Le mosse della banca centrale della Cina sugli acquisti dell’oro sono molto seguiti e offrono indicazioni sul prezzo del metallo: perché Pechino non acquista più lingotti?
La Cina ferma per il terzo mese consecutivo gli acquisti dell’oro, dopo un livello record di metallo prezioso in possesso.
I lingotti detenuti dalla People’s Bank of China sono rimasti invariati a 72,8 milioni di once troy alla fine del mese scorso, secondo i dati ufficiali pubblicati mercoledì. Questo è il terzo mese senza acquisti segnalati: la banca centrale a maggio ha concluso una serie di acquisti durata 18 mesi che ha contribuito a rafforzare i lingotti.
La strategia di Pechino svela alcuni dettagli interessanti sull’andamento del prezzo dell’oro. E su cosa può accadere in futuro.
Oro, prezzi da record. E la Cina non compra più lingotti (per ora)
L’attuale blocco degli acquisti da parte della PBOC suggerisce che i prezzi alle stelle del metallo stanno scoraggiando le banche centrali mondiali.
Singapore ha persino ridotto le sue riserve auree a giugno, nella misura maggiore da almeno il 2000, e il World Gold Council ha affermato che la domanda sostenuta dallo Stato nel secondo trimestre è crollata del 39% rispetto ai primi tre mesi dell’anno.
Tuttavia, come suggerito su Bloomberg, alcuni analisti ritengono che gli acquisti da parte delle banche centrali continueranno a essere un fattore chiave per l’oro, affermando che è probabile che la Cina riprenda gli acquisti nel tentativo di diversificare le riserve e proteggersi dalla debolezza della valuta.
Il metallo prezioso ha raggiunto il massimo storico a luglio, quando i trader hanno aumentato le scommesse sull’allentamento monetario della Federal Reserve.
In Cina, i prezzi elevati hanno frenato le vendite al dettaglio di articoli discrezionali come i gioielli, ma lingotti e monete d’oro sono sempre più popolari, poiché gli investitori cercano di salvaguardare la propria ricchezza da un’economia debole.
Secondo il World Gold Council, i forti acquisti di lingotti fisici, in particolare da parte dei family office in Asia, hanno contribuito a far registrare alla domanda di oro il suo miglior secondo trimestre in almeno 25 anni.
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