Pnrr, l’Italia raggiunge gli obiettivi previsti per l’attuazione del Recovery Plan

Antonella Ciaccia

30/12/2022

Portati a casa i 55 obiettivi del secondo semestre 2022. Ora l’Italia può procedere con la richiesta all’Ue della terza rata da 19 miliardi. E nel 2023 si apre la nuova fase di revisione del Pnrr.

Pnrr, l’Italia raggiunge gli obiettivi previsti per l’attuazione del Recovery Plan

L’Italia ha completato i 55 traguardi indicati nel Pnrr relativi al secondo semestre 2022 e si appresta a richiedere la terza tranche del fondo all’Unione Europea. Il Governo potrà ora concentrarsi sulla nuova fase che si apre nel 2023, ovvero la revisione del Piano: dalla governance alla ridefinizione di alcuni progetti, specialmente quelli i cui costi non sembrano essere più realistici.

Per il Premier Meloni, la necessità di accelerare potrebbe comportare un nuovo decreto per rivedere la conduzione del Pnrr. E questa è più che una ipotesi che tornerà ad alimentare i dibattiti del bel Paese. Se ne è già parlato ma solo da metà gennaio sapremo di più sul provvedimento che potrà modificare la cabina di regia del Pnrr.

Ricordiamo che in gioco nel prossimo semestre, al 30 giugno 2023, c’è una nuova rata da 16 miliardi da sbloccare dopo 27 obiettivi da raggiungere, tra cui l’entrata in vigore della riforma della giustizia civile e penale e del codice degli appalti.

Per ora si chiude il dossier 2022 e sarà la Commissione Europea a verificare l’effettivo raggiungimento degli obiettivi. In caso di parere positivo, l’Ue provvederà all’erogazione della terza tranche di finanziamenti.

Pnrr, raggiunti gli obiettivi: parte la richiesta per i fondi Ue

Erano 55 i risultati da raggiungere entro il 31 dicembre 2022, una tappa cruciale per il completamento delle rilevanti riforme di sistema già avviate dal Governo: dalla giustizia civile e penale alle misure per la promozione della concorrenza, dalle semplificazioni amministrative alla riforma dell’istruzione professionale, dell’istruzione tecnica superiore e dell’orientamento.

Gli obiettivi raggiunti si sommano ai 96 già conseguiti in precedenza necessari a sbloccare la terza rata dei fondi europei del Pnrr di 21,8 miliardi di euro, 19 miliardi di erogazione al netto del prefinanziamento già corrisposto.

Alla data di insediamento del nuovo governo Meloni, avvenuto lo scorso 23 ottobre 2022, risultavano conseguiti 25 obiettivi; in poco più di due mesi sono stati adottati due decreti legislativi, dodici decreti ministeriali e tre interventi normativi in legge di Bilancio.

Tra i traguardi principali c’è il lavoro sul fronte della transizione digitale, uno dei settori gravati maggiormente in quest’ultimo semestre. Tra questi:

  • la nascita dell’agenzia di Cybersecurity;
  • il completamento del Polo Strategico Nazionale destinato ad ospitare i dati e i servizi strategici di P.a. centrali, locali e strutture sanitarie (transizione digitale);
  • l’adozione di atti attuativi della riforma dei servizi idrici;
  • la nascita della società 3I (INPS, INAIL e ISTAT),;
  • l’approvazione della riforma dei servizi pubblici locali;
  • la riduzione degli oneri di sistema impropri dalle bollette energetiche;
  • il completamento della riforma della scuola;
  • il compimento di tutti gli adempimenti connessi alla riforma dell’amministrazione fiscale;
  • l’adozione del Piano nazionale e una road map attuativa per la lotta al lavoro sommerso.

Il ministero dell’Ambiente ha approvato inoltre, lo scorso 24 dicembre, un finanziamento di 22 progetti atti a potenziare le reti di distribuzione dell’energia elettrica, affinché assorbano meglio quella prodotta da fonti rinnovabili e spingano ad una maggiore elettrificazione dei consumi.

Uno degli ultimi traguardi raggiunti è stato infine l’approvazione del nuovo codice appalti, che dovrà entrare in vigore l’anno prossimo.

Pnrr: dai target ai cantieri, ora viene il difficile

Meloni ha parlato in conferenza stampa di fine anno, dopo l’annuncio fatto dal ministro Raffaele Fitto per il raggiungimento della soglia per l’attuazione del Recovery Plan entro il 31 dicembre 2022.

«Ora si entra nella parte difficile del Pnrr». Così è intervenuto il Premier: «Il grosso fatto fin qui erano programmazione e riforme, sulla carta. Ora questi obiettivi devono diventare cantieri, e qui - ha aggiunto - ci sono oggettivamente difficoltà, dall’aumento dei costi delle materie al caro energia. E il piano è stato scritto prima del conflitto in Ucraina».

Il problema principale resta dunque l’attuazione dei progetti. Già in occasione della sua prima visita a Bruxelles Giorgia Meloni, così come il Ministro Fitto, hanno sottolineato che gli effetti della guerra non possono essere ignorati visto che il Pnrr è stato redatto prima.

Il Governo guarda inoltre con interesse al REPowerEu, il piano di investimento varato a Bruxelles lo scorso 18 maggio per ridurre la dipendenza energetica dai combustibili fossili russi. «Il RepowerEu è uno strumento interessante, va mediato con il Pnrr», ha concluso Meloni, «Stiamo avendo un’interlocuzione quotidiana con la Commissione Ue, il rischio è che le risorse non arrivino a terra».

Per ora non è certa la quota di finanziamento che andrà a Roma attraverso REPower, ma secondo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, la cifra dovrebbe aggirarsi intorno ai 9 miliardi di euro.

Fitto e Meloni vogliono cambiare la governance del Recovery Plan

Il Ministro per gli affari europei Fitto ha mostrato più volte la volontà di ridefinire la governance del Recovery e si appresta a preparare un provvedimento ad hoc. Ma le modifiche andranno concordate con la Commissione Europea, che, come sappiamo già, non ammetterà stravolgimenti rispetto all’impianto di Draghi né ritardi sull’attuazione del Pnrr.

La decisione probabilmente maturerà in un decreto, su cui il ministero sta già lavorando dopo averlo concordato con il Premier e che dovrebbe essere portato in Cdm a metà gennaio.

L’Ue è disposta a qualche apertura purché le modifiche non tocchino le riforme ma soltanto alcuni investimenti. In gioco nel prossimo semestre c’è una rata da 16 miliardi da sbloccare dopo 27 obiettivi, tra cui l’entrata in vigore della riforma della giustizia civile e penale. La vera sfida però sarà riuscire ad accelerare la spesa, visto che i ritardi sono già evidenti: il Premier Meloni riesce a tenere il ritmo del suo predecessore Draghi sui target semestrali, ma il problema della spesa resta.

La forchetta dei fondi europei spesi fino a questo fine dicembre oscilla tra 14 e 18 miliardi anche se la cifra esatta non è ancora conosciuta. Quantunque si dovesse raggiungere l’estremo più alto, cioè 18 miliardi, il risultato sarebbe comunque inferiore ai 20,5 miliardi stimati lo scorso settembre.

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