Quanto si può guadagnare con un BTP con cedola al 3,85% e scadenza tra 5 anni?

Stefano Vozza

21 Dicembre 2024 - 18:22

Investire un capitale in BTP fino all’alba del 2030 e districarsi tra più strategie operative per ottimizzare il ritorno finale

Quanto si può guadagnare con un BTP con cedola al 3,85% e scadenza tra 5 anni?

Per i manuali di finanza, il segreto del successo per fare un affare sul reddito fisso passa per il cogliere alcune occasioni offerte dal mercato. Ossia investire quando i tassi di riferimento (di una data area monetaria) e/o lo spread e/o l’inflazione sono ai loro massimi di periodo e per essi se ne attende un rientro futuro.

In tal modo, proseguono, ci si assicurare un rendimento ai massimi di periodo per gli anni a venire, quando verosimilmente i ritorni offerti calerebbero.
Vediamo allora un BTP con cedola al 3,85% che scade tra 5 anni esatti: quanto rende netto l’anno e da oggi a scadenza?

Titoli di Stato difensivi e sovereign bond speculativi

Sul reddito fisso, i titoli di Stato sono sicuramente i prodotti con il più elevato grado di plasticità operativa. Al diverso disporsi dei parametri chiave che li connotano si passa agevolmente dal prodotto difensivo a un altro spregiudicato e speculativo.

Nel primo caso pensiamo al BOT con una vita residua misurata in termini di mesi. Elevata liquidità dello strumento, vita cortissima, garanzia dello Stato, regime fiscale di vantaggio, rendimenti ancora ad oggi positivi. L’unico neo è che bisogna destinarvi un taglio minimo di capitale sufficiente a ripagarsi almeno le spese vive, bancarie e fiscali. A chi farebbe più gola una simile soluzione d’investimento? A chi ha bassa o scarsa propensione al rischio, brevi orizzonti temporali e capitali di una certa consistenza da proteggere e far fruttare.

Nell’altro caso, decisamente estremo rispetto al primo, pensiamo ai bond lunghi. Oppure, forzando ulteriormente la mano, ai titoli denominati in una valuta estera volatile e/o il cui emittente abbia un rating discutibile. Qui si fatica a definirli strumenti del “reddito fisso”, malgrado sulla carta vi appartengano di diritto. Ad ogni modo si tratta del terreno di caccia (di affari) prediletto da traders, speculatori di breve respiro e comunque da gente molto esperta e preparata.

Un BTP con cedola al 3,85% che scade tra 5 anni esatti: quanto rende netto l’anno e da oggi a scadenza?

Tra i due estremi si colloca il mare magnum dei risparmiatori che cercano buone cedole e/o buon rendimento in base alle proprie strategie operative.

Tra i BTP oggi in circolazione, analizziamo il bond con ISIN IT0005519797, emesso il 15 novembre 2022 e in scadenza il 15 dicembre del 2029. Si tratta di un settennale in origine, la cui vita residua è nel frattempo scesa a 5 anni (4,99 per l’esattezza). L’obbligazione paga una cedola annua lorda del 3,85%, pari al 3,36875% al netto della ritenuta fiscale. In soldoni, un ipotetico capitale di 10mila € frutterebbe un accredito annuo netto sul c/c di circa 336 € circa (pagato in due tranche semestrali).
Il titolo tuttavia oggi prezza sopra cento, in area 104,8 al momento, per un credito d’imposta dello 0,58%. Il maggior valore di mercato del BTP va a svantaggio del rendimento, che risulta inferiore rispetto al nominale e pari al 2,77% lordo. In sostanza da qui a scadenza il titolo sarebbe in grado di rendere all’incirca il 12% netto (di sola ritenuta fiscale) complessivo.

La plusvalenza sui titoli di Stato

In aggiunta alla cedola e/o al rendimento, il risparmiatore in titoli sovrani (al netto del cassettista tradizionale) in genere non disdegna di portare a casa un eventuale, ricco capital gain.

È il caso del BTP Tf 3,85%? Difficile crederlo, dato che il grosso della risalita dei prezzi è probabilmente già avvenuto, almeno sul breve termine. Nei suoi primi 12 mesi di vita, i “peggiori” finora, le quotazioni sono oscillate nel range 97-101,7. Nei successivi 12 i prezzi non sono mai scesi sotto cento e il picco è stato in area 106 a inizio mese. Dunque, salirà ancora questo bond? E se sì, di quanto e in quanto tempo e fino a quanto?

Al netto della risposta “esatta” che nessuno dispone al momento, sarebbe più saggio non farsi facili illusioni in merito ai movimenti dei prezzi sul secondario. Da un lato c’è che le politiche monetarie accomodanti potrebbero procedere con tempi molto più lenti di quanto finora previsti, tipo le ultime dichiarazioni in casa FED. Questo porterebbe a tenere più o meno ingessate le quotazioni senza grandi trend all’orizzonte. Dall’altro c’è che il titolo, di suo, ha una cedola apprezzabile ma non è straordinaria, a cui si aggiunge una vita residua non proprio lunga. Anzi.

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