L’annuncio ufficiale dell’affidamento è arrivato nel pomeriggio di oggi
L’annuncio ufficiale è arrivato nel pomeriggio: la ricostruzione del ponte Morandi di Genova verrà affidata alla cordata formata da Fincantieri, Italferr e Salini Impregilo, sull’idea dell’architetto Renzo Piano.
I lavori, dunque, come ampiamente auspicato fin da subito dopo il tragico crollo del 14 agosto e ribadito nelle ultime settimane, avranno un’impronta pubblica.
Il costo degli interventi previsti sarà di 202 milioni di euro al netto dell’Iva, che per il governo dovranno essere sborsati da Autostrade per l’Italia. Quest’ultima, estromessa dalle operazioni, ha annunciato che presenterà ricorso contro il decreto Genova.
Escluso dalla cordata il Gruppo Cimolai di Pordenone che ha rinunciato al ricorso “per puro spirito di servizio al Paese e per non ostacolare la ricostruzione”.
Oggi l’affidamento dei lavori
Oggi pomeriggio, il sindaco di Genova e commissario Mario Bucci ha comunicato ufficialmente chi avrà il compito di ricostruire il ponte Morandi.
Ad aggiudicarsi i lavori sono stati Fincantieri, Salini Impregilo e Italferr, che seguiranno le indicazioni del progetto firmato dall’architetto Renzo Piano. Michelini sarà il responsabile unico del procedimento per la costruzione del nuovo viadotto.
Il coinvolgimento del noto gruppo italiano attivo nella cantieristica era stato auspicato fin dall’immediatezza del crollo della vigilia di ferragosto: obiettivo del governo è sempre stato quello di dare un’impronta pubblica ai lavori di ricostruzione.
A differenza invece dei costi: è - sempre secondo l’esecutivo – Autostrade a doverli mettere sul piatto.
Rischio ricorsi
Bucci aveva tentato di coinvolgere nella ricostruzione anche la cordata guidata da Cimolai, che aveva proposto un progetto a firma dell’ingegnere e architetto spagnolo Santiago Calatrava, piuttosto apprezzato dal punto di vista tecnico. Il progetto Cimolai aveva durata di 11 mesi e un costo complessivo per 175 milioni di euro.
Il tentativo di mediazione tra le due cordate però non sarebbe andato a buon fine, optando così per l’affidamento a quella guidata da Fincantieri.
Sul piede di guerra ora ci sarebbero gli altri competitor che ambivano a essere parte attiva nella ricostruzione: vogliono capire quali sono stati i criteri che hanno portato alla loro esclusione.
Qualcuno sembra sia pronto già a presentare ricorso, sebbene nessuno sia intenzionato a chiedere la sospensiva dei lavori, e questo per permettere comunque alla città di Genova non rallenterà il suo ritorno alla normalità.
Fare presto
La ricostruzione del ponte di Genova ha non solo un valore economico e sociale ma anche politico: il governo punta a fare in fretta e a mettere il marchio pubblico sui lavori.
Bucci, da parte sua, ha più volte annunciato che per la fine dell’anno prossimo gli interventi dovranno esseri terminati per rendere l’infrastruttura percorribile già per il Natale 2019.
Una corsa cui è chiamata la cordata Fincantieri, Salini Impregilo e Italferr, che dovrà fare di tutto per rispettare i tempi indicati.
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