delle elezioni tedesche del prossimo 23 febbraio - è stato in particolare Damian Tambini, Professore Associato al Dipartmento Media e Comunicazione della London School of Economics LSE.

Tambini ha spiegato la strategia di Elon Musk con l’intenzione del tycoon di far sedere nei posti di comando tutti i leader politici business oriented che possano far crescere ulteriormente la sua ricchezza, magari chiudendo un occhio di fronte alle questioni più spinose e che, per prima cosa, non inficino dunque l’espansione dei suoi vari business: scenario che si verificherebbe, invece, nel caso in cui l’Unione europea rimanesse convinta in merito alla necessità di imbrigliare soprattutto il settore hi-tech, come hanno dimostrato in questi ultimi mesi e anni le sanzioni mosse contro diversi titani della Silicon Valley.

Al di là di Bruxelles, in Europa il potere delle nazioni continua inoltre a contare. E più Musk riesce a ingraziare il governo di turno, maggiore è la possibilità che i target di società come xAI e di SpaceX, in particolare della società di servizi satellitari Starlink (che ha fatto esplodere anche un caso in Italia, con tanto di accuse al governo Meloni), vengano centrati.

Tambini ha menzionato a tal proposito nel suo articolo l’ordine di data retention, con cui l’Europa ha messo nel mirino la stessa X di Musk.

Il Digital Services Act dell’Europa che irrita Elon Musk

Niente di strano, visto che la Commissione europea si sta semplicemente avvalendo dei poteri di controllo stabiliti con il Digital Services Act, per essere sicura che i social media non creino rischi sistemici a danno dell’Europa, incluso quello della disinformazione.

Una priorità che si scontra tuttavia con il piano di Musk di assicurarsi di avere ai suoi piedi il numero di sostenitori à la Meloni più alto possibile, che condivida ovviamente le politiche di Donald Trump e che non intralci al contempo gli obiettivi delle sue aziende: che si possono riassumere, praticamente, nel desiderio di fare ciò che vogliono.

Proprio quel Digital Services Act, che nel 2023 è diventato legge in UE, rischia di ostacolare i piani del tycoon, chiedendo ai motori di ricerca e ai social media di rispettare alcune prescrizioni per rendere le loro piattforme il più possibile trasparenti. Come? Promuovendo valutazioni dettagliate sui rischi, spiega Tambiani, e collaborazioni con parti terze, i cosiddetti fact checkers, che appurino la verità delle informazioni che circolano nei social, tenendo alla larga, con l’ausilio delle varie operazioni di fact checking, il rischio di disinformazione.

Peccato che per Musk il concetto di free speech, di libertà di parola sia talmente ampio da portarlo a sdoganare le stesse fake news.

A irritare Musk è anche la regolamentazione lanciata dal Regno Unito, che ha promosso la sicurezza dell’informazione digitale con l’Online Safety Act.

Elon Musk, è lui il vero presidente degli Stati Uniti? Trump burattino nelle sue mani?

Tutto questo sta accadendo mentre Trump, secondo molti esponenti democratici ma anche secondo diversi esperti, si sta trasformando nel, o lo è già diventato, burattino dell’imprenditore sudafricano. Non mancano tra l’altro gli avvertimenti sul reale pericolo che Musk possa rappresentare per la democrazia americana, visto che a essere stato eletto è stato Donald Trump, e non lui.

In un post su X la senatrice democratica Elizabeth Warren ha scritto chiaramente che “nessuno ha eletto Elon Musk”, facendo notare che il presidente americano Donald Trump sta consentendo a Musk di accedere a informazioni riservate dei cittadini e di chiudere anche i rubinetti dei finanziamenti federali; azioni che saranno pagate dagli stessi “Repubblicani di Washington”.

Elon Musk, l’attenti di Ocasio-Cortez sulla sicurezza nazionale USA

Un attenti è stato lanciato anche dalla deputata USA democratica Alexandra Ocasio-Cortez che, sempre su X, ha ricordato che il “popolo ha eletto alla presidenza Donald Trump, non Elon Musk”, aggiungendo che, permettere a “un miliardario non eletto, con quelli che sono i suoi debiti e le sue varie motivazioni, di accedere a informazioni USA riservate rappresenta una grave minaccia per la sicurezza nazionale ”.

E un articolo della CNN pubblicato prima che Trump diventasse ufficialmente presidente degli Stati Uniti con la cerimonia dello scorso 20 gennaio già rifletteva “sul ruolo senza precedenti di Elon Musk”, multimiliardario e uomo più ricco del Pianeta, chiamato dal presidente eletto a occuparsi di questioni e dossier che dovrebbero essere valutate solo, in teoria, dagli esponenti di un’amministrazione USA, allo scopo di tutelare in primis gli interessi della nazione, evitando conflitti di interesse: conflitti di interesse che inevitabilmente sorgerebbero nel caso in cui il CEO di diverse aziende avesse accesso a informazioni sensibili. Cosa che sta accadendo sotto gli occhi attoniti del mondo.

L’articolo aveva fatto già notare come molti vedessero già Elon Musk come il vero “presidente” o come una sorta di “primo ministro” USA: situazione mai vista negli Stati Uniti. E situazione che porta qualcuno a chiedersi cosa accadrà nel caso in cui tra Donald Trump ed Elon Musk, la luna di miele durasse alla fine poco, per arrivare anche a un eclatante divorzio: non difficile da immaginare, se si considerano gli ego smisurati di entrambi.

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