I prezzi del petrolio potrebbero aumentare nel 2023, supportati da una ripresa della domanda a fronte di un’offerta stretta. A guidare questo movimento ci sarebbero la Cina e la Russia: i motivi.
Prezzi petrolio in aumento nel 2023? Il prossimo anno potrebbe esserci il balzo, con le sanzioni che comprimono le forniture russe e la domanda che supera le aspettative.
Lo ha affermato l’Agenzia internazionale per l’energia, mettendo quindi in evidenza i ruoli sempre più determinanti di Cina e Russia nell’andamento del mercato petrolifero. Anche l’OPEC ha previsto un rimbalzo della domanda nel corso del prossimo anno, con i rialzi dei tassi negli Stati Uniti che dovrebbero attenuarsi insieme al rallentamento dell’inflazione.
Nello specifico, la produzione russa, che quest’anno ha sfidato le precedenti previsioni di collasso dell’agenzia, è destinata a crollare del 14% entro la fine del primo trimestre, ha dichiarato l’AIE in un rapporto mercoledì. Se queste stima si avvererà, potrebbe invertire la recente tendenza dei futures sul petrolio, che sono scesi a 80 dollari al barile a Londra dopo il peggior crollo settimanale degli ultimi quattro mesi.
E la Cina? Sarà determinante nella spinta dei consumi, allargando quindi il divario domanda-offerta e gettando le basi di un aumento dei prezzi. Petrolio alle stelle nel 2023? Cosa aspettarsi?
Prezzo petrolio: balzo nel 2023? Il ruolo della Russia
Dal punto di vista dell’offerta di greggio, la grande osservata nel 2023 sarà ancora la Russia.
L’AIE ha riconosciuto che le esportazioni russe hanno continuato a crescere nonostante le ripetute previsioni secondo cui un boicottaggio internazionale avrebbe ridotto drasticamente le spedizioni. Le vendite di petrolio di Mosca sono salite a un massimo di sette mesi di 8,1 milioni di barili al giorno a novembre, anche se le entrate sono diminuite a causa dei prezzi più bassi, secondo il rapporto.
La resilienza della Russia ha anche contribuito a tagli meno profondi del previsto dall’OPEC+, ha affermato l’AIE. Il gruppo di 23 nazioni guidato dall’Arabia Saudita ha ridotto le forniture il mese scorso solo di un quarto dei 2 milioni di barili al giorno che aveva annunciato, poiché molti membri stavano già pompando al di sotto delle quote designate.
Tuttavia, i mercati globali sono sulla buona strada per irrigidirsi nel 2023. La produzione russa comincerà finalmente a cedere questo mese, mentre le sanzioni dell’Unione Europea costringono il Paese a fermare circa 400.000 barili al giorno, prevede l’agenzia.
La produzione scenderà dagli attuali livelli di circa 11,2 milioni di barili al giorno a 9,6 milioni al giorno entro la fine del primo trimestre, secondo il rapporto. Putin ha detto la scorsa settimana che ridurrà la produzione piuttosto che vendere agli acquirenti al livello di prezzo massimo richiesto dal G-7 (il price cap al greggio russo è di 60 dollari al barile).
L’effetto Cina sulla domanda di petrolio nel 2023
Guardando al 2023, l’OPEC ha dichiarato di aspettarsi che la domanda di petrolio cresca di 2,25 milioni di barili al giorno (bpd) nel prossimo anno fino a 101,8 milioni di barili al giorno, grazie al potenziale rialzo dei consumi dalla Cina, il principale importatore mondiale.
L’AIE, vedendo la domanda di petrolio del dragone riprendersi l’anno prossimo dopo una contrazione di 400.000 barili al giorno nel 2022, ha alzato la sua stima di crescita della richiesta di greggio per il 2023 a 1,7 milioni di barili al giorno, per un totale di 101,6 milioni di barili al giorno.
Nel frattempo, il consumo vivace di gasolio nelle economie emergenti suggerisce che la domanda mondiale di petrolio crescerà a un ritmo più rapido l’anno prossimo rispetto a quanto stimato in precedenza.
L’India ha guidato l’espansione negli ultimi mesi, ma sarà nuovamente superata dalla Cina il prossimo anno quando il gigante asiatico emergerà dalle rigide restrizioni «Covid Zero», ha detto l’AIE.
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