Il prezzo del petrolio torna giù: che succede adesso alla quotazione del WTI e a quella del Brent?
Il prezzo del petrolio è tornato a perdere ampio terreno nella terza giornata della settimana.
Sia la quotazione del WTI che quella del Brent hanno registrato ribassi superiori al 2% e al 3% e si sono nuovamente avvicinati ai minimi toccati tra la fine del 2001 e l’inizio del 2002.
Il tutto nel pieno dell’emergenza coronavirus che nelle recenti settimane ha letteralmente abbattuto il prezzo del petrolio. Nelle ultime ore, comunque, i dati sulle scorte USA hanno nuovamente messo le quotazioni con le spalle al muro.
Prezzo del petrolio: cosa sta affossando le quotazioni
Le recenti oscillazioni del greggio si sono mosse sempre sullo sfondo del coronavirus, epidemia partita dalla Cina e tramutatasi poi in vera e propria pandemia. L’impatto devastante di quest’ultima ha avuto riflessi imponenti sulla domanda, che è inevitabilmente crollata.
Gli investitori e gli osservatori hanno iniziato a temere l’idea di un mercato eccessivamente fornito (sbilanciato a favore dell’offerta) e il prezzo del petrolio è affondato.
Le cose sono peggiorate nel momento in cui, alle preoccupazioni relative al coronavirus si sono aggiunte quelle riguardanti i livelli produttivi dell’OPEC+. All’inizio di marzo i membri del Cartello e i loro alleati esterni non sono riusciti a trovare un nuovo accordo per limitare l’output. Anche questo ha portato nuovamente a immaginare un eccesso di offerta e sia la quotazione del WTI che quella del Brent hanno nuovamente perso terreno. Ma non è finita.
Poco dopo il fallimentare vertice dell’OPEC, l’Arabia Saudita e la Russia hanno aperto le porte ad una vera e propria guerra dei prezzi minacciando di incrementare al massimo la propria produzione e di inondare il mercato di oro nero.
Il prezzo del petrolio in quell’occasione ha perso più di 30 punti percentuali in una sola giornata passata già alla storia come il lunedì nero dei mercati.
Le quotazioni si sono riportate intorno ai $20 al barile cancellando tutte le performance messe a segno dall’autunno del 2019 in poi e riavvicinandosi ai livelli osservati l’ultima volta all’inizio degli anni Duemila.
Nella giornata di ieri, martedì 31 marzo, i dati macroeconomici giunti dagli Stati Uniti non hanno certamente aiutato il recupero di WTI e Brent. Le scorte di petrolio, che nell’ultima rilevazione erano diminuite di 1,250 milioni di barili, sono ora aumentate di 10,485 milioni. Tutto ciò ha nuovamente segnalato come il mercato sia eccessivamente fornito (molta offerta e poca domanda).
Per legge di mercato, più un bene è diffuso e disponibile più il suo valore tende a scendere. Viceversa, più un bene è raro più il suo valore aumenta. Proprio per questo motivo le quotazioni di WTI e Brent sono tornate a scambiare in ribasso.
Nel solo primo trimestre ieri archiviato, il crude ha perso circa 70 punti percentuali. Un tonfo che ha lasciato senza parole.
“Il sentiment di mercato rimane desolante poiché non vi è certezza su quanto a lungo continuerà la pandemia,”
ha affermato Hiroyuki Kikukawa, direttore generale di ricerca in Nissan Securities.
Come fatto notare invece dall’analista di BNP Paribas Harry Tchilinguirian, è improbabile che l’OPEC (con o senza Russia e USA) troverà un accordo sufficientemente grande da offuscare le perdite sul lato della domanda.
Dove sta andando il greggio?
Secondo una recente indagine condotta da Reuters tra 40 analisti, nell’intero 2020 la quotazione del Brent si attesterà in media intorno ai $38,76 al barile. Una stima decisamente drammatica se confrontata con quella di febbraio a $60,63.
Per il momento, intanto, il greggio del Mare del Nord sta scambiando intorno ai $25, in rosso di oltre il 3%, mentre il prezzo del petrolio WTI sta scendendo di oltre l’1% su quota $20,2.
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