In Italia si è riaccesa la polemica sul Pnrr: a che punto è il nostro Piano che vale in totale 194,4 miliardi di euro e quanti soldi finora abbiamo speso.
Pnrr, a che punto siamo in Italia? Una domanda questa di grande attualità visto il nervosismo del ministro Raffaele Fitto dopo la memoria della Corte dei Conti e le parole del suo collega di governo Giancarlo Giorgetti, titolare del ministero dell’Economia.
“In Italia abbiamo preso una montagna di debito per fare il Pnrr - ha dichiarato Giancarlo Giorgetti durante la convention del gruppo europeo Identità e Democrazia organizzata dalla Lega a Roma - Bella cosa, ma soffocata da un mix micidiale di burocrazia italiana ed europea. Riusciamo a scioglierli questi nodi o no? O l’Europa è solo capace di produrre montagne di regole che soffocano lo spirito imprenditoriale?”.
In precedenza è stata la Corte dei Conti a evidenziare tagli alla sanità per 1,2 miliardi con la revisione del Pnrr, con il ministro Raffaele Fitto - che ha in pancia la gestione del Recovery - che con una nota ha fatto sapere la sua “irritazione” per questa memoria.
Ma qual è il vero stato del Pnrr dell’Italia? Il nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza ha un valore totale di 194,4 miliardi - 68,9 miliardi a fondo perduto e i restanti finanziati tramite prestiti - a cui vanno aggiunti 30,6 miliardi di risorse nazionali.
Ritardi finora si stanno registrando in tutti i Paesi dell’Unione europea, ma l’Italia è una sorta di osservata speciale per due motivi: il nostro Pnrr è il più consistente di tutti e la nostra situazione del debito pubblico non ci permette di poter fallire l’incredibile opportunità del Recovery.
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Pnrr: la situazione in Italia
Il Pnrr elaborato dall’Italia - il piano è stato iniziato dal governo Conte e poi ultimato da quello Draghi - si divide in sette grandi aree a cui sono stati assegnati i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e le risorse aggiuntive.
- Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo - 41,34 mld + 8,74 mld di risorse aggiuntive
- Rivoluzione verde e transizione ecologica - 55,52 mld + 9,17 mld di risorse aggiuntive
- Infrastrutture per una mobilità sostenibile - 23,74 mld + 6,06 mld di risorse aggiuntive
- Istruzione e ricerca - 30,09 mld + 1,5 mld di risorse aggiuntive
- Inclusione e coesione - 16,92 mld + 2,77 mld di risorse aggiuntive
- Salute - 15,62 mld + 2,39 mld di risorse aggiuntive
- RePowerEU - 11,18 mld
Ad agosto 2023 l’Italia ha presentato un piano di revisione del Pnrr, con le modifiche che poi sono state accolte dall’Unione europea. Vediamo allora nel dettaglio le rate, le scadenze, gli obiettivi e le modifiche del nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Stando a questo cronoprogramma, l’Italia in questo momento avrebbe dovuto aver incassato già cinque rate del Pnrr - per un totale di 112,5 miliardi compresi i 24,9 miliardi del prefinanziamento -, con la sesta poi in arrivo a fine giugno.
A fine dicembre l’Italia ha ricevuto da Bruxelles la quarta rata del Pnrr, per un totale di 102 miliardi di euro finora elargiti dall’Unione europea. Lo scorso gennaio invece il nostro governo ha fatto richiesta della quinta rata, i primi in Ue come ha sottolineato il ministro Fitto.
Pnrr: quanti soldi ha speso finora l’Italia
L’Italia così è in ritardo di una rata, ma a riguardo siamo quelli messi meglio tra gli Stati membri che hanno aderito al Next Generation EU. A preoccupare però sono i pochi soldi spesi finora rispetto a quanto arrivato da Bruxelles.
A fine 2023 infatti l’Italia è riuscita a spendere 45,65 miliardi di euro del Pnrr, meno della metà rispetto a quanto incassato. “La spesa effettuata nel 2023 è stata di 21,1 miliardi di euro - si legge nella bozza di quarta relazione semestrale sullo stato di attuazione del Piano presentata dal governo -, valore di poco inferiore a quanto registrato cumulativamente nel biennio 2021-2022”.
Stando a un’analisi realizzata da Openpolis, nel 2023 “abbiamo speso circa 2,5 miliardi di euro di fondi Pnrrs, si tratta di appena il 7,4% del totale delle risorse programmate inizialmente”.
In conclusione, l’Italia per quanto riguarda l’erogazione delle rate del Pnrr è in ritardo di qualche mese, ma stando al ministro siamo i primi ad aver richiesto la quinta rata. Preoccupano invece i pochi soldi spesi finora, segno di come il governo stia incontrando dei problemi a mettere in atto i vari progetti che già sono stati finanziati.
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