Prezzo del petrolio: le previsioni per il 2023

Violetta Silvestri

29/12/2022

Prezzo petrolio: cosa aspettarsi nel 2023? Le previsioni sul greggio ruotano intorno a diversi fattori, dalla recessione alla domanda della Cina fino alle decisioni Opec e all’impatto delle sanzioni.

Prezzo del petrolio: le previsioni per il 2023

Prezzo del petrolio: quali previsioni per il 2023?

Il 2022 è stato un anno complesso per l’oro nero, con Brent e WTI sul’altalena. Dopo i picchi in rialzo di marzo e giugno scorsi, con i prezzi anche oltre i 120 dollari al barile, le quotazioni sono tornate ampiamente sotto i $100 al barile.

Il rallentamento dell’economia mondiale, i recenti blocchi della Cina - e il caos Covid scoppiato dopo gli allentamenti delle restrizioni che gettano grande incertezza sulla ripresa - in aggiunta a un dollaro più forte hanno fatto scendere il greggio di oltre il 23% negli ultimi sei mesi.

Il 2022 si sta chiudendo con il Brent intorno agli $80 al barile e il WTI ai $75-80 al barile. In sintesi, i prezzi del greggio sono diminuiti di circa un terzo rispetto ai massimi di giugno, ma rimangono estremamente volatili. La crescita globale vista debole e le preoccupazioni per una recessione hanno finora superato i timori per l’insufficiente fornitura di petrolio.

Quali previsioni? Sotto la lente ci saranno Cina, guerra in Russia e sanzioni contro Mosca, domanda e consumi, oltre alle prossime mosse Opec.

Il prezzo del petrolio 2023 sotto la lente: quali stime per l’anno nuovo? Alcune valutazioni di esperti.

Prezzo petrolio 2023: cosa prevedono gli esperti

Sono diverse le stime sulle quotazioni Brent e WTI per il 2023, con una domanda al centro dell’interesse degli investitori: il greggio salirà di nuovo verso picchi massimi o è destinato a scivolare, depresso da recessione e crisi?

Di seguito, alcune considerazioni di importanti strateghi.

Citi

Per Ed Morse, responsabile globale di Citi, il Brent viaggerà su $80 e il WTI su $75. La stima base è di una crescita della domanda di petrolio il prossimo anno di circa 1,2 o 1,3 milioni di barili al giorno, con l’offerta che crescerà del doppio nel corso del 2023, “in buona parte proveniente dall’emisfero occidentale, dagli Stati Uniti, dal Brasile, dal Canada, dalla Guyana, dall’Argentina, forse dal Venezuela e persino dal Messico”.

JPMorgan

La previsione è di $90 per il Brent nel 2023, sull’idea che l’alleanza OPEC+ si adopererà per mantenere i mercati in equilibrio il prossimo anno. “Prevediamo che l’offerta crescerà del 30% al di sopra del ritmo della domanda nel 2023, poiché la produzione russa si normalizzerà completamente e la combinazione di progetti convenzionali (Brasile, Norvegia, Guyana) e non convenzionali (Stati Uniti, Canada, Argentina) fornirà ulteriori 1,6 mbd.”

OPIS

Tom Kloza, Global Head of Energy Analysis e Denton Cinquegrana, Chief Oil Analyst di OPIS prevedono che il 2023 vedrà 90 dollari al barile per il WTI e 95-96 dollari al barile probabilmente per il Brent. “Precisamente quanto questi numeri supereranno la media dipenderà dal successo della riapertura della Cina e dalla capacità dei paesi occidentali di evitare una recessione significativa.”

Bank of America

BofA ha previsto che i prezzi del Brent raggiungeranno una media di $100 al barile nel 2023 grazie alla ripresa della domanda di petrolio cinese con una riapertura post-Covid unita a un calo delle forniture russe di circa 1 milione di barili al giorno (bpd). Secondo la banca d’investimento, è probabile che l’OPEC+ implementi completamente un taglio della produzione di 2 milioni di barili al giorno nel tentativo di aumentare i prezzi del petrolio.

“La nostra domanda di petrolio e le proiezioni dei prezzi per il 2023 dipendono fortemente dalla solida crescita della domanda di Cina e India, quindi eventuali ritardi nella riapertura dell’Asia potrebbero influenzare la nostra traiettoria dei prezzi prevista”, ha affermato la banca, aggiungendo che il percorso verso un ambiente post-pandemia potrebbe non essere facile, “dati i bassi livelli di immunità in Cina.”

Goldman Sachs

Per il 2023, Goldman ha affermato di vedere il petrolio Brent a una media di $98 al barile e il WTI a $92 al barile, in calo rispetto alle precedenti previsioni di $110 per il Brent e $105 al barile per il WTI.

La banca ha affermato che c’è meno rischio che i prezzi aumentino questo inverno con la Cina che consuma meno di quanto previsto in precedenza, la Russia che esporta vicino ai livelli prebellici e i problemi di produzione che si attenuano in Kazakistan e Nigeria.

Analisti di Banca Mondiale

Peter Nagle e Kaltrina Temaj, di Banca Mondiale, ritengono che i prezzi del petrolio raggiungeranno una media di $92 al barile nel 2023 e di $80 al barile nel 2024, in calo rispetto ai $100 al barile previsti nel 2022. Tuttavia, i prezzi rimarranno ben al di sopra della loro recente media quinquennale di $60 al barile.

La stima è molto incerta, con una varietà di fattori che potrebbero alterare materialmente l’offerta o la domanda globale. Per quanto riguarda l’approvvigionamento, questi includono le sanzioni dell’Ue alla Russia e il tetto massimo del prezzo del petrolio del G7, la capacità di produzione dell’OPEC+, le prospettive per l’olio di scisto statunitense e l’uso e il rifornimento di scorte petrolifere strategiche. Per la domanda, comprendono una potenziale recessione globale e l’allentamento delle restrizioni Covid in Cina.

Per esempio, è probabile che le esportazioni russe diminuiscano nel 2023 a causa di ulteriori sanzioni. L’Ue ha vietato la maggior parte delle sue importazioni di greggio dalla Russia (a partire dal 5 dicembre 2022) e bloccherà le importazioni di prodotti petroliferi a partire da febbraio 2023. Il reindirizzamento di queste esportazioni potrebbe rivelarsi più difficile per la Russia, in particolare per le esportazioni di oleodotti che hanno poche opzioni di trasporto alternative.

Oltre a questo divieto, il Regno Unito e l’Ue hanno vietato la fornitura di servizi marittimi, in particolare assicurazioni, alle navi che trasportano greggio russo, a meno che non rispettino il tetto massimo del prezzo del petrolio del G7 a 60 dollari al barile.

Quanto influenzerà questo sulle quotazioni? Ci sarà meno greggio e più pressione per altre vie di approvvigionamento, con aumento dei prezzi?

Inoltre, fanno notare i due analisti, la produzione dell’OPEC+ rimarrà soggetta a quote nel 2023. I membri del cartello hanno concordato di ridurre il loro obiettivo di produzione di 2 milioni di barili al giorno a partire da novembre 2022 e fino alla fine del 2023.

E poi, le prospettive per la produzione di greggio negli Stati Uniti potrebbero essere troppo ottimistiche. Circa la metà della crescita della produzione mondiale di petrolio nel 2023 dovrebbe provenire dagli Stati Uniti, dove si prevede che la produzione totale aumenterà di circa 1 mb/g. Tuttavia, vi è il rischio che la crescita deluda.

Infine, la necessità di ricaricare riserve strategiche ai minimi, soprattutto in Usa, l’incertezze sulla domanda cinese - la più forte e impattante sul greggio - e la possibilità di una recessione potrebbero scuotere l’equilibrio domanda/offerta. Troppo petrolio e scarsi consumi, depressi da un rallentamento economico, possono abbassare le quotazioni. Ma una domanda forte con la Cina in piena ripartenza e pressioni per le riserve potrebbero spingere il prezzo dell’oro nero nel 2023.

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# OPEC

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