I partiti premono per inserire nel prossimo decreto Aiuti di luglio un intervento contro l’inflazione: rinnovo del bonus 200 o taglio dell’Iva sui beni alimentari, ma la coperta dei fondi è corta.
La coperta dei fondi è corta e il governo Draghi, dopo le dimissioni del presidente del Consiglio, è in carica solo per gli affari correnti. Ma partiti e ministri premono sul ministero dell’Economia per far inserire nel nuovo decreto Aiuti, atteso per fine luglio o inizio agosto, almeno un nuovo intervento a favore delle classi medio-basse per contrastare il caro-vita. Intervento che si somma alla proroga del taglio delle bollette e agli aiuti alle imprese energivore.
La presidenza della Repubblica, dopo l’appello pubblico di Sergio Mattarella, invita l’esecutivo a fare il possibile per affrontare le emergenze del Paese, nonostante le Camere siano già state sciolte, in attesa delle elezioni anticipate. Che il momento è fuori dal comune lo ha ribadito stamattina anche il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta.
L’oramai ex esponente di Forza Italia ha spiegato che “gli affari correnti in un momento eccezionale sono strumenti eccezionali: tra guerra, inflazione e caro-energia il governo, per come per come è stato concordato anche con il capo dello Stato, avrà tutti i poteri per rispondere ai problemi, tranne quello di poter mettere la fiducia”.
Possibile proroga per il bonus 200 euro
Si ragiona quindi su uno di questi due interventi: la proroga del bonus 200 euro o un taglio dell’Iva sui beni di largo consumo. Già inserire uno dei due sarà complicato, perché il governo deve trovare la quantità maggiore di risorse nel bilancio dello Stato senza ricorrere ad alcuno scostamento di bilancio, impossibile da varare a Camere sciolte.
Non solo, anche senza aumentare le tasse (a partire da quella sugli extraprofitti delle aziende energetiche), opzione non del tutto impossibile, ma altrettanto complessa. Il rinnovo del bonus 200 euro consisterebbe nel garantire un nuovo contributo, probabilmente per un’altra mensilità più che spalmato nel corso di vari mesi, come si era ipotizzato prima che cadesse il governo Draghi.
Ne beneficerebbero quindi lavoratori, pensionati, disoccupati, collaboratori, percettori del Reddito di cittadinanza e autonomi, mantenendo probabilmente la soglia di reddito entro i 35mila euro annui. Il tutto mentre la prima tranche è stata già ricevuta dai pensionati e da molti beneficiari del Reddito, mentre gli altri devono attendere tra agosto e fine anno, a seconda della categoria a cui appartengono.
Il piano di Brunetta per tagliare i prezzi del supermercato
Quanto al taglio dell’Iva il piano era stato messo appunto dal ministro Brunetta assieme al collega al ministero dell’Economia Daniele Franco. Consisterebbe nell’abbassare o azzerare l’imposta sul valore aggiunto che pesa su tutti i prodotti di prima necessità. Il taglio dovrebbe essere applicato per tutti in modo indiscriminato, sostenendo però maggiormente chi ha redditi medio-bassi e sta subendo gli effetti più negativi dell’aumento generalizzato dei prezzi.
Oggi l’aliquota massima su beni e servizi di largo consumo è al 22%. Non è ancora stato stabilito l’elenco dei prodotti coinvolti, ma molto probabilmente si può partire da quelli per l’igiene personale e a seguire abbigliamento e calzature non di lusso. Può poi calare l’Iva su elettrodomestici, mobili ed elettronica di consumo.
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Secondo Brunetta, nonostante la caduta di Draghi, “è necessario tutelare il potere d’acquisto degli italiano ed il carrello della spesa deve rimanere lo stesso: la mia proposta proposta è utilizzare l’extragettito fiscale”.
I soldi a disposizione dello Stato
Facciamo due conti: prima dello scioglimento delle Camere si era parlato di una dote di 10-13 miliardi di euro, a cui si poteva arrivare anche alzando leggermente il prelievo sugli extraprofitti. Ad oggi si deve partire da quanto garantito dalle maggiori entrate fiscali, dovute per lo più all’inflazione. Sicuramente il Mef ha a disposizione 3,3 miliardi, con cui finanziare la proroga del taglio degli oneri di sistema e dell’Iva sulle bollette oltre che il bonus sociale per il quarto trimestre dell’anno.
Il bonus 200 euro, invece, costa da solo 6,8 miliardi, almeno nella formula prevista dalla prima tranche. Difficile, invece, valutare il costo dell’intervento sull’Iva, che dipende dall’entità del taglio e dalla quantità di beni coinvolti, ma costerà di sicuro qualche miliardo. Fare tutto, quindi, significa spendere esattamente quei 13 miliardi massimi di cui si era parlato.
Grazie al ddl assestamento di bilancio, che verrà votato in Parlamento alla fine della prossima settimana, si stima che lo Stato abbia una dote da 8,5 miliardi, che grazie alle maggiori entrate può arrivare al massimo a uno spazio di bilancio da 10 miliardi. Da qui, anche se si volesse utilizzare tutto questo spazio, senza tenere una dote per ulteriori emergenze, deriva la scelta obbligata tra rinnovo del bonus 200 euro e taglio dell’Iva. Il primo, comunque, potrebbe vedere una platea ridotta rispetto agli attuali 30 milioni di italiani coinvolti, per risparmiare qualcosa.
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