Sono tanti i fattori che potrebbero innescare una nuova correzione dei mercati. Per questo, nella prima puntata della nostra nuova rubrica, “Il Portafoglio del Martedì”, la parola d’ordine è prudenza.
Nonostante l’allentamento del “lockdown” non abbia finora portato a nuovi focolai, l’enorme mole di stimoli messa in campo da governi e banche centrali rappresenti il miglior sostegno possibile per i mercati e gli indici anticipatori stiano iniziando a segnalare che il peggio è ormai alle spalle, il sentiment degli operatori non è dei migliori.
Due i fattori che invitano alla prudenza: i forti rialzi registrati dai mercati, l’indice italiano dai minimi di marzo ha guadagnato oltre 30 punti percentuali ed il Nasdaq ha recentemente aggiornato i massimi storici, ed il conseguente (e crescente) “scollamento” tra i mercati finanziari e l’economia reali.
Perché i mercati salgono (e perché è meglio essere prudenti)
A spingere i mercati è il contesto che anni di politiche ultra-espansive hanno finito per creare: con i tassi negativi sul mercato obbligazionario, gli operatori, con a disposizione un carico di liquidità mai visto, si trovano “costretti” a puntare sull’azionario.
E all’interno del mercato azionario finiscono per privilegiare quei settori, come i tecnologici o i farmaceutici, che hanno dato prova di essere immuni, o di poter addirittura capitalizzare, il clima emergenziale creato dalla pandemia.
Ma, come detto, le indicazioni che arrivano dall’economia reale non sono delle migliori. Restando al nostro Paese, il premier Conte ha detto di attendersi che, con un crollo dell’economia che probabilmente sarà a due cifre, il Pil si riporterà ai livelli del 2000. Nella Zona Euro il Pil è invece visto in contrazione dell’8,7% e negli Stati Uniti dovrebbe scendere di 7-8 punti percentuali.
Su queste basi, riteniamo che elementi come la debolezza dell’economia reale, le proteste negli Stati Uniti, l’atteggiamento cinese nei confronti di Hong Kong e l’acuirsi delle relazioni commerciali fra Stati Uniti e Cina siano fattori da non sottovalutare. Nelle ultime settimane sono numerosi i gestori di hedge fund che hanno fatto sapere di aver aperto posizioni per cavalcare, o per proteggersi, da un nuovo tonfo delle borse.
Il Portafoglio del Martedì: posizioni rialziste su Oro e Eurodollaro
In tempi caratterizzati da una dose di incertezza mai vista prima d’ora, l’avvio della composizione del nostro portafoglio, “Il Portafoglio del Martedì” non può che partire da una posizione rialzista sul bene rifugio per eccellenza, l’oro.
Abbiamo deciso di andare “Long” anche sull’eurodollaro, alla luce della determinazione recentemente mostrata dalla BCE (che ha incrementato il piano di acquisti per l’emergenza pandemica con un incremento della dotazione di 600 miliardi di euro e di prolungarlo almeno fino a giugno 2021).
Al ribasso, abbiamo invece deciso di scommettere su una contrazione dell’indice tedesco Dax e sulle azioni Intesa Sanpaolo. Ma vediamo queste decisioni in dettaglio.
Portafoglio del Martedì in dettaglio
Nello scenario descritto, un portafoglio dovrebbe avere una parte dedicata al bene rifugio per eccellenza: l’oro. Il forte grado di incertezza economica causato dalla pandemia di Coronavirus (con le principali istituzioni a livello mondiale che hanno tagliato in maniera importante le previsioni sul PIL), la politica ultra-accomodante delle Banche centrali e la recente debolezza del dollaro USA creano un ambiente ideale per un apprezzamento del metallo giallo.
Il rischio è che una politica monetaria di questo tipo possa causare un ritorno dell’inflazione una volta passata l’emergenza, e gli investitori potrebbero privilegiare il prezioso come forma di tutela.
Avvalendoci dell’analisi tecnica, riteniamo che un possibile punto di ingresso sull’oro sia individuabile in area 1.642 dollari l’oncia. Questo implicherebbe una correzione della materia prima, con i venditori che nell’immediato potrebbero proseguire il ritracciamento iniziato a ridosso della resistenza transitante a 1.756 dollari.
In questo quadro, riteniamo potrebbe essere interessante dedicare un 20% del nostro portafoglio all’oro. Per questo, abbiamo selezionato il Certificato Turbo Long di Unicredit con ISIN DE000HV47YZ4 e leva a 6,98.
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Da un punto di vista grafico, è da evidenziare anche la struttura di Intesa Sanpaolo, che nelle ultime sessioni ha tentato di mettere a segno un recupero dopo il test della linea di tendenza ottenuta collegando i minimi del 16 marzo a quelli del 21 aprile 2020.
Le spinte rialziste per il titolo potrebbero però essere agli sgoccioli: le quotazioni avrebbero infatti la possibilità di venire respinte dal 38,2% del ritracciamento di Fibonacci disegnato dai top del 18 febbraio ai lows del 16 marzo 2020. A corroborare la validità di questo ostacolo è anche l’entrata in ipercomprato da parte dell’RSI settato a 14 periodi, che al momento mette in luce una divergenza di continuazione bearish.
Una discesa al di sotto di 1,738 euro potrebbe attivare strategie di natura short con stop loss localizzato a 1,87 euro, e obiettivo a 1,69 euro, dove si trova il supporto espresso dai minimi del 10 marzo scorso.
Per questa strategia, si potrebbe adattare il Certificato Turbo Short di Unicredit con ISIN DE000HV471Z7 e leva a 2,06. A questo prodotto abbiamo deciso di dedicare una quota del 8% del nostro portafoglio.
Interessante anche la situazione del Dax, che è riuscito a riportarsi sulla soglia dei 13.000 punti, annullando la quasi totalità del crollo causato dalla pandemia di Coronavirus. Da un punto di vista prettamente grafico, è da evidenziare come l’avanzata dei compratori sia riuscita a spingersi al di sopra di numerosi ostacoli di rilievo (tra cui la media mobile semplice a 200 giorni, la linea di tendenza che unisce i massimi del 13 marzo a quelli del 7 aprile 2020, quella ottenuta collegando i top del 23 gennaio e 4 luglio 2019, e la trendline che collega i minimi del 27 dicembre 2018 a quelli del 15 agosto 2019).
Oltre ad avere una validità psicologica di rilievo, l’area dei 13.000 punti vede il passaggio del livello orizzontale espresso dai minimi del 28 ottobre 2019. Oltre a questo, l’RSI settato a 14 periodi è entrato nella soglia di ipercomprato per la prima volta nel 2020, e ciò avrebbe la possibilità di attirare nuove vendite.
La situazione ci fa valutare favorevolmente una strategia di matrice short nel caso in cui i prezzi dovessero arrivare ai 13.000 punti. Lo stop loss sarebbe localizzato a 13.400 punti e l’obiettivo a 12.550 punti. Il 10% del portafoglio verrà dedicato a questa strategia con il Certificato Turbo Short di Unicredit con ISIN DE000HV4C4E3 e leva 4,69.
Un’altra struttura grafica interessante è quella di EUR/USD, che con il rimbalzo avvenuto nella seconda metà di maggio 2020 è riuscito ad uscire dalla situazione di lateralità che perdurava dallo scorso aprile.
La situazione sembra quindi cambiata in favore dei compratori, i quali potrebbero ora traghettare i corsi verso la zona degli 1,15, dove transita la linea di tendenza ottenuta collegando i massimi del 14 giugno e 21 settembre 2018. È importante considerare come i corsi si stiano dimostrando in grado di mantenersi al di sopra del “muro” della media mobile semplice a 200 giorni: in tale contesto infatti, si potrebbe guardare con favore a strategie di matrice long in caso di una correzione verso il supporto a 1,1164. Lo stop loss sarebbe identificabile a 1,1054, mentre il target a 1,14.
Per questo tipo di operatività, il prodotto selezionato è il certificato Turbo Long con ISIN DE000HV480M6 e leva a 8,44, a cui dedichiamo il 10% del nostro portafoglio.
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I prodotti e le rispettive leve sono stati selezionati alle 11:32 dell’8 giugno 2020. Le strategie si considerano valide se i prezzi toccano il punto di entrata prima del take profit o dello stop loss.
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