È reato non restituire i soldi prestati?

Ilena D’Errico

29 Ottobre 2022 - 15:42

Non restituire i soldi prestati: quando è reato, quali sono le conseguenze per il debitore e come procedere per ottenere il rimborso.

È reato non restituire i soldi prestati?

Restituire i soldi prestati è senza dubbio un obbligo morale, così come utilizzare la somma ricevuta in prestito per lo scopo concordato. Non farlo comporta ovviamente conseguenze negative sulle relazioni personali, ma bisogna comprendere se si tratti o meno un reato.

Generalmente non si può parlare di reato per la mancata restituzione di un prestito, in quanto questa tematica non è prevista dal codice penale, perlomeno quando sussiste la buona fede del debitore. Quando, invece, il debito viene contratto con l’intenzione di non pagarlo, oppure i soldi ricevuti vengono spesi per finalità diverse, allora sì che può configurarsi un reato.

A ogni modo, anche se il debito non viene saldato in buona fede, non vuol dire che questa condotta sia legale, pertanto il creditore ha a disposizione delle procedure per ottenere la restituzione della somma prestata.

Non restituire i soldi prestati: le possibili conseguenze

Nel caso in cui i soldi prestati non vengano restituiti secondo le tempistiche concordate, magari per impossibilità materiale, il creditore può agire esclusivamente in via civile per ottenere il rimborso che gli spetta, eventualmente maggiorato da eventuali risarcimenti.

Nel dettaglio, è possibile richiedere un decreto ingiuntivo, ossia un provvedimento del Giudice che obbliga il debitore alla restituzione, pena il pignoramento dei beni. Il vantaggio di questo metodo è che si tratta di una procedura decisamente rapida ed economica per ottenere il recupero di un credito.

La rapidità del procedimento, così come i costi ridotti, è dovuta principalmente al fatto che il Giudice non provvede all’accertamento tramite l’ascolto del debitore, bensì emana il provvedimento sulla sola esistenza del prestito. Quest’ultimo, tuttavia, deve essere provato da un documento scritto.

Nel caso in cui non esista un documento scritto che provi l’esistenza del credito, bisogna avviare una causa civile volta innanzitutto all’accertamento del fatto, con costi e tempistiche decisamente più elevati.

Ad ogni modo la procedura civile non è sempre l’unica strada possibile, si entra infatti nel campo penale quando il debitore agisce con dolo e cioè con lo scopo preesistente di frodare il creditore, in sostanza sapendo già che non restituirà o non potrà restituire la somma ricevuta in prestito.

Quando non restituire i soldi diventa un reato

In tutte le situazioni nelle quali la mancata resa dei soldi prestati è dovuta a circostanze di cui il debitore era preventivamente a conoscenza, come la mancata disponibilità, si configura un reato: l’insolvenza fraudolenta.

In questo caso il creditore può procedere alla denuncia, che comporterà una sanzione penale per il debitore nel caso in cui l’esito del processo penale ne confermasse la cattiva fede. Il titolare del credito avrà comunque accesso alla restituzione tramite la causa civile, perciò la denuncia costituisce più che altro una punizione aggiuntiva che dovrebbe far desistere i debitori da questo tipo di comportamento.

Il creditore che lo desidera, può anche costituirsi parte civile nel processo penale, così da richiedere un risarcimento danni per i disagi che ha subito a causa del comportamento del debitore.

Cosa succede se i soldi prestati vengono spesi per scopi diversi?

Non è raro che il prestito avvenga per uno scopo specifico e determinante, che non sempre viene rispettato una volta ricevuti i soldi. La situazione cambia, però, a seconda delle circostanze specifiche e in particolar modo dell’identità del proprietario del denaro.

La prima ipotesi è che l’intenzione del creditore sia quella di prestare i soldi a un soggetto, sapendo che questo li utilizzerà per uno specifico scopo personale. In questo caso non si tratta di un elemento vincolante, perché il creditore presta volontariamente i soldi affinché vengano utilizzati dall’altro e l’unico obbligo legale previsto dalla legge per il debitore è quello di restituire il denaro.

Esiste tuttavia una seconda ipotesi, ben più grave sia dal punto di vista della fiducia che di quello legale. Si tratta delle situazioni in cui non esiste un vero e proprio prestito, ma i soldi vengono dati a un soggetto incaricato di farne un uso ben specifico per conto del creditore stesso.

In quest’ultima prospettiva, il denaro non smette mai di essere di proprietà della stessa persona, che semplicemente ne chiede come favore il trasferimento. Qualora la persona incaricata decidesse di utilizzarli a fini personali si configurerebbe il reato di appropriazione indebita, consentendo al legittimo proprietario di agire per vie legali e denunciare.

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