Perché il dollaro è di nuovo forte? I motivi sono 2

Violetta Silvestri

18/05/2023

Il dollaro si sta rafforzando: perché ha ripreso a correre? I motivi sono almeno 2 e ribaltano, per ora, le previsioni di un declino del biglietto verde nel corso dell’anno.

Perché il dollaro è di nuovo forte? I motivi sono 2

Il re dollaro sta tornando, con un rimbalzo del 2% nell’ultimo mese che ha confuso gli investitori convinti di un calo della valuta nel corso dell’anno.

L’inflazione negli Stati Uniti si sta raffreddando e la Federal Reserve potrebbe sospendere i suoi aumenti dei tassi di interesse il prossimo mese: queste le previsioni che hanno alimentato le stime di un biglietto verde in ribasso. Qualcosa, però, sta cambiando.

Gli analisti affermano che probabilmente sono in gioco diversi fattori che spiegano la nuova corsa del dollaro. Uno è che una serie di preoccupazioni - circa i negoziati sul tetto del debito degli Stati Uniti, la salute delle banche e le prospettive dell’economia globale - sta dando slancio al ruolo della valuta come rifugio sicuro.

Nel frattempo, ci sono alcuni segnali che la Fed potrebbe dover alzare nuovamente i tassi. Sono quindi almeno 2 i motivi della forza del dollaro. Cosa succede e quali previsioni sul biglietto verde?

Tutti vogliono il dollaro come rifugio sicuro

L’indice del dollaro - che misura la valuta statunitense rispetto ad altre sei - è aumentato di circa il 2% dalla metà di aprile raggiungendo 103, sebbene sia ancora in calo di circa il 10% rispetto al massimo ventennale dello scorso settembre di 114,78.

La spiegazione di riferimento degli strateghi valutari in questo momento è che lo stallo sul tetto del debito sta avvantaggiando la valuta Usa. Democratici e repubblicani si stanno - forse - avvicinando alraggiungimento di un accordo sull’aumento del limite di prestito di $31,4 trilioni. Tuttavia, la minaccia di un default potenzialmente “catastrofico” persiste, in un momento in cui molte banche sembrano deboli.

Quando i mercati devono affrontare preoccupazioni e incertezze di tale portata, spesso acquistano attività meno rischiose come obbligazioni, oro e dollari.

“La recente forza dell’USD è in gran parte guidata dall’aumento della domanda di beni rifugio in vista di incognite sconosciute” ha affermato Esther Reichelt, stratega valutaria di Commerzbank. Quanto sono gravi le vulnerabilità nelle banche regionali degli Stati Uniti e quali potrebbero essere le conseguenze di un’escalation del conflitto politico sul tetto del debito degli Stati Uniti? La mancanza di risposte a tali interrogativi lascia titubanti i trader, aumentando la loro avversione al rischio.

Alcuni segnali preoccupanti sulla crescita economica globale potrebbero anche contribuire all’acquisto di beni rifugio, quali il dollaro. I dati provenienti dalla Cina questa settimana hanno mostrato che la sua economia ha sottoperformato ad aprile.

Quanto conta la Fed per il biglietto verde

Non tutti gli strateghi credono alla teoria della valuta rifugio, evidenziando, per esempio, il fatto che se gli investitori fossero preoccupati, le azioni sarebbero in calo. In realtà l’indice S&P 500 è rimasto piatto dalla metà di aprile e quest’anno è salito di oltre l’8%. Questa l’analisi di Alvin Tan di RBC Capital Markets.

Il focus deve essere spostato, invece, sulla Federal Reserve e sulle intenzioni a continuare la lotta all’inflazione a colpi di rialzi dei tassi di interesse. La tanto attesa pausa negli aumenti del costo del denaro potrebbe non essere imminente.

Un sondaggio dell’Università del Michigan pubblicato la scorsa settimana ha mostrato che le aspettative di inflazione al consumo sono salite a un massimo di cinque anni del 3,2% a maggio, spingendo in alto i rendimenti obbligazionari e il dollaro.

Gli operatori attualmente si aspettano che la banca centrale degli Stati Uniti taglierà drasticamente i tassi di interesse entro la fine dell’anno con l’arrivo della recessione, ma non tutti ne sono così sicuri.

Pensiamo che ci sia la possibilità che i tassi di interesse statunitensi possano aumentare, ha affermato Tan su Reuters. “Non siamo convinti dell’argomentazione secondo cui il dollaro è visto in declino da adesso in poi”.

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