Durante la manifestazione di Non una di meno a Roma è stata danneggiata la sede di Pro Vita e Famiglia: ecco qual è la mission di questa Onlus e da chi è guidata.
Perché la sede di Pro Vita e Famiglia è stata danneggiata durante la manifestazione di Non una di meno a Roma? Per quale motivo subito dopo l’accaduto Giorgia Meloni ha espresso tramite un post social la sua solidarietà polemizzando con le opposizioni e la Cgil?
Il corteo annuale di Non una di meno contro la violenza sulle donne quest’anno è arrivato in un momento molto particolare, con l’opinione pubblica scossa dal brutale femminicidio di Giulia Cecchettin per mano del suo ex fidanzato e il dibattito sul patriarcato innescato dalla lettera aperta scritta da Elena Cecchettin - sorella della studentessa uccisa - e poi pubblicata dal Corriere della Sera.
A Roma sabato 25 novembre 500.000 persone hanno sfilato per le vie della Capitale, con un gruppo di circa 200 persone che poi si sarebbe staccato attaccando la sede della Onlus Pro Vita e Famiglia: vetrine rotte, scritte recitanti “aborto libero” e una bottiglia con polvere pirica rinvenuta all’interno degli uffici dell’associazione.
Per gli inquirenti si tratterebbe di un vero e proprio ordigno che “avrebbe potuto causare danni enormi”. A stretto giro Giorgia Meloni ha pubblicato sui social un duro post condannando fermamente l’accaduto “io non so come si pensi di combattere la violenza contro le donne rendendosi protagonisti di intollerabili atti di violenza e intimidazione come quelli avvenuti sabato a danno dell’associazione Pro Vita & Famiglia”, chiedendo poi risposte anche a Elly Schlein, Giuseppe Conte e Maurizio Landini “ai quali tutti manifestammo la nostra solidarietà in occasione del vergognoso assalto alla sede del sindacato”.
Ma cos’è Pro Vita e Famiglia? Chi sono i suoi fondatori? Perché la sua sede è stata vandalizzata durante la manifestazione di Non una di meno? Cerchiamo di capire meglio allora di cosa si occupa questa Onlus.
Pro Vita e Famiglia: chi sono e cosa vogliono
Pro Vita e Famiglia è una Onlus fondata nel 2012 da Toni Brandi, un imprenditore operante nel campo del turismo che in precedenza è stato a capo della Fondazione Italiana di Ricerca sui Laogai, i campi di lavoro forzato presenti in Cina.
Vicepresidente e portavoce invece è Jacopo Coghe - imprenditore del design classe 1984 e padre di ben sei figli - che nel 2013 ha fondato Generazione Famiglia poi confluita nel 2019 in Pro Vita e Famiglia.
Nel sito ufficiale si legge che l’associazione - di carattere apartitico - è attiva in tutta Italia con 110 circoli territoriali, impegnandosi per costruire “una società fondata sui valori della vita e della famiglia, contro la cultura della morte”.
Questi sono gli obiettivi di Pro Vita e Famiglia.
- Difendere la dignità della vita umana e dell’insostituibile ruolo della famiglia, ispirandosi a principi cristiani, basandosi sulla ragione, sulla legge morale naturale accessibile a ogni persona e sui risultati della migliore ricerca scientifica.
- Promuovere la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.
- Sostenere la libertà e priorità educativa dei genitori.
In sostanza Pro Vita e Famiglia è una onlus che difende la famiglia “tradizionale”, antiabortista in quanto a difesa dei bambini e della vita dal concepimento alla morte. Di recente l’associazione si è detta contraria alla teoria gender, all’utero in affitto e a una legge sull’omotransfobia.
Le critiche e l’assalto di Roma
Da anni l’associazione Pro Vita e Famiglia è accusata di avere degli stretti rapporti con i movimenti di estrema destra. Il legale della Onlus è Alessandro Fiore, figlio del neofascista Roberto leader di Forza Nuova ora a rischio di dieci anni e mezzo di carcere per l’assalto alla sede della Cgil.
Anche nel 2022 durante la manifestazione Non una di meno di Roma la sede di Pro Vita e Famiglia è stata vandalizzata con scritte “aborto libero” fatte con vernice rossa; per l’associazione “i collettivi fascio-femministi” difendono “un aborto libero che non è libero ma anzi strumento di oppressione sessista”.
Così il ricercatore dell’Università di Verona e studioso dei movimenti anti-gender Massimo Prearo ha descritto, in una intervista a Il Manifesto, l’associazione Pro Vita e Famiglia.
Il centro di questa galassia oggi in Italia è Pro Vita & Famiglia. Questo gruppo si ispira all’esperienza francese di Manif pour tous. Il principio di fondo che muove la loro azione è il mimetismo. Questi gruppi si presentano come «semplici cittadini», si dichiarano apolitici e aconfessionali e i loro discorsi sono intrisi di richiami al «buon senso», «l’evidenza», «la scienza».
Sono discorsi a circuito chiuso che puntano a bombardare il dibattito con storie estreme. Puntano a creare allarmismo verso il futuro: «ecco verso dove andiamo», «ecco quello che succederebbe se…».
Si presentano come un movimento popolare e civico. In realtà sono sorretti da un gruppo ristretto di persone che svolge una sorta di attivismo imprenditoriale, facendo lobbying fuori e dentro le istituzioni e i partiti. La mobilitazione è gestita interamente dall’alto. La verità è che esistono soprattutto in rete e sui social. Hanno anche dei gruppi locali ma sono spesso composti da poche persone. Si evince anche dal fatto che da diversi anni non organizzano grandi manifestazioni di piazza, al di fuori degli eventi tradizionali identitari dell’associazionismo ultracattolico.
Da tempo Pro Vita e Famiglia è finita nel mirino di diversi collettivi femministi, con l’Onlus accusata di fare “terrorismo antiabortista” fino ai fatti di Roma che sono stati duramente condannati anche dalla premier Giorgia Meloni.
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