L’istituto di statistica ha pubblicato i dati economici del 2020 dal quale emerge un crollo impressionante dell’economia italiana a causa della pandemia.
L’anno della pandemia verrà ricordato dai libri di stori e da chi l’ha vissuto come uno dei peggiori degli ultimi tempi, ma solo la ‘potenza dei numeri’ messi nero su bianco può confermare quanto sia stato difficile.
Nei dati pubblicati oggi dall’Istat emerge con forza l’impatto del coronavirus sull’economia italiana, con un Prodotto Interno Lordo in caduta libera.
A fronte di questo, l’indebitamento del paese è aumento e la pressione fiscale, tra i problemi più importanti dell’Italia, è risultata addirittura in crescita.
La terribile caduta del Pil nel 2020
I dati ufficiali pubblicati dall’Istat mostrano come l’avvento della pandemia nel 2020 abbia trascinato al ribasso il Prodotto Interno Lordo italiano, in crollo dell’8,9%.
Nel 2019, in epoca pre-pandemia, il Pil risultava in crescita, anche se soltanto dello 0,4%, con una revisione al rialzo dello 0,1% da parte dell’Istat sulla base dei nuovi dati. “La stima aggiornata dei conti economici nazionali conferma la contrazione di entità eccezionale dell’economia nel 2020”, sottolineano dall’Istat.
Il Pil del 2020 ai prezzi di mercato risulta pari a 1.653.577 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 1.982 milioni rispetto alla stima di marzo scorso. Per il 2019 il livello del Pil risulta rivisto verso l’alto di 3.993 milioni di euro, aggiunge l’Istat.
I dettagli del crollo
A trascinare in basso il Pil è stato soprattutto il calo della domanda interna, mentre risulta più limitato il contributo negativo proveniente da quella estera e dalla variazione delle scorte.
Una forte contrazione è arrivata anche dal lato dell’offerta di beni e servizi, in particolare per l’agricoltura, l’attività manifatturiera e per alcuni comparti del terziario.
I consumi privati hanno visto una marcata caduta, crollati dell’11%, provocando anche una crescita della propensione al risparmio delle famiglie pari al 15,6% rispetto all’8% del 2019.
Il volume della spesa per i consumi finali delle famiglie residenti in Italia risulta diminuita del 10,7%, caratterizzata da un calo sia della componente dei servizi (16,5%) che dei beni (6,4%).
Le maggiori flessioni si registrano nelle spese per alberghi e ristoranti (-40,6%), per trasporti (-24,5%), per servizi ricreativi e culturali (-22,5%) e per vestiario e calzature (-21,1%).
A fronte di questi cali, sono aumentate le spese per alimenti e bevande non alcoliche (+1,9%), quelle per comunicazioni (+2,2%) e per abitazione acqua, elettricità, gas ed altri combustibili (+0,6%)
Infine, il reddito delle famiglie risulta diminuito del 2,9% in valore e del 2,6% in termini di potere di acquisto nel 2020.
Peggiora il rapporto deficit/pil e aumentano le tasse
Il rapporto debito/Pil italiano si attesta al 155,6% nel 2020 rispetto al 134,3% del 2019. Tre cause del maggiore indebitamento per lo stato italiano indicate dall’Istat ci sono soprattutto “le misure di sostegno introdotte per contrastare gli effetti della crisi”.
Il saldo primario, ovvero l’indebitamento netto al netto della spesa per interessi, risulta negativo e pari a -101.189 milioni di euro, con un’incidenza sul Pil del 6,1% (+1,8% nel 2019). Anche il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle pubbliche amministrazioni) è negativo e pari a -73.817 milioni di euro (29.995 milioni nel 2019).
La pandemia, spiega l’Istat, ha ridotto di circa 57 miliardi di euro le entrate correnti e aumentato di circa 46,8 miliardi le uscite correnti.
A questo si aggiunge un aumento della pressione fiscale, risultata del 42,8% nel 2020 e in crescita rispetto all’anno precedente. Nonostante questo dato, il peso del fisco è rivisto al ribasso dall’Istat di 0,3 punti percentuali rispetto alla stima precedente del 43,1%.
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