La prima grande casa automobilistica interrompe la produzione negli Usa. Stop dal 12 maggio

Ilena D’Errico

23 Aprile 2025 - 23:20

Ormai non si torna indietro. La prima grande casa automobilistica interrompe la produzione negli Usa a causa dei dazi.

La prima grande casa automobilistica interrompe la produzione negli Usa. Stop dal 12 maggio

Gli effetti dei dazi iniziano a farsi sentire. La prima grande casa automobilistica interrompe la produzione negli Usa, ma non è corretto dire che sarà il mercato americano a esserne colpito. Si tratta infatti di Mazda, che preferisce interrompere la produzione delle CX-50 dirette al Canada, che dopo l’annuncio di Donald Trump ha adottato delle contromisure per rispondere agli Stati Uniti. Così, lo stabilimento di Huntsville in Alabama smetterà di produrre veicoli per il mercato canadese. I concessionari statunitensi continueranno a vendere i veicoli CX-50 fino a esaurimento scorte.

Lo stop parte dal 12 maggio e non sappiamo ancora quanto durerà, anche perché la casa automobilistica si è preparata a compensare la differenza senza subire alcun disagio. Come si evince dal comunicato stampa ufficiale dell’azienda, infatti, il volume di produzione complessivo non subirà modifiche. Sarà aumentata la produzione per il mercato statunitense, riversando tutto l’impegno per far crescere ulteriormente l’attività. Nel frattempo, Mazda continua a monitorare gli sviluppi politici, dichiarandosi aperta a “risposte flessibili” in conseguenza alle tendenze del mercato.

Mazda interrompe la produzione negli Usa verso il mercato canadese

Oltre al comunicato stampa ufficiale anche le recenti dichiarazioni di Sandra Lemaitre, portavoce di Mazda Canada, confermano lo stop della produzione. Ormai non c’è dubbio, niente più crossover CX-150 per Ottawa. Le vendite proseguiranno fino a quando consentito dalle scorte dei concessionari canadesi, comunque molto limitate a dire della portavoce, rinunciando così al 12,2% della produzione totale dell’azienda. Nel 2024, per esempio, le vendite al Canada hanno rappresentato il 15% del totale delle CX-50, corrispondente a 10.759 veicoli.

Come anticipato, l’azienda punta a eguagliare la produzione con le vendite nel mercato statunitense, ma il futuro resta comunque incerto. Se le tariffe commerciali ambivalenti non subiranno modifiche, l’azienda potrebbe trovarsi dinanzi a un bivio: aumentare il prezzo delle CX-50 in Canada per compensare i costi aggiuntivi o ritirare del tutto il modello dal mercato canadese. Ciò che è certo per adesso è che i canadesi desiderosi di acquistare il crossover dovranno affrettarsi, prima che la disponibilità dei concessionari esaurisca.

Mazda, come tutte le altre case automobilistiche peraltro, subirà inevitabilmente l’aumento dei costi per la componentistica dovuto alle nuove tariffe commerciali. Il settore automobilistico è uno di quelli più colpiti da questo principio di guerra commerciale, costringendo l’intera industria a trovare soluzioni alternative, rivedere i prezzi e stravolgere la catena produttiva per limitare i danni. Un problema che coinvolge l’intera produzione di auto, anche se per i veicoli elettrici si aggiungono le restrizioni alle esportazioni di metalli dalle terre rare imposte dalla Cina.

L’obiettivo di Trump, valorizzare l’industria statunitense, potrebbe così rivelarsi un boomerang. Basti pensare che lo stesso Elon Musk, inizialmente quasi avvantaggiato dalle tariffe sulle automobili, sta spingendo per una revisione dei dazi. Non sembra però avere grande influenza sul leader statunitense, per lo meno non quanto ci si sarebbe aspettato. D’altro canto, le case automobilistiche sono oggi costrette a rafforzare la produzione statunitense per aggirare l’ostacolo dei dazi, perciò la strategia del tycoon può rivelarsi efficace almeno in un primo momento.

Non solo Mazda, chi produce auto prova ad aggirare i dazi

A imitare la strategia di Mazda è anche una delle sue storiche competitor, niente di meno che il primo produttore di auto in tutto il mondo: Toyota. Il Toyota Rav4 doveva essere infatti prodotto, oltre che in Giappone, in Canada. Con l’imprevedibilità attuale dell’economia e una guerra commerciale all’orizzonte, pare che anche questa casa automobilistica nipponica stia puntando a rafforzare la produzione negli Stati Uniti. La chiave risiederebbe, secondo le indiscrezioni almeno, in uno stabilimento del Kentucky per soddisfare gli obiettivi di produzione della nuova generazione del Toyota Rav4. Un nuovo massiccio stabilimento, oltre agli 11 già presenti negli Usa, richiede però tempo e investimenti. La casa automobilistica potrebbe però avere tutte le condizioni di prepararsi, visto che il lancio dei nuovi veicoli non è atteso prima del 2027. Nel frattempo, l’instabilità regna sovrana.

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