Anche candidarsi alle elezioni ha un suo costo: ecco le cifre a seconda del partito che gli aspiranti parlamentari dovranno sborsare oltre le spese per la campagna elettorale.
Le elezioni politiche del 4 marzo sono sempre più vicine e, ora che sono ufficiali e ben noti tutti i candidati nei listini bloccati e nei collegi uninominali, lo scacchiere politico è delineato.
Se da sempre i riflettori sono puntati sullo stipendio dei parlamentari nostrani, un articolo del Corriere della Sera illustra quanto costerà alle prossime elezioni politiche la corsa dei vari candidati verso uno scranno alla Camera o al Senato.
Quanto costa candidarsi alle elezioni politiche?
Con l’abolizione del finanziamento pubblico i partiti stanno attraversando un periodo di difficoltà di cassa. Ragion per cui nell’ultima legislatura è stato chiesto un contributo obbligatorio a ogni parlamentare eletto.
Il Partito Democratico nella scorsa legislatura prevedeva che deputati e senatori versassero nelle casse dem 1.500 euro al mese del loro stipendio da parlamentare. C’è da dire, comunque, che questa sorta di autotassazione avveniva fin dai tempi del PCI.
In queste elezioni invece, mediamente candidarsi tra le fila dei dem costa 30.000 euro: la cifra varia a seconda del posto nel listino e se si tratta di un collegio più o meno blindato. Un posto nelle liste in Toscana in pratica costa molto più di uno in Veneto o in Sicilia.
Il nuovo Statuto del Movimento 5 Stelle, oltre che ribadire il punto fermo del taglio di una parte dello stipendio che poi verrà “restituito” ai cittadini attraverso un fondo per l’accesso al microcredito, prevede anche che i prossimi parlamentari pentastellati versino 300 euro mensili per sostenere l’associazione Rosseau.
Alta invece è la richiesta di contributo da parte di Forza Italia, dai 30.000 ai 40.000 euro, così come quella della Lega Nord che si attesta sui 20.000 euro per ciascun candidato. La richiesta del carroccio è dettata soprattutto dal congelamento dei conti da parte della Procura di Genova.
Andrà meglio agli aspiranti deputati e senatori di Fratelli d’Italia che dovranno versare “solo” 5.000 euro, mentre Liberi e Uguali, vista anche la recente formazione, non ha ancora specificato a quanto ammonterà il contributo richiesto.
La campagna elettorale
Leggendo il rendiconto complessivo di tutti i parlamentari riguardante le loro campagne elettorali nelle elezioni politiche del 2013, la cifra totale spesa è stata di 3,857 milioni. Una somma non indifferente soprattutto se si contano alcuni fattori.
Per prima cosa il 31% dei parlamentari non ha presentato la propria dichiarazione, quindi si tratta di un dato questo parziale. Si può dire, poi, che molti degli eletti cinque anni fa abbiano fatto una campagna elettorale low cost.
La vecchia legge elettorale infatti metteva al riparo chi era in una posizione sicura nelle liste. Oltre agli esponenti più in vista che, facendo presenza fissa in TV o sui giornali, non avevano bisogno di farsi conoscere, anche chi era in una posizione blindata poteva evitare di mettere pesantemente mano al portafoglio.
Chi invece doveva sgomitare per sperare di essere eletto con ogni probabilità non ha badato a spese. Con la nuova legge elettorale, visto il ritorno dei collegi, i costi per le campagne elettorali torneranno a impennarsi.
Correre in un collegio uninominale vuol dire affittare una sede elettorale, assumere uno staff più o meno numeroso, stampare volantini e manifesti oltre che organizzare a tutta una serie di appuntamenti dal vivo come comizi oppure cene elettorali. Di solito la spesa può andare dai 20.000 ai 60.000 euro.
In sostanza, chi non avrà una posizione blindata nel listino proporzionale, oltre al contributo richiesto dal partito, dovrà anche sostenere laute spese per fare campagna elettorale. Una campagna elettorale che, viste le cifre, sarà - parafrasando un celebre film - una “roba da ricchi”.
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