I prezzi del petrolio salgono, ma in un contesto di grande incertezza: dalle mosse dell’Opec al price cap sul greggio russo, fino alla politica Covid della Cina, quale direzione prenderà il greggio?
Il prezzo del petrolio sale in questo inizio di settimana di dicembre più incerto che mai per il settore energetico.
Sono diversi, infatti, gli eventi accaduti e quelli in sviluppo che possono guidare il greggio verso nuovi rialzi o deboli scambi, in un clima resosi sempre più teso per la materia prima.
L’OPEC+ ha risposto all’aumento della volatilità e alla crescente incertezza del mercato mantenendo invariata la sua produzione. L’esito del breve incontro online di domenica 4 dicembre riflette l’imprevedibilità della domanda e dell’offerta dei prossimi mesi e le eccezionali oscillazioni dei prezzi nell’ultima settimana.
Le quotazioni WTI e Brent sono in aumento stamane, ma resta da capire quanto incideranno in profondità le notizie dalla Cina sull’allentamento delle misure Covid - che tanto stavano deprimendo il mercato del greggio - e l’entrata in vigore da oggi, 5 dicembre, del price cap a $60 al barile sul greggio russo. Mosca ha già fatto sapere che non accetterà tale misura, a costo di limitare l’offerta del suo petrolio.
Prezzo petrolio sopra gli $80 al barile: cosa succede al greggio?
Alle ore 8.17 circa, la quotazione Brent sale dello 0,35% a 85,87 dollari al barile e i futures WTI prezzano 80,28 dollari al barile con un aumento dello 0,38%.
Durante la notte, i prezzi del greggio sono saliti fino al 2%, dopo che le nazioni OPEC+ hanno mantenuto i loro obiettivi di produzione invariati e in vista del divieto dell’Unione Europea sulle importazioni di greggio russo dal 5 dicembre, oltre all’entrata in vigore del prezzo massimo sul petrolio di Mosca.
Allo stesso tempo, in un segno positivo per la domanda di carburante, più città cinesi hanno allentato i limiti del Covid durante il fine settimana, anche se la grande nazione asiatica resta in confusione nella gestione dei contagi e delle restrizioni.
Questo mix di fattori ha dato una nuova spinta al greggio, anche se la volatilità resta la vera protagonista.
Nello specifico dei fatti accaduti in questi giorni, l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e gli alleati tra cui la Russia, chiamati insieme OPEC+, hanno concordato domenica 4 dicembre di attenersi al loro piano di ottobre, che prevede di ridurre la produzione di 2 milioni di barili al giorno (bpd) da novembre fino al 2023.
Mentre i ministri dell’OPEC+ hanno convocato la loro videoconferenza di circa 20 minuti, i funzionari di Shanghai avevano appena allentato alcune restrizioni Covid, unendosi ad altre città cinesi mentre le autorità accelerano il passaggio alla riapertura dell’economia dopo che migliaia di manifestanti sono scesi in piazza.
L’UE, intanto, vieterà la maggior parte delle importazioni marittime di greggio russo e impedirà a chiunque altro di utilizzare i servizi di spedizione o assicurazione della regione per gli acquisti di petrolio dalla Russia, a meno che non lo faccia al di sotto di un prezzo massimo di 60 dollari al barile.
Non è chiaro fino a che punto tali misure ridurranno le esportazioni di Mosca. Il price cap è comodamente al di sopra dei $50 a cui attualmente viene scambiato il grado di greggio di punta degli Urali del Paese, secondo i dati di Argus Media. Eppure Mosca ha detto che preferirebbe tagliare la produzione piuttosto che vendere petrolio a chiunque adotti il limite fissato.
Con queste potenti forze pronte a spingere i mercati petroliferi in direzioni imprevedibili, gli osservatori dell’OPEC hanno quindi affermato che la decisione del gruppo era comprensibile.
Mercato del petrolio sempre più imprevedibile
Il benchmark del petrolio è salito dell’11% quest’anno, ma è sceso dai $120 al barile a giugno a causa della crescente preoccupazione tra i trader per un rallentamento dell’economia globale.
La decisione dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e dei suoi alleati dovrebbe durare almeno alcuni mesi. Il comitato congiunto ministeriale di monitoraggio del gruppo, guidato da Arabia Saudita e Russia, si riunirà nuovamente a febbraio. A quel punto le prospettive potrebbero essere più chiare e il panel ha il potere di convocare riunioni straordinarie se ritiene che la politica di output debba essere modificata.
“Se i mercati si muoveranno negativamente, l’Opec+ interverrà”, ha affermato Christyan Malek di JPMorgan. “Ha chiarito che vuole bilanciare il mercato in modo proattivo e preventivo.”
La Russia ha ripetutamente affermato che non venderà petrolio ai Paesi che utilizzano il price cap, e ha invece tranquillamente iniziato ad acquisire più di 100 petroliere per formare una «flotta ombra» di navi per cercare di mantenere il suo flusso di petrolio nonostante le restrizioni occidentali.
Tuttavia, i trader si aspettano ancora che le esportazioni di petrolio della Russia diminuiscano nei prossimi mesi, poiché probabilmente Mosca è a corto di navi e potrebbe avere difficoltà a trovare un numero sufficiente di nuovi acquirenti al di fuori dell’UE.
L’entità del calo dell’export del greggio russo potrebbe determinare se i prezzi del petrolio saliranno o scenderanno nel 2023. I produttori come Opec+ sono anche preoccupati per il rallentamento della domanda, se le grandi economie dovessero entrare in recessione.
Helima Croft, ex analista della CIA ora presso RBC Capital Markets, ha dichiarato: “Semplicemente non sappiamo se il prezzo massimo verrà lanciato come previsto ed eviterà un’interruzione del mercato o se Mosca ha in serbo qualcosa di più dirompente.”
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