La polizia può fermarti senza motivo, come funziona l’identificazione

Ilena D’Errico

27 Aprile 2025 - 00:45

La polizia può fermarti anche senza motivo, ecco quando, perché e cosa significa essere identificati.

La polizia può fermarti senza motivo, come funziona l’identificazione

C’è molta confusione sui poteri della polizia, soprattutto riguardo alla cosiddetta “identificazione”. Molte persone lamentano soprusi e presunti pregiudizi nell’attività delle forze dell’ordine, soprattutto se caso ha voluto di esser stati fermati più volte nel corso della propria vita. Altri, invece, difendono a spada tratta i poteri degli agenti ritenendo che dovrebbero essere estesi il più possibile per una migliore sicurezza. La normativa attuale risiede nel mezzo, bilanciando le esigenze di ordine pubblico con i diritti dei singoli. Ecco perché la polizia può fermarti anche senza motivo, ma seguendo comunque alcune regole.

La polizia può fermarti senza motivo

Nell’attività di indagine, repressione e prevenzione del crimine le forze dell’ordine devono per forza avere un certo potere discrezionale. Non è ipotizzabile la necessità di richiedere una validazione di ogni singolo passaggio svolto dagli agenti, che altrimenti non potrebbero svolgere affatto il loro lavoro. Per questo motivo, la polizia può fermare qualsiasi cittadino, anche senza un motivo particolare. Le forze dell’ordine non devono neanche giustificare la propria richiesta, in quanto stanno esercitando una facoltà propria della professione ma soprattutto indispensabile a garantire la sicurezza. A tal proposito, però, gli agenti devono essere identificabili come appartenenti alle forze dell’ordine.

Nella pratica, poi, quando si viene fermati dalla polizia a piedi (come pure alla guida) qualche motivo c’è sempre. Non per forza si tratta di un criterio direttamente riconducibile al soggetto fermato, ma magari al luogo in cui sta transitando. Si pensi, per esempio, a una zona tenuta sotto controllo per traffici illeciti oppure al controllo nell’area dove è appena avvenuto un furto o un altro reato.

Allo stesso tempo, la polizia può effettuare un controllo anche se ha ravvisato qualche elemento di sospetto in base alla propria formazione professionale ed esperienza. L’organico delle forze dell’ordine non è ai suoi tempi migliori, perciò è difficile trovarsi coinvolti in veri e propri controlli “a campione” a piedi, a meno che appunto si tratti di un’area del territorio particolarmente attenzionata. In ogni caso, nulla vieta al poliziotto particolarmente diligente o per qualche motivo allarmato di fermare senza apparenti ragioni un cittadino che sta passeggiando per conto suo. Ovviamente, ci sono comunque dei limiti che le forze dell’ordine devono rispettare per un intervento funzionale e proporzionato rispetto alle necessità del caso. I diritti del cittadino devono sempre essere rispettati.

Come funziona l’identificazione

Solitamente quando ci si riferisce al controllo della polizia, se appunto si viene fermati senza motivi particolari, si parla anche di “identificazione”. Di fatto è proprio in questo che consiste l’azione della polizia nelle ipotesi descritte. Le forze dell’ordine possono così chiedere le generalità del cittadino, ma non pretendere l’esibizione dei documenti personali (a meno che siano obbligatori per qualche altro motivo, come la patente se ci si trova alla guida o gli obblighi speciali per alcuni cittadini). I dati del controllo finiscono nel database delle forze dell’ordine, il centro elaborazione dati (Ced), ma senza alcuna conseguenza.

È vietato negare le proprie generalità alle forze dell’ordine che ne fanno richiesta, pertanto il cittadino può essere portato in questura per procedere all’identificazione, proprio come nel caso di un documento falso. Non si tratta di un arresto, bensì di un procedimento necessario a identificare il cittadino che non collabora, è altamente e concretamente sospettato di mentire o colto nel fornire indicazioni false. La polizia giudiziaria può quindi trattenerlo fino a 12 ore per completare le procedure necessarie, aumentabili fino a un massimo di 24 ore soltanto in casi particolari e dandone avviso al pubblico ministero.

Chi non si rifiuta di fornire le generalità e dice il vero, in ogni caso, non corre alcun rischio. La polizia non può invece pretendere l’esibizione dei documenti, come nemmeno di perquisire personalmente il cittadino senza l’autorizzazione del giudice. Fanno eccezione soltanto le situazioni di urgenza, debitamente documentate per la convalida della perquisizione, per un fondato sospetto di reato. Si pensi, per esempio, al cittadino sorpreso a correre concitato dopo l’allarme per una rapina. In assenza di questa deroga la polizia non avrebbe modo di fermarlo e scoprire, eventualmente, la refurtiva e le armi. La perquisizione deve in ogni caso avvenire nel rispetto della dignità dell’individuo.

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