Quanto perderanno le casse della Russia con il price cap a 60 dollari sul greggio di Putin? Analisti divisi: le previsioni sul budget di Mosca e su come possono davvero cambiare i prezzi del petrolio.
Il price cap al greggio russo, con l’embargo europeo sugli acquisti di petrolio da Mosca, sono attivi: quanto colpiranno, davvero, le casse di Putin.
I funzionari europei hanno sostenuto che il limite - negoziato la scorsa settimana dopo mesi di contrattazioni tra Stati Uniti e alleati - è un modo per far togliere benzina alla macchina da guerra russa. Il tetto vuole assicurare che il livello non sia così basso da portare il Cremlino a tagliare significativamente la produzione, il che rischierebbe di far salire i prezzi globali.
La Russia finora non ha annunciato specifiche ritorsioni, ma i funzionari affermano di voler continuare a deviare i flussi verso Paesi come la Cina e l’India che non aderiscono formalmente al limite di prezzo.
Le valutazioni sull’impatto del price cap restano discordanti: quanto impatteranno sul budget da guerra di Putin? Alcune analisi a confronto.
Price cap al greggio russo: i dubbi sul suo impatto
Sono diverse le valutazioni su quanto sarà davvero doloroso il price cap al greggio russo.
Il tetto al prezzo non è abbastanza basso da intaccare le entrate del Cremlino il prossimo anno e gli economisti affermano che anche se dovesse portare a un calo della produzione di greggio, Vladimir Putin continua ad avere soldi a sufficienza per il suo sforzo bellico, almeno per ora.
A $60 al barile, “il prezzo massimo sembra molto generoso”, ha affermato Sofya Donets, economista di Renaissance Capital. “È vicino a quanto previsto dal mercato per il 2023 e al livello suggerito nel budget della Russia.”
Secondo alcune analisi, anche senza il limite di prezzo - insieme alle restrizioni sulle spedizioni e sulle assicurazioni volte a ostacolare il commercio russo - il Cremlino si aspettava un calo di quasi il 25% delle entrate fiscali da petrolio e gas con la diminuzione della produzione e di alcuni prezzi.
Ma anche con l’aumento della spesa per la guerra, la Russia è stata in grado di coprire facilmente il suo deficit di bilancio attingendo al suo fondo patrimoniale e prendendo a prestito sul mercato obbligazionario locale.
Secondo Olga Belenkaya, economista di Finam, un calo di 10 dollari del prezzo del petrolio dai 70 dollari al barile potrebbe tagliare un 1 trilione di rubli (16 miliardi di dollari) di entrate. In realtà la differenza è minore, poiché il prezzo a budget include costi come il trasporto e l’assicurazione, che non vengono conteggiati nel price cap.
Inoltre, se il prezzo massimo riduce i proventi delle esportazioni il prossimo anno, ciò potrebbe indebolire il rublo, fornendo un ulteriore impulso al bilancio, ha affermato. Poiché le tasse sull’energia arrivano principalmente in dollari ed euro, il loro valore in rubli - che è ciò che conta per il Cremlino - cresce quando la valuta russa si indebolisce.
Natalia Lavrova di BCS Financial Group ha affermato che l’effetto potrebbe essere sufficiente per consentire al governo di raggiungere i suoi obiettivi di riduzione delle entrate energetiche per il prossimo anno, anche se il tetto mantiene i prezzi al di sotto dei $70 nel budget.
Quanto può perdere la Russia
La pressione a tutto campo sulle esportazioni di carburante verso quelli che erano stati i suoi mercati più grandi potrebbe essere comunque dolorosa per il Cremlino. Gli economisti della banca centrale russa hanno affermato che il limite di prezzo e le restrizioni all’esportazione potrebbero essere uno “shock in grado di ridurre significativamente l’attività economica nei prossimi mesi”.
L’attuale previsione del Governo di un calo di quasi il 9% della produzione di petrolio l’anno prossimo costerà da circa 1 trilione di rubli a 1,4 trilioni di rubli di mancati introiti, secondo Bloomberg Economics. I prezzi più bassi dettati dalle sanzioni e da altre restrizioni sulle esportazioni potrebbero ridurre di altri 500 miliardi di rubli le entrate del Cremlino.
Alexander Isakov, economista russo, ha ipotizzato che il budget subirà un deficit di circa l’1% del Pil delle entrate. Il calo delle entrate spingerà il governo verso l’austerità fiscale, se vuole mantenere stabili l’inflazione e il servizio del debito. Ciò porterebbe a un più profondo -3% del Pil.
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