Pnrr, l’Italia (in ritardo) sfida l’Ue: il governo Meloni chiede più tempo e lancia la nuova governance

Giacomo Andreoli

7 Marzo 2023 - 16:43

Secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non sarebbe un tabù approfondire il tema delle scadenze troppo strette del Pnrr: la richiesta dell’Italia all’Ue è andare oltre il 2026.

Pnrr, l’Italia (in ritardo) sfida l’Ue: il governo Meloni chiede più tempo e lancia la nuova governance

Proprio mentre la Commissione europea valuta la terza domanda di pagamento del Pnrr (una rata dal valore di circa 19 miliardi di euro che dovrebbe essere acquisita a maggio), il governo italiano chiede all’Unione europea di valutare un possibile allungamento dei tempi oltre il 2026.

Secondo il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, infatti, benché l’Italia finora abbia raggiunto tutti gli obiettivi, spendere davvero tutti i 200 miliardi di euro, visti i problemi dei bandi dovuti a inflazione e caro-energia, è complesso. Non solo: per realizzare la parte corposa del Piano, su cui come Paese siamo in ritardo, le tante scadenze a breve termine da qui a tre anni potrebbero essere troppo stringenti.

Pnrr, la trattativa tra Italia ed Ue per cambiarlo

Andare oltre il 2026? Non lo so - risponde il ministro in commissione Bilancio al Senato - ma rispetto al momento in cui i piani sono stati redatti l’intero sistema economico e non solo europeo è andato in tilt e le condizioni di partenza sono oggi totalmente stravolte”.

Per Giorgetti, dunque, se fosse avviata una discussione non si violerebbe un tabù, anche se per ora il governo è impegnato a rispettare tutti gli obiettivi che l’Italia si è data. L’esecutivo Meloni, poi, chiede sicuramente alla Commissione europea delle modifiche alla luce dell’inflazione e del caro-energia.

Tutti i paesi Ue hanno problemi di prezzi - ha aggiunto il ministro- e l’Italia ha tamponato con finanziamenti aggiuntivi”. Tamponare, per Giorgetti, non è però la soluzione più idonea, motivo per cui la presidente del Consiglio continua a dialogare con il commissario all’Economia Paolo Gentiloni (i due si conoscono e hanno buoni rapporti da anni).

L’obiettivo è cercare di arrivare a una rinegoziazione del Piano, in modo tale da avere più risorse e scadenze tutte almeno al 2026 per i bandi più delicati, legati alle infrastrutture e alla transizione energetica, magari risparmiando su alcune voci più generali per l’ambiente (come la raccolta differenziata).

Cosa prevede la nuova governance del Pnrr

Intanto il governo italiano ha presentato la nuova governance del Pnrr, rivista e potenziata grazie al Dl del 24 febbraio. Quest’ultimo rafforza il presidio e il monitoraggio delle scadenze degli obiettivi concordati con la Commissione Ue. Per Giorgetti “è una riorganizzazione necessaria per affrontare questa sfida”.

In particolare è stato rafforzato il raccordo tra la struttura di governo strategico del Pnrr presso Palazzo Chigi e quella di presidio tecnico-operativo presso il Mef. Potenziato anche il Servizio centrale della Ragioneria generale, rinominato Ispettorato generale per il Pnrr.

Come ha spiegato il ministro, la struttura svolgerà compiti di coordinamento operativo sull’attuazione, gestione finanziaria e monitoraggio del Pnrr, nonché di controllo e rendicontazione all’Unione europea. A questa struttura compete, inoltre, la gestione del Fondo di Rotazione del Next Generation Eu-Italia e dei connessi flussi finanziari, nonché della gestione del sistema informativo Regis, sviluppato per il monitoraggio dell’attuazione delle riforme e degli investimenti del Pnrr.

Giorgetti ha poi spiegato che il Regis è un presidio a tutela del rispetto dei cronoprogrammi e di allerta per attivare eventuali poteri sostitutivi. Inoltre il decreto prevede che la Ragioneria generale dello Stato assicuri, attraverso l’Ispettorato generale per il Pnrr e delle Ragionerie territoriali, il supporto tecnico anche alle amministrazioni territoriali responsabili dell’attuazione degli interventi del Piano.

Modifiche al Pnrr, lo scoglio della Commissione europea

In merito alla scadenza del 2026, il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, che sta aiutando Meloni a contrattare variazioni al Pnrr in Europa, spiega però che la Commissione Europea “non lascia intendere modifiche e quindi dobbiamo lavorare per la scadenza del 2026”. L’esecutivo europeo si rifà infatti al regolamento istitutivo del fondo Next Generation Eu, che prevede modifiche solo circostanziate in casi straordinari.

Secondo Fitto, poi, la modifica della governance non è un accentramento dei poteri nelle mani del governo, ma una riorganizzazione, mettendo insieme tre diverse strutture in un’unica struttura leggermente rafforzata.

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