Per colpa dei dazi anche gli iPhone costeranno molto di più. Ecco quanto ne subiranno le conseguenze i clienti di Apple.
I nuovi dazi imposti da Donald Trump sono stati accolti positivamente da nessuno, tanto meno dal mercato dell’elettronica. Sono proprio i colossi delle big-tech statunitensi ad avere la peggio, a partire da niente di meno che Apple. L’importante aumento dei costi subito dall’azienda, come pure da giganti come Microsoft, HP, Dell, Lenovo e Google, si rifletterà inevitabilmente nei costi finali per gli utenti.
Per la Mela, tuttavia, le condizioni sono particolarmente svantaggiose. Tutti gli sforzi per diversificare il rifornimento della componentistica messi in campo già sotto la prima amministrazione Trump sono infatti vanificati e anzi Apple viene colpita su più fronti. A farne le spese, dopo l’azienda californiana, saranno proprio gli utenti affezionati considerando quanto arriveranno a costare gli iPhone con i dazi. Ecco quali sono i possibili risvolti secondo gli analisti.
Quanto costeranno gli iPhone con i dazi
I dazi imposti dagli Stati Uniti colpiscono buona parte del mercato tecnologico, imponendo obblighi onerosi a numerosi paesi esportatori di componenti e materiali ma anche a quei territori che ospitano la catena produttiva e l’assemblaggio. Tra le aziende colpite da questo meccanismo è proprio Apple ad avere la peggio, visto che conta ancora in maniera prevalente sulla manodopera straniera per fabbricare i propri dispositivi. Cina, Vietnam e India sono le sedi principali dei lavoratori che si occupano del confezionamento dei prodotti Apple, ma anche gli obiettivi delle nuove tariffe trumpiane.
In particolare è in Cina che viene assemblato il 90% di tutti gli iPhone in commercio nel mondo, con ricadute devastanti e inevitabili con l’entrata in vigore dei dazi. Per quanto Cupertino si fosse dimostrata abbastanza lungimirante, cominciando appunto a rivolgersi anche ad altri paesi, non ci sono tempi adeguati per una diversificazione produttiva soddisfacente. Come se non bastasse, in questo procedimento Apple ha cominciato ad affidarsi alla manodopera di Vietnam e India, niente affatto esenti dalle nuove politiche commerciali. Nel giorno della liberazione il tycoon ha annunciato tariffe aggiuntive del 34% sulla Cina, del 26% sull’India e addirittura del 46% sul Vietnam: la strategia di Apple si rivela più che mai controproducente, soprattutto guardando agli obiettivi a lungo raggio.
La questione riguarda tutti, non soltanto per l’economia globale, ma per le singole tasche di ogni consumatore finale. Con una perdita di circa 8,5 miliardi di dollari in un anno, stimata dagli analisti di Morgan Stanley, Apple rischia una riduzione del 7% dei profitti. Come gran parte delle aziende leader dovrà assorbire una parte dei costi aggiuntivi per non limitare ulteriormente le vendite, ma con cifre così importanti sarà inesorabile la ripercussione sui clienti. Secondo gli analisti, si rischia un aumento dei prezzi tra il 10% e il 20% degli importi attuali.
Un’iPhone da 1.300 euro, come alcune versioni del 16 Pro, rischierà quindi di arrivare a più di 1.500 euro, mentre AirPods da 130 euro ne costeranno quasi 160. Mentre Morgan Stanley non immagina di superare il 18% con gli aumenti, c’è chi è più pessimistico, come Rosenblatt Securities per cui i dispositivi rischiano un aumento dei costi fino al 43%. Ovviamente, è impossibile anticipare con sicurezza le contromisure di Apple, che presumibilmente distribuirà gli aumenti in maniera diversificata.
Saranno presumibilmente i prodotti di punta, quelli per cui i consumatori sono disposti ad alzare l’asticella del budget, a vedere gli aumenti proporzionali maggiori. Per gli italiani, la situazione è ancora più delicata, considerata l’imposizione dell’Iva al 22% e dell’equo compenso Siae. Ecco che, nella peggiore delle ipotesi, gli italiani non potranno accaparrarsi i nuovi modelli di iPhone con meno di 2.500 euro. Naturalmente c’è anche da considerare l’evoluzione dei prezzi attualmente in vigore e la risposta dei consumatori. Fattori ancora incerti, ma al momento molto preoccupanti.
leggi anche
Perché Trump ha messo i dazi?

© RIPRODUZIONE RISERVATA