Mugugni sui ritardi del PNRR, polemiche sui Pos e critiche a Bankitalia: il parricidio dell’esperienza Draghi è iniziato, in vista del voto di febbraio. Ma il no ai fondi Ue per la sanità è ipocrita
Riduzione immediata del taglio delle accise sulla benzina e aumento delle sigarette dal 1 gennaio. Lo stato di salute dei conti pubblici sta tutto in queste mosse da Prima Repubblica del governo, alla prese da qualche giorno con il valzer degli emendamenti alla Manovra. Il cui sbarco in Parlamento dopo la bollinatura, sia chiaro, non ha affatto tolto dal tavolo il rischio di esercizio ptovvisorio. Lo ha solo tramutato in arma strategica, in extrema ratio. Quasi una mossa da muoia Sansone con tutti i filistei, magari da usare come minaccia post-elezioni regionali di febbraio.
Le critiche di Bankitalia? Non mi sorprendono. Bankitalia è partecipata da banche private. La Bce, al contrario, ritiene che non si possa obbligare ad avere una moneta privata, perché riconosce solo le monete nazionali, dunque l’euro. Insomma parliamo di due visioni legittime ma opposte. Così parlò il sottosegretario per il Programma, Giovanbattista Fazzolari. Non uno qualsiasi ma forse il più fedele collaboratore di Giorgia Meloni, da 25 anni al suo fianco. Le critiche di Palazzo Koch alla Manovra fanno male. E quella correlazione così netta fra aumento del tetto del contante e rischio evasione rappresenta un nervo scoperto per la destra legalitaria.
Meglio buttarla in politica, quindi. Scomodando le carte di credito, le società che le emettono e gestiscono e le banche che ne incassano il dividendo di diffusione. E non stupisca la difesa in parallelo della Bce: perché la più grande mutazione che il governo Meloni ha compiuto da quando si è insediato è proprio la rivalutazione del ruolo della Banca centrale. di fatto falsamente dipinta come entità a parte dall’Europa matrigna. Rivalutazione interessata, ovviamente. [...]
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