Cambiare residenza è utile per utilizzare i servizi pubblici ed essere reperibili, ma per alcune persone si tratta di un vero e proprio obbligo. Ecco quando e cosa rischia chi non lo rispetta.
Raramente si considerano i possibili obblighi relativi alla residenza. La maggior parte delle persone si limita a spostarla quando si trasferisce oppure nemmeno in quei casi, dimenticandosene completamente. Questa pratica non è fra le più utili, perché cambiare la residenza in modo che coincida con quella reale permette di accedere ai servizi pubblici e di essere reperibili.
Non aver cambiato la residenza può comportare grossi disagi e, come approfondiremo, anche spese non indifferenti. Al di là di ciò, in alcuni casi il cambio di residenza è obbligatorio. Il soggetto in questione non deve solo farlo per evitare inconvenienti, ma vi è tenuto per legge. Le conseguenze sono variabili a seconda del motivo per cui esiste l’obbligo, ma possono essere anche gravi. Ecco cosa c’è da sapere.
Il cambio di residenza è obbligatorio?
Secondo il Codice civile, la residenza corrisponde alla dimora abituale del cittadino, quel luogo in cui pernotta e trascorre la maggior parte del tempo. Altro non è che l’abitazione principale. Questo dato pubblico risulta con l’iscrizione nei registri dell’Anagrafe comunale ed è necessario per usufruire dei servizi pubblici (tra cui la sanità e l’istruzione) ed essere reperibili per le comunicazioni ufficiali, compresi gli atti giudiziari.
Avendo questa rilevanza, la residenza anagrafica deve sempre coincidere con la dimora abituale del cittadino e di fatto il cambio è sempre obbligatorio quando la dimora varia. Allo stesso tempo, al di fuori di alcune particolari situazioni, non ci sono vere e proprie sanzioni dirette. Chi non ha cambiato la residenza rischia comunque delle conseguenze, relative alle funzioni collegate.
Tecnicamente, il cambio di residenza è obbligatorio in presenza di un trasferimento definitivo. Non è obbligatorio né proficuo spostare la residenza per trasferimenti temporanei, situazioni in cui è utile modificare invece la dimora.
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Cosa rischia chi non fa il cambio di residenza
Come anticipato, al di fuori delle ipotesi specifiche, il mancato cambio di residenza comporta vari fastidi, ecco quelli principali.
- Prestazioni sanitarie: in una Regione diversa da quella in cui si ha la residenza è possibile effettuare visite ed esami con il Ssn, ma non usufruire del medico di famiglia e del pediatra di libera scelta, per i quali è richiesto il pagamento della visita. Per ovviare al problema, è necessario presentare richiesta esclusivamente per motivi di salute, vacanze, studio o lavoro.
- Scuola pubblica: come per la sanità, anche la scuola pubblica è accessibile su tutto il territorio italiano, indipendentemente dalla residenza. Per i gradi non obbligatori, tuttavia, l’iscrizione può essere subordinata alla residenza limitrofa, ciò vale per asilo nido e scuola dell’infanzia. Anche per gli altri gradi, tuttavia, è spesso data precedenza ai residenti limitrofi, con possibilità che l’alunno sia indirizzato presso una scuola vicina alla residenza.
- Notifiche: per la maggior parte delle persone, il domicilio è insieme alla residenza. Non spostandoli, tutte le notifiche consegnate si considerano notificate, compresi atti giudiziari, richieste di pagamento e così via. Il problema non si pone se il cittadino ha diverso domicilio.
- Irreperibilità: il Comune può effettuare (anche dietro segnalazioni) appositi controlli per verificare la residenza. Appurando che il soggetto non vive lì procede con la cancellazione, così che il cittadino rimane senza residenza e i diritti correlati (diritto di voto, rinnovo dei documenti di riconoscimento, prestazioni sanitarie e così via).
Affittare un immobile
Il cambio di residenza è obbligatorio per il locatore che dà in affitto l’immobile in cui viveva e deve essere fatto in tempi brevi, coerentemente con la stipula del contratto. Se il proprietario non cambia residenza risulta infatti convivente con gli inquilini, i quali possono recarsi all’Anagrafe comunale per verificare il dato e chiedere la cancellazione della residenza.
Ovviamente, non deve cambiare residenza il locatore che affitta solo parte dell’immobile e continua a vivere nell’altra metà oppure a un differente piano dell’appartamento. Ipoteticamente, il proprietario mantiene legittimamente la residenza anche quando vive con i conduttori, se questi ultimi sono d’accordo.
Agevolazioni fiscali
Infine, il cambio di residenza è obbligatorio anche per usufruire di determinate agevolazioni fiscali correlate all’abitazione. Le principali sono senza dubbio il bonus prima casa e l’esenzione Imu. Per il primo è richiesto il cambio di residenza nello stesso Comune della casa entro 18 mesi, pena una sanzione pari al 30% dell’imposta.
Riguardo all’esenzione Imu, invece, non è possibile fruirne senza che il richiedente abbia la residenza nell’abitazione in questione.
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