Il prezzo limite al petrolio russo, fissato a $60 al barile è in vigore: con l’intesa che mette insieme Unione Europea, Paesi del G7 e Australia, cosa cambia nel mercato del greggio?
Parte il price cap a $60 al barile sul greggio russo: gli Stati membri dell’Ue hanno concordato il tetto sugli acquisti globali di petrolio russo, dopo che la Polonia ha ritirato le sue obiezioni a un accordo che è stato a lungo dibattuto e che vuole intaccare le entrate del Cremlino dai combustibili fossili.
Anche le nazioni del G7 e l’Australia prenderanno parte all’intesa. Questo significa che dopo mesi di pianificazione e negoziati, la più grande tranche di sanzioni sul greggio russo sta per entrare in vigore. Cosa significa e cosa cambia davvero con il price cap per il mercato petrolifero e per le casse di Mosca?
Price cap a $60 al barile sul greggio russo: come funziona
Da lunedì 5 dicembre scatta il price cap al greggio russo e l’embargo Ue al petrolio di Mosca trasportato via mare (con un’esenzione per la Bulgaria, che può continuare a importare greggio russo via mare fino alla fine del 2024, in base a contratti conclusi prima del 4 giugno 2022).
Come funziona questo limite globale? Il price cap consentirà ai Paesi non Ue di continuare a importare greggio russo trasportato via mare, ma vieterà alle compagnie di spedizione, assicurazione e riassicurazione di movimentare carichi di greggio della Russia in tutto il mondo, a meno che non sia venduto a un prezzo inferiore al tetto di 60 dollari.
Poiché le compagnie di navigazione e di assicurazione più importanti hanno sede proprio nelle nazioni del G7 che aderiscono a questa sanzione, il price cap dovrebbe rendere molto difficile per Mosca vendere il suo petrolio a un prezzo più alto.
Il documento dell’accordo afferma anche che ci sarà un periodo di transizione di 45 giorni per le navi che trasportano greggio russo caricato prima del 5 dicembre e scaricato alla destinazione finale entro il 19 gennaio 2023.
Sul piano assicurativo, c’è da dire che solitamente le navi che trasportano greggio ottengono copertura per problemi come le fuoriuscite di petrolio attraverso un’organizzazione con sede a Londra chiamata International Group of P&I Clubs. L’IG, come è noto, utilizza un programma di riassicurazione fortemente dipendente dall’Ue, il che significa che i suoi servizi saranno consentiti solo se il petrolio viene spedito sotto il limite massimo.
In realtà, ci sono alcune alternative. La russa Ingosstrakh Insurance Co. è stata il principale sottoscrittore russo di coperture P&I in ottobre e potrebbe essere un’opzione. Tuttavia, la società non ha fornito indicazioni quando a novembre le è stato chiesto se si stesse affrettando a colmare il vuoto. E la capacità del mercato assicurativo russo è piccola rispetto a quella tradizionale.
Le autorità cinesi devono ancora riconoscere l’assicurazione russa, ha detto la scorsa settimana il vice ministro dei trasporti russo, ma India e Turchia lo fanno. Un raffinatore indiano ha precedentemente affermato che Mosca sta assicurando le sue spedizioni di greggio.
Da evidenziare, infine, che il prezzo massimo dovrebbe applicarsi solo alle consegne via mare di petrolio russo: i flussi attraverso l’oleodotto chiave Druzhba verso l’Europa sono ancora consentiti.
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Tetto al prezzo greggio russo: cosa farà Mosca?
La Russia ha costantemente affermato che non venderà petrolio ai Paesi che partecipano al price cap e ha avvisato che sta studiando come tagliare le forniture. Il vice primo ministro Alexander Novak aveva già dichiarato la scorsa settimana che il piano potrebbe comportare rischi significativi per i mercati delle materie prime, compresi dei deficit.
Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha affermato giovedì che la Russia continuerà a negoziare direttamente con i suoi partner sui prezzi delle vendite di greggio, osservando che “c’è sempre un elemento di equilibrio degli interessi”, anche sui prezzi. Ciò lascia spazio alla Russia per concludere vendite a prezzi inferiori al cap.
I Paesi a cui la Russia vende attualmente non partecipano al limite, ma potrebbero provare a usarlo come leva.
Numerosi Stati, inoltre, continuano a importare petrolio dalla Russia lungo l’oleodotto Druzhba, il più grande d’Europa, mentre fino a 1,5 milioni di barili al giorno di petrolio dal Kazakistan vengono spediti da un terminal vicino al porto russo di Novorossiysk. Quelli non sono vietati.
C’è da dire che la Russia dovrebbe fare affidamento su petroliere pronte a operare senza l’assicurazione occidentale, anche se i commercianti hanno avvertito che le sue esportazioni potrebbero diminuire se non fosse in grado di accedere a un numero sufficiente di navi.
Da quando è scoppiata la guerra, una serie di nuovi commercianti ha spedito il petrolio russo agli acquirenti in Asia, mentre le entità tradizionali si sono ritirate. Questi includono aziende come Coral Energy, Wellbred e Montfort. Le imprese che commerciano da Dubai senza legami con l’Ue non sono soggette alle sanzioni del blocco, ma avrebbero comunque bisogno di servizi chiave come le assicurazioni.
Quale sarà l’effetto del price cap al greggio russo?
L’iniziativa di limitazione dei prezzi è stata sostenuta soprattutto dagli Stati Uniti, desiderosi di garantire che il petrolio russo continui a essere esportato per evitare una carenza globale che provocherebbe un’impennata dei prezzi del greggio.
Gli Stati Uniti sperano inoltre che India e Cina possano sfruttare l’esistenza del price cap per negoziare sconti maggiori e diminuire così gli introiti del Cremlino.
Il segretario di Stato Usa Yellen ha affermato che il nuovo tetto massimo andrebbe particolarmente a vantaggio dei Paesi a basso e medio reddito che hanno già sopportato il peso maggiore dell’inflazione dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari causata dall’invasione della Russia.
Sulla stessa scia i commenti della presidente della Commissione Ue von der Leyen: il limite di prezzo ridurrà significativamente le entrate della Russia e aiuterà a stabilizzare i prezzi globali dell’energia, a vantaggio delle economie emergenti di tutto il mondo. Il price cap sarà regolabile nel tempo per reagire agli sviluppi del mercato.
È probabile che i flussi di petrolio e gas rappresentino il 42% delle entrate di Mosca quest’anno, circa 11,7 trilioni di rubli (191 miliardi di dollari), ha affermato il ministero delle finanze del paese.
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