Un compleanno importante ha meno importanza in un Paese che è diventato un pioniere mondiale dell’invecchiamento, nel bene e nel male.
La demografia colloca il Giappone in prima linea a livello mondiale sia per quanto riguarda la presenza nelle case di cura che per il calo della componente giovanile.
In una crisi ora semplicemente definita sia dal settore pubblico che da quello privato come «il problema del 2025», la gigantesca generazione di 8 milioni di baby boomer del dopoguerra nati tra il 1947 e il 1949 è passata dalla categoria di «anziani» a quella di «anziani avanzati». Entro il 2030, prevede il governo, più di 8 milioni di giapponesi svolgeranno una sorta di ruolo di assistenza, il 40 percento di quelli che hanno un lavoro vero e proprio.
Da quest’anno, un giapponese su cinque avrà più di 75 anni e quasi il 30 percento della popolazione avrà più di 65 anni. La demografia, avvertono alcuni economisti, sta per scatenare in Giappone lo stesso caos del crollo della bolla speculativa degli anni ’80. Nessuna popolazione sulla Terra è mai stata così vecchia in questo rapporto con il resto della popolazione e con così tante domande aperte su come riuscirà a farcela. Nessuna popolazione così pacifica, sana e ben nutrita si è mai ridotta a un ritmo simile. I numeri del Giappone sono economicamente, socialmente ed esistenzialmente terrificanti, ma non fanno sentire giovane un cinquantenne. [...]
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