Il prezzo del petrolio di nuovo in difficoltà. Cosa sta accadendo adesso alle quotazioni di Brent e WTI?
Pessimo avvio di giornata per il prezzo del petrolio, tornato a perdere ben più del 3% nella penultima seduta della settimana.
Sia la quotazione del WTI che quella del Brent hanno imboccato la via del ribasso cancellando quasi tutti i guadagni messi a segno nelle ultime giornate.
Il texano, ad esempio, è tornato a mettere in discussione i $31 al barile dopo essere decollato sopra i $34, mentre il prezzo del petrolio nordico è sceso sui $33 dopo aver toccato picchi di oltre $36.
Prezzo del petrolio: il tonfo spiegato
A pesare sulle quotazioni oggi non sono stati soltanto i timori riguardanti il coronavirus e il recupero economico mondiale (oltre che quello del singolo settore energetico).
Il mercato stavolta ha guardato con preoccupazione agli ultimi dati dell’API, l’American Petroleum Institute, riguardanti lo stato delle scorte settimanali di greggio. Dopo il tonfo di 4,8 milioni di barili registrato in occasione dell’ultima rilevazione, le giacenze sono tornate a salire.
Il balzo di 8,7 milioni di barili ha colto impreparato il prezzo del petrolio che ha imboccato vistosamente la via del ribasso e ha rivisto completamente le attese degli analisti, pronti ad osservare un nuovo crollo delle scorte di 2,5 milioni di barili.
I dati dell’API sono risultati piuttosto differenti rispetto a quelli dell’EIA, che la scorsa settimana ha parlato di un calo delle giacenze di 5 milioni. Al greggio però questo non è importato ed entrambe le quotazioni hanno deciso di cancellare tutti i guadagni degli ultimi giorni.
Nonostante questo, l’outlook per il mercato è al momento molto più positivo rispetto a quello di due settimane fa. Molti Stati stanno allentando le restrizioni mentre numerosi produttori stanno continuando a tagliare l’output.
Soltanto negli USA dai 13,1 milioni prodotti e rilevati al 13 marzo scorso il mercato è passato agli 11,5 milioni del 15 maggio. Una riduzione di 1,6 milioni di barili al giorno, più ampia di quella sancita dall’accordo OPEC dello scorso anno.
Gli altri motivi del calo
A pesare sul prezzo del petrolio non sono stati soltanto gli inaspettati dati sullo stato delle scorte, ma anche le ultime notizie giunte dalla Russia, pronta ad alleggerire i tagli alla produzione già da luglio (come da accordi).
Mentre altri Paesi produttori hanno già mosso i primi passi verso una nuova estensione delle riduzioni, Mosca si è espressa in favore di un rapido ritorno alla normalità nel giro di circa un mese.
Ovviamente, anche le mai del tutto sopite tensioni fra gli Stati Uniti e la Cina - ora riguardanti Hong Kong - hanno complicato un quadro già complesso pesando sulle quotazioni.
Al momento in cui si scrive, mentre il prezzo del petrolio Brent sta scendendo del 2% su quota $34, la quotazione del WTI sta perdendo più del 3% a $31,7.
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