Quando decade la residenza (e conseguenze)

Ilena D’Errico

5 Ottobre 2024 - 22:12

Ecco tutti i casi in cui si verifica la cancellazione della residenza e quali sono le conseguenze per il cittadino che la subisce.

Quando decade la residenza (e conseguenze)

La residenza è un concetto così abituale che ci si dimentica della sua importanza. In realtà, l’iscrizione anagrafica e la reperibilità presso un indirizzo collocato nel territorio italiano sono indispensabili per esercitare i diritti che la Costituzione riserva ai cittadini dello Stato. Ecco perché è fondamentale conoscere le ipotesi di decadenza della residenza, al fine di prevenire le possibili conseguenze o comunque agire tempestivamente per ottenere una nuova iscrizione anagrafica.

Morte

La residenza decade alla morte del cittadino, dichiarata dall’apposito certificato medico-legale o dal tribunale. In questo caso, il soggetto in questione viene automaticamente cancellato dall’Anagrafe della popolazione residente, a cui la comunicazione viene inoltrata direttamente dall’ufficiale di stato civile.

Emigrazione e trasferimento

Se il cittadino si trasferisce in un altro Comune la residenza viene cancellata dall’anagrafe della popolazione residente del Comune di provenienza entro 2 giorni lavorativi dalla comunicazione del nuovo Comune di residenza (a cui il cittadino richiede l’iscrizione). In altre parole, si verifica un cambio di residenza. Lo stesso vale per le persone senza fissa dimora che comunicano lo spostamento del domicilio.

Quando il cittadino si trasferisce in uno Stato estero, invece, la cancellazione dall’anagrafe della popolazione residente non è seguita dall’iscrizione in un Comune diverso, pertanto il cittadino non risulta più risiedere in Italia e non ha residenza sul territorio. In questi casi, il cittadino italiano si iscrive all’Aire, mentre il cittadino straniero nella nuova residenza scelta. Anche in questa ipotesi la cancellazione avviene entro 2 giorni lavorativi.

Irreperibilità

La residenza può decadere anche per l’irreperibilità del cittadino, quella situazione in cui non c’è riscontro rispetto alla dimora abituale nel luogo dichiarato. L’irreperibilità può essere accertata dal censimento generale della popolazione, quando il cittadino assente non si reca negli uffici anagrafici entro il periodo richiesto, oppure attraverso l’accertamento avviato d’ufficio oppure su segnalazione di un cittadino o di un’amministrazione.

Per esempio, l’ex coniuge potrebbe chiedere la verifica per cancellare la residenza dell’altro che ha abbandonato la casa familiare. Il procedimento deve durare almeno 365 giorni, nei quali devono susseguirsi tutte le verifiche necessarie ad escludere la reperibilità del cittadino all’indirizzo in questione.

Mancato rinnovo della dichiarazione di dimora abituale

Per i cittadini stranieri c’è un’ipotesi aggiuntiva di cancellazione della residenza, il cui procedimento inizia quando non viene presentata la dichiarazione di dimora abituale entro 60 giorni dal rinnovo del permesso di soggiorno. A questo punto, alla scadenza del permesso di soggiorno da almeno 180 giorni, il cittadino viene convocato dall’ufficio anagrafico competente per rendere la dichiarazione di dimora abituale e mostrare il documento rinnovato. Se il cittadino straniero non risponde all’invito entro 30 giorni avviene la cancellazione della residenza.

Conseguenze della cancellazione della residenza

La cancellazione della residenza pregiudica l’accesso a tutti i diritti correlati allo status di cittadino, cominciando dai servizi pubblici. Si perdono così i diritti di voto e quindi la possibilità di votare e candidarsi alle elezioni politiche, ma anche quelli anagrafici relativi al rilascio di documenti di riconoscimento e di identità e ai certificati anagrafici, indipendente dalla motivazione della richiesta.

Non è possibile accedere alle prestazioni sanitarie del Ssn senza residenza perché non ci può essere iscrizione all’Asl di competenza o elezione del medico di base (o pediatra di libera scelta) e nemmeno ricevere prestazioni assistenziali di nessun genere.

Il cittadino privo di residenza non può agire o difendersi in giudizio in modo efficace, perché senza elezione di un domicilio non riceve atti e documenti, ma anche perché non può ottenere il gratuito patrocinio. Anche il lavoro diventa problematico, perché senza residenza non è possibile iscriversi ai Centri per l’impiego né tantomeno aprire una partita Iva.

Bisogna quindi agire al più presto per ottenere una residenza, richiedendo l’iscrizione anagrafica presso un Comune italiano e fornendo l’indirizzo di dimora abituale, che deve corrispondere al vero perché potrebbe essere oggetto di controlli appositi.

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