Giorgia Meloni ha annunciato di voler ampliare il primo scaglione Irpef: ecco cosa significa e quali sarebbero i vantaggi per pensionati, dipendenti e autonomi.
Chi ha poca dimestichezza con le regole per la tassazione dei redditi potrebbe non aver compreso a pieno le dichiarazioni fatte da Giorgia Meloni ai sindacati nell’incontro del 30 maggio scorso, quando tra i temi affrontati si è parlato anche di stipendi e pensioni.
Nel dettaglio, la presidente del Consiglio ha dichiarato di voler “ampliare sensibilmente lo scaglione più basso dell’Irpef” confermando quindi l’intenzione del proprio governo di voler tagliare le tasse a tutti i contribuenti. Come vedremo di seguito, infatti, viste le regole per il calcolo dell’Irpef ogni contribuente - chi più e chi meno ovviamente - gioverebbe di tale operazione.
Dopo settimane d’indiscrezioni, quindi, il governo sembra aver svelato le carte riguardo alla riforma fiscale che diventerà operativa a inizio 2024: tra le diverse ipotesi di revisione delle aliquote Irpef alla fine sembra che ad aver avuto la meglio sia stata quella che appunto estende la fascia di reddito in cui si applica l’aliquota Irpef più bassa, pari al 23%, con vantaggi per ogni lavoratore e pensionato.
Come avviene la tassazione Irpef oggi
Per capire il significato delle parole di Giorgia Meloni, nonché per comprendere le prossime mosse del governo in merito alla riforma fiscale, bisogna avere ben chiare le regole per il calcolo dell’Irpef, ossia l’imposta - progressiva, personale e diretta - che la persona fisica paga sui redditi da lavoro dipendente, assimilati e di impresa.
Oggi le aliquote applicate per il calcolo Irpef sono 4, sulla base di altrettanti scaglioni di reddito. Nel dettaglio:
- 23% per i redditi fino a 15 mila euro;
- 25% per i redditi compresi tra 15.001 e 28 mila euro;
- 35% per i redditi compresi tra 28.001 e 50 mila euro;
- 43% per i redditi oltre i 50 mila euro.
Come detto sopra si tratta di un’imposta progressiva: ciò significa che l’aliquota si applica solamente sulla quota di reddito che eccede l’importo dello scaglione precedente. Prendiamo come esempio un reddito di 30 mila euro: per i primi 15 mila euro si applica un’aliquota del 23%, per gli altri 13 mila (fino a 28 mila) il 25% e per i restanti 2 mila euro il 35%.
A seconda del reddito, poi, si applicano le relative detrazioni, le cui regole cambiano a seconda della tipologia del reddito: a tal proposito, qui trovate una guida sulle detrazioni da lavoro dipendente, qui una sul lavoro autonomo e qui quella per le pensioni.
Ampliando il primo scaglione di reddito ci guadagnano tutti
L’intenzione annunciata da Meloni è quindi di ampliare il primo scaglione di reddito “il più possibile”: le ultime indiscrezioni ci dicono che il governo potrebbe accorpare prima e seconda fascia - facendo sì che per i primi 28 mila euro di reddito è dovuta solamente il 23% d’imposta - ma per una cifra precisa bisognerà aspettare ulteriori valutazioni.
Un ampliamento che converrebbe a tutti, eccetto che per coloro che guadagnano meno di 15 mila euro per i quali non ci sarebbe alcuna variazione rispetto a oggi.
Sopra questa soglia, invece, tutti gioverebbero della revisione delle aliquote Irpef in quanto per la parte di reddito compresa tra i 15 mila e i 28 mila euro gioverebbe di un risparmio del 2%.
Quindi, mentre su uno stipendio di 28 mila euro, al netto delle detrazioni, oggi si paga un Irpef di 6.700 euro l’anno, con la novità annunciata da Meloni scenderebbe a 6.440 euro, con un risparmio - netto - di 260 euro l’anno quindi. Lo stesso risparmio verrebbe garantito anche ai redditi che superano questa soglia, in quanto appunto pagherebbero 260 euro in meno d’imposta per i primi 28 mila euro di reddito.
Per chi guadagna meno di 28 mila euro, invece, il risparmio sarebbe inferiore: ad esempio, pagherà appena 60 euro in meno l’anno chi ha un reddito di 18 mila euro, mentre sale a 100 euro per un reddito di 20.000 euro.
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