I permessi legge 104 costituiscono una importante agevolazione per chi lavora, ma valgono anche nel caso in cui ci sia una lavoratrice domestica che può prendersi cura del familiare disabile?
Varie sono le questioni pratiche in tema di rapporti di lavoro ma, a ben vedere, la risposta molto spesso sta nelle regole della legge, ed anche nelle precisazioni della giurisprudenza. Chi ha assunto un lavoratore domestico potrebbe ad esempio chiedersi se i ben noti permessi legge 104 possono essere comunque chiesti e ottenuti. Ovvero: pur con la badante in casa, un dipendente che possa contare sulle sue attività e suoi servizi nell’abitazione in cui vive il familiare disabile, può assentarsi dal lavoro grazie al beneficio citato?
Si tratta di una domanda che non pochi lavoratori potrebbero porsi, anche perché la logica condurrebbe a pensare che, essendovi già la presenza della lavoratrice domestica, la presenza e assistenza del lavoratore - tramite permesso - sia da considerarsi, in qualche modo, superflua. Ma è davvero così? In caso di badante assunta per le faccende domestiche, la fruizione dei permessi legge 104 è da considerarsi impossibile? A queste rilevanti questioni risponderemo di seguito, nel corso di questo articolo, in modo da sgomberare il campo da possibili dubbi. I dettagli.
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La tutela della legge 104: cenni generali
Prima di rispondere al quesito pratico appena menzionato, è opportuno dare qualche delucidazione sulla legge n. 104 del 5 febbraio 1992, ai più conosciuta come semplicemente come legge 104. Ebbene detto testo rappresenta tuttora il punto di riferimento normativo per ciò che riguarda l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate.
Perciò se i destinatari maggiori di questo provvedimento sono anzitutto i cittadini disabili, in verità la tutela si estende anche a chi come familiare, vive con loro e se ne prende cura nei vari momenti della vita quotidiana. Si tratta dei cosiddetti ’caregiver’ di queste persone.
D’altronde non dobbiamo dimenticare che la finalità del legislatore, che ha emanato la legge 104, è stata ed è garantire adeguato sostegno al disabile ed alla sua famiglia, in modo da raggiungere comunque autonomia e integrazione sociale.
Detto supporto potrà aversi, in particolare, nell’ambito di servizi di aiuto tecnico o psicologico, ma anche nell’ambito prettamente domestico, grazie appunto all’assistenza dei familiari. Ecco perché appare opportuno chiedersi se ricorre il diritto alla legge 104 nel caso in cui vi sia una badante in casa.
Permessi legge 104: di che si tratta?
Ebbene, la legge quadro sulla disabilità include un rilevante beneficio o agevolazione in campo lavorativo, sia per dipendente disabile che per il lavoratore subordinato che assiste un familiare in condizione di handicap. Il riferimento va ai permessi retribuiti mensili, detti anche permessi legge 104.
In sostanza si tratta di assenze:
- fino a tre giorni al mese e frazionabili ad ore;
- mirate alla cura ed all’assistenza del disabile, se chi se ne avvale è il lavoratore caregiver;
- mirate al riposo ed alla tutela diretta della salute e dell’integrità psicofisica del disabile, se a sfruttarle è in prima persona il portatore di handicap stesso.
Detti permessi sono da intendersi retribuiti sulla scorta della retribuzione effettivamente corrisposta e coperti anche ai fini previdenziali da contribuzione figurativa.
Due presupposti fondamentali per accedere ai permessi legge 104
Attenzione però, perché condizione essenziale per avvalersi del permesso per sé o per assistere un familiare è lo stato di grave disabilità, vale a dire il riconoscimento in capo al lavoratore disabile, o al disabile assistito, di un handicap in situazione di gravità secondo quanto previsto dalla legge 104. Chiaramente detto stato va acclarato da specialisti ed infatti il permesso in oggetto sarà ottenibile soltanto con previo accertamento delle effettive condizioni di salute, tramite verifica di una commissione Asl ad hoc.
C’è una ulteriore condizione indispensabile per i permessi legge 104, laddove ad avvalersi di questa agevolazione sia il lavoratore che assiste il disabile grave. Ebbene, il supporto alla persona con handicap accertato deve essere effettivo. In pratica, ciò significa che non si può essere assenti dal lavoro nel caso in cui il disabile sia ricoverato a tempo pieno in ospedale, tranne il caso in cui non sia la struttura medica stessa a richiedere l’assistenza del lavoratore che beneficia della legge 104.
Le attività di assistenza possono anche non concretizzarsi in una cura in senso stretto, ovvero in un sostegno diretto e ravvicinato in ogni attività del quotidiano. Lo stesso Ministero del Lavoro ha infatti specificato è possibile assistere il disabile tramite varie attività ’collaterali’, come ad esempio portarlo al lavoro, pagare bollette, ritirare esami o medicinali in farmacia.
Permessi legge 104 e assistenza dei disabile: che succede se c’è la badante?
Veniamo ora alla risposta relativa al quesito iniziale: il lavoratore dipendente può comunque servirsi dei permessi legge 104 anche laddove il disabile grave sia assistito da badanti o comunque da personale domestico? Ebbene, Il lavoratore che svolge attività di assistenza a sostegno del portatore di handicap grave può chiedere i permessi legge 104, anche nel caso in cui sono presenti forme di assistenza pubblica o privata, ovvero badanti o assistenti familiari. Non solo: i permessi saranno conseguibili anche qualora nel nucleo familiare del disabile siano inclusi familiari conviventi non lavoratori, che abbiano la possibilità di assistere il disabile.
La legge 104, infatti, non pone alcuna preclusione a riguardo e, piuttosto, richiede che il dipendente caregiver dia un’assistenza sistematica ed adeguata al familiare con problemi di salute. In altre parole, la copertura dei permessi retribuiti vale anche nell’ipotesi nella quale, all’interno del nucleo familiare, vi siano delle persone teoricamente idonee a prestare assistenza al portatore di handicap - appunto assistenti domestici e badanti.
Il caso delle RSA
Anche nel caso in cui il familiare disabile sia ricoverato presso una RSA, ovvero una residenza sanitaria assistenziale, può ricorrere il diritto ai permessi legge 104. Come chiarito dalla Corte di Cassazione, dette agevolazioni sono possibili altresì nel caso del ricovero del disabile in strutture residenziali per anziani, le cosiddette RSA.
Ciò però nel caso in cui la struttura non dia assistenza sanitaria in modo continuativo. Ma vero è che spesso è così, perché di fatto si tratta di ospizi e case di riposo in cui è assicurata la compagnia del personale badante, ma non sempre una vera e propria assistenza sanitaria, intesa come servizi in campo medico, infermieristico o riabilitativo da parte di oss ed educatori.
Perciò laddove l’assistenza sanitaria nelle RSA non sia prevista o non sia svolta continuativamente nel corso della giornata, anche se il disabile è ricoverato vale il diritto ai permessi legge 104 per i lavoratori dipendenti. Invece se al disabile è fornita nella RSA un’assistenza sanitaria continuativa, la situazione è equiparata a ricovero ospedaliero e, perciò, non c’è diritto ai permessi.
In altre parole, saranno negati i permessi legge 104 al lavoratore che ha un familiare disabile cui è data assistenza sanitaria durevole nel corso delle 24 ore. In dette circostanze, la situazione è infatti equiparata a quella tipica del disabile ricoverato in un ospedale, in una clinica o in una struttura sanitaria specializzata.
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