Macron sembrerebbe continuare a ribadire la necessità di mandare truppe in Ucraina: perché il presidente francese vuole un’Europa in guerra con la Russia.
Emmanuel Macron vuole un’Europa in guerra con la Russia? In questo momento storico potrebbe essere un grave errore sottovalutare le parole del presidente francese e prenderle semplicemente per delle opinioni personali.
Dieci giorni fa durante la Conferenza di Parigi sul sostegno all’Ucraina le parole di Macron hanno fatto sobbalzare le cancellerie di mezzo mondo: “Non c’è consenso in questa fase sull’invio di truppe sul terreno. Non bisogna escludere nulla. Faremo tutto il possibile affinché la Russia non vinca”.
Un concetto poi ribadito a stretto giro dal suo primo ministro Gabriel Attal “non si può escludere niente in una guerra in corso nel cuore dell’Europa”, ma sia la Nato nelle vesti del segretario generale Jens Stoltenberg sia gli alleati occidentali hanno subito smorzato i presupposti bellicisti dell’Eliseo, sottolineando come al momento l’invio di truppe in Ucraina non sia all’ordine del giorno.
A molti però è sfuggito un altro passaggio dell’intervento di Macron, quello in cui sottolinea come “molti di quelli che dicono ‘mai, mai’ oggi, sono gli stessi che dicevano ‘mai carri armati, mai aerei, mai missili a lungo raggio’ due anni fa”.
In effetti i membri della Nato in questi due anni di guerra hanno cambiato opinione più volte, oltrepassando puntualmente ogni linea rossa che si erano posti come ha fatto notare il presidente francese. L’unico ancora in piedi è quello di un invio di truppe in Ucraina, ma anche questa certezza presto potrebbe vacillare.
Macron ci porta in guerra con la Russia?
Emmanuel Macron nelle scorse ore durante la sua visita a Praga in qualche modo è tornato sul tema dell’invio di truppe in Ucraina: “Ci stiamo certamente avvicinando a un momento nella nostra Europa in cui non dobbiamo essere codardi. Dobbiamo essere all’altezza della sfida della storia e del coraggio che essa implica”.
Da giorni i media mainstream ci stanno martellando sul fatto che la Russia, una volta vinta la guerra con l’Ucraina, non si fermerà iniziando ad attaccare la Moldavia e i Paesi baltici che fanno parte dell’Unione europea e della Nato.
“ Vladimir Putin non si fermerà in Ucraina - ha dichiarato al Corriere della Sera l’ex direttore della Cia David Petraeus -. La Moldavia, la Lituania potrebbero essere le prossime. Le sue ambizioni si estendono ben oltre l’Ucraina. Vi ricordo che quando a Putin fu chiesto qual era stato il peggior evento del XX secolo, un secolo che ha avuto due guerre mondiali, la Grande Depressione e tante altre disgrazie, ha detto che il peggio è stato la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Sta cercando di riassemblare i pezzi dell’Urss o del Grande Impero russo, coi mezzi più disparati. Non dobbiamo illuderci che si fermerà”.
Il nuovo mantra sembrerebbe essere chiaro: nonostante la Russia non abbia la forza e la volontà di continuare la guerra una volta issata la bandiera della Federazione su Kiev, i vari megafoni ora non fanno che ripetere di come la volontà di Putin sia quella di ricreare la vecchia Urss.
Tutto questo per nascondere i tanti errori commessi da parte dei leader occidentali sia prima sia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina: dalle sanzioni che dovevano mettere in ginocchio la Russia fino alla fallimentare - per non dire inesistente - linea diplomatica.
Macron adesso dice che non bisogna essere codardi, probabilmente perché intende lui stesso guidare le eventuali truppe occidentali al fronte e rischiare la propria vita magari insieme ai figli di quelli che sostengono la sua linea.
Il sentore è che gli Stati Uniti e l’Europa stiano iniziando a creare i presupposti per giustificare una guerra - potenzialmente nucleare - con la Russia, un po’ come è stato fatto in passato con l’Iraq e l’Afghanistan.
Dare vita a una terza guerra mondiale pur di non ammettere i propri errori e incassare una parziale sconfitta - la Russia al momento controlla solo il 20% dell’Ucraina, Crimea compresa -, potrebbe essere il più grande errore del nuovo millennio, altro che “essere all’altezza della sfida della storia”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA