Prescrizione Imu 2024 e decadenza, da quando si può non pagare?

Ilena D’Errico

27 Febbraio 2024 - 00:00

La prescrizione dell’Imu esonera il cittadino dal suo pagamento, così come la decadenza dell’accertamento da parte del Comune. Ecco da quando è possibile non pagare l’imposta nel 2024.

Prescrizione Imu 2024 e decadenza, da quando si può non pagare?

Non pagare l’Imu perché si è prescritta non è certo un trucchetto, ma un diritto dei cittadini del tutto coerente con le norme sulla prescrizione. Quest’ultima estingue il debito, impedendo al creditore di riscuoterlo oltre un certo periodo di tempo. Per l’Imu non pagata, però, bisogna anche tenere conto della decadenza che, in modo simile, impedisce al Comune di riscuotere il pagamento se non ha effettuato gli accertamenti nei tempi previsti. Ecco quando è possibile non pagare l’Imu nel 2024.

Prescrizione Imu nel 2024

Il termine di prescrizione dell’Imu è di 5 anni, così come prevede la legge per tutti i tributi locali. La decorrenza comincia dal momento in cui sarebbe dovuto avvenire il pagamento e si azzera alla notifica di un accertamento fiscale da parte del Comune, ripartendo da zero.

La cartella esattoriale inviata dal Comune in caso di mancato pagamento dell’Imu ha un pari termine di prescrizione, cioè di 5 anni. Di conseguenza, se sono trascorsi 5 anni dal momento in cui doveva essere pagata l’Imu e il Comune non ha inviato alcun accertamento è legittimo non pagare. Lo stesso nel caso in cui siano trascorsi almeno 5 anni dalla notifica dell’ultima cartella esattoriale relativa all’Imu.

Il Codice civile, infatti, stabilisce un termine di prescrizione quinquennale per tutti i pagamenti attesi con cadenza periodica annuale o più breve, in cui rientrano tutti i tributi locali.

Concretamente, dato che siamo nel 2024 i cittadini possono non pagare l’Imu dovuta nel 2019 (o prima) o l’imposta relativa alla cartella esattoriale ricevuta nel 2019 (o prima), ammesso che il Comune non abbia più inviato alcuna formale richiesta di pagamento. Altrimenti, il termine deve essere ricalcolato da zero a partire dall’ultimo atto interruttivo.

L’Imu relativa al 2024, invece, potrà essere riscossa dal Comune fino al 2029. Attenzione, però: la prescrizione di 5 anni si applica soltanto quando il Comune ha già effettuato l’accertamento. In caso contrario, non ci sarebbe un diritto di credito già concretizzato. Questo non significa che se il Comune non ha effettuato l’accertamento allora l’Imu è sempre esigibile, bisogna verificare che il diritto non sia decaduto.

Decadenza Imu 2024

La legge n. 296 del 27 dicembre 2006 stabilisce che i tributi locali sono esigibili entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui sarebbe dovuto avvenire il pagamento. Non si parla in questo caso di prescrizione, bensì di decadenza del diritto del Comune a procedere all’accertamento.

Questa norma è infatti volta a incentivare il buon andamento dell’amministrazione e dei controlli fiscali, imponendo di effettuare gli accertamenti entro un tempo massimo. Dunque, chi non ha pagato l’Imu nonostante l’accertamento comunale può non pagare soltanto se sono trascorsi 5 anni, ma se l’accertamento non c’è stato i calcoli cambiano.

Il Comune ha tempo fino al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui era atteso il pagamento, sostanzialmente quasi 6 anni. Di conseguenza, l’Imu relativa al 2024 può essere accertata entro il 31 dicembre 2030. Se il Comune emette l’accertamento quest’anno, invece, il credito si prescrive nel 2029.

Il 1° gennaio 2024 i Comuni italiani hanno quindi perso il diritto di accertare i versamenti Imu dovuti nel 2018 (e ovviamente non possono più accertare anche quelli precedenti), mentre possono ancora emettere l’accertamento per l’Imu relativa al 2019.

Come non pagare

Per non pagare l’Imu non è sufficiente che il credito si sia prescritto o che il diritto del Comune sia decaduto, bensì è importante impugnare l’eventuale richiesta di pagamento ricevuta successivamente. In particolare, è necessario impugnare l’atto (come un’intimazione di pagamento) entro un termine massimo di 60 giorni dalla sua notifica, altrimenti il pagamento è nuovamente dovuto.

L’istanza di impugnazione deve essere inoltrata al Comune o all’Agenzia delle Entrate con raccomandata a/r o pec, specificando i motivi dell’impugnazione.

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