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Perché l’S&P 500 è (ancora) la scelta migliore

Claudia Cervi

15/09/2023

Nonostante le opportunità di investimento sul mercato azionario estero, puntare sull’S&P 500 appare ancora come la scelta migliore. Ecco perché.

Perché l’S&P 500 è (ancora) la scelta migliore

Negli ultimi vent’anni, chi ha investito sull’S&P 500 ha compiuto una scommessa vincente. Questa prospettiva è oggi ancor più valida, visto il calo delle probabilità di una recessione negli Stati Uniti, in netto contrasto con le difficoltà finanziarie e di crescita della Cina.

Per chi ha mantenuto una concentrazione significativa nel mercato azionario Usa, nonostante le preoccupazioni sull’inflazione, il pessimismo nel mercato azionario e le opportunità all’estero, il risultato è stato straordinario: dal 2003 ad oggi il ritorno sull’investimento è superiore al 360%.

Perché l’S&P 500 è (ancora) la scelta migliore

Nel 2022, l’S&P 500 ha subito una flessione del 19%, ma da inizio anno ha registrato un notevole incremento del 17%. In una recente intervista a Barron’s, Sharmin Mossavar-Rahmani, Chief Investment Officer della divisione di gestione patrimoniale di Goldman Sachs con oltre 30 anni di esperienza, ha analizzato l’outlook sull’eventuale recessione negli Stati Uniti, spiegando anche perché le azioni statunitensi potrebbero non essere così costose come sembrano. Riducendo la probabilità di una recessione nel prossimo anno al 30%-40% rispetto al precedente 45%-55%, Mossavar-Rahmani ha evidenziato che attualmente non ci troviamo in una situazione di estremo rischio in termini di leva finanziaria o valutazioni di mercato. Questo conferma la resilienza dell’economia statunitense di fronte a possibili turbolenze, abbassando la probabilità di recessione.

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L’incertezza sull’outlook economico è guidata principalmente dalle previsioni sull’inflazione. Secondo l’esperta, l’inflazione dovrebbe diminuire, con un’aspettativa di inflazione di poco superiore al 3% alla fine del quarto trimestre e un’inflazione core di poco meno del 4% a causa dell’incremento dei prezzi dell’energia. Un altro dato da monitorare è quello dell’occupazione statunitense: gli ultimi dati mostrano segnali di rallentamento del mercato del lavoro e, di conseguenza, delle pressioni sui salari. Un aumento ulteriore dei tassi di interesse di 25 punti base sorprenderebbe i mercati, evidenziando la sensibilità dell’attuale contesto economico a variazioni nelle condizioni finanziarie.

La Cina e le sue sfide economiche

La crescita economica cinese sta sperimentando difficoltà e - come osservato da Mossavar-Rahmani - questa tendenza è in atto dal 2013. L’esperta ha previsto che il tasso di crescita annuale cinese si attesterà al massimo al 3,5% in media e al 2,5% entro il 2032. Questo declino graduale sta avvenendo a causa di fattori come la demografia sfavorevole, bassi livelli di produttività, nonché le crescenti tensioni geopolitiche. Mossavar-Rahmani ha anche evidenziato che i principali esportatori verso la Cina saranno più gravemente colpiti da questa decrescita, mentre gli Stati Uniti, che rappresentano meno del 1% del Pil cinese, ne saranno solo marginalmente influenzati.
Solo alcune aziende tecnologiche Usa (come Tesla) potrebbero essere influenzate ma alcune di queste esportazioni vengono poi re-importate, quindi una crescita più lenta in Cina potrebbe non avere un impatto così significativo.

Previsioni e strategie sull’S&P 500

Nonostante le pressioni inflazionistiche e la ridefinizione delle catene di approvvigionamento, gli utili aziendali statunitensi stanno registrando un miglioramento trimestre dopo trimestre, sostenendo la prospettiva di crescita degli utili. Si prevede che gli utili cresceranno del 4% al 5% quest’anno, una cifra considerevole data la crescita storica degli utili per azione del 6% dal secondo dopoguerra. Pertanto, la stabilità degli utili supporta il mercato azionario.

Secondo Mossavar-Rahmani, la crescita degli utili negli Stati Uniti ha superato di gran lunga le altre regioni. Negli ultimi dieci anni, gli utili delle aziende dell’indice MSCI China sono diminuiti del 20%, mentre quelli delle aziende statunitensi sono aumentati del 65%. Sebbene le valutazioni delle azioni statunitensi siano ancora più alte rispetto a quelle cinesi e di altri mercati, non lo sono in modo esagerato. Il multiplo prezzo/utili forward dell’Indice MSCI Emerging Markets, corretto per la ponderazione settoriale, è di 15,8 rispetto a 18 o più degli Stati Uniti. L’India ha una valutazione superiore a quella degli Stati Uniti, pertanto l’entusiasmo per l’India come alternativa alla Cina potrebbe essere eccessivo.

In conclusione, la visione positiva di Goldman Sachs è supportata da diversi fattori, che spaziano dalla produttività del lavoro all’innovazione e alle risorse naturali. Nonostante le valutazioni più elevate, l’S&P 500 offre stabilità e un potenziale di crescita che lo rende una scelta ancora vantaggiosa per gli investitori.

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*Gli investimenti in titoli e altri strumenti finanziari comportano sempre il rischio di perdita del capitale.

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