Stando a uno studio di Confesercenti, nel 2022 in Italia i pagamenti digitali sono costati in totale alle imprese 5 miliardi: sul pos il governo ha avviato ora un tavolo tecnico.
La questione del pos obbligatorio è stata la prima grande abiura del governo Meloni, costretto a stracciare la norma che la presidente del Consiglio aveva difeso e rivendicato dopo il diktat arrivato da Bruxelles dove - così pare - la pacchia sembrerebbe non essere ancora finita.
Il governo infatti nella legge di Bilancio aveva deciso di inserire una norma che innalzava da 30 a 60 euro il limite minimo per il quale gli esercenti non sarebbero stati passibili di sanzioni nel caso di mancato utilizzo del pos.
Dopo che la Commissione europea ha bocciato la norma inserita nella manovra, il Mef non volendo dare vita a un braccio di ferro con Palazzo Berlaymont proprio in un momento così delicato, vedi riforma patto di stabilità e flessibilità per il Pnrr, non ha potuto fare altro che chinare il capo e depennare la modifica riguardante il pos obbligatorio.
Al tempo stesso, il governo ha annunciato l’intenzione nel 2023 di mettere in campo tutta una serie di misure per cercare di “restituire” agli esercenti le commissioni pagate sulle transazioni con carte o bancomat: a inizio mese Palazzo Tesoro ha annunciato l’avvio di un tavolo permanente, con il governo che starebbe pensando a una sorta di bonus pos.
Il pos è costato 5 miliardi alle imprese nel 2022
In vista dell’avvio delle trattative al Mef per cercare di individuare una forma di ristoro per gli esercenti dopo il mancato aumento del limite minimo per quanto riguarda i pagamenti con il pos, Confesercenti ha realizzato uno studio che sarà presentato al ministero il prossimo 17 marzo quando inizierà il tavolo di confronto.
“L’uso di carte e bancomat è costato alle imprese nel 2022, tra commissioni e costi accessori, almeno 5 miliardi di euro - è la stima di Confesercenti come riportato dall’Ansa -. Un onere proporzionalmente più gravoso soprattutto per le attività di minori dimensioni, in particolare del commercio”.
Nel dettaglio “le transazioni con pagamenti digitali hanno raggiunto i 400 miliardi di euro, quasi il 40% del totale speso degli italiani; nel 2023 sarà il 50% un risultato ottenuto con grandi costi a carico degli esercenti e un peso delle commissioni fino e oltre l’1,4% del transato per le attività minori”.
Ecco allora qual è la proposta di Confesercenti: “Costituire un osservatorio per rendere finalmente chiari i costi attuali della moneta elettronica. Ma anche di rendere gratuite le transazioni sotto i 30 euro per le attività sotto i 400mila euro di fatturato annuo, aiutarle a dotarsi di dispositivi contactless e di predisporre un nuovo più ampio credito di imposta, della durata di tre anni, su tutte le transazioni”.
Se pensiamo che nel 2022 stando ai dati forniti dall’Inps il reddito di cittadinanza è costato 6,6 miliardi, appare evidente come i 5 miliardi spesi dalle imprese per il pos secondo Confesercenti siano una cifra che difficilmente lascerà indifferenti i tecnici del Mef.
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