Questa applicazione che usi tutti i giorni sta per aumentare i prezzi

Ilena D’Errico

26 Aprile 2025 - 22:40

Questa applicazione sta per aumentare i prezzi anche in Italia (e molto probabilmente la usi tutti i giorni). Ecco cosa sappiamo.

Questa applicazione che usi tutti i giorni sta per aumentare i prezzi

Di questi tempi gli aumenti non sembrano finire mai, adesso tocca a un’applicazione che molti usano tutti i giorni. Spotify sta per aumentare i prezzi, seguendo la tendenza già perseguita negli anni e condivisa da tutte le maggiori piattaforme di streaming musicale (e non). Pare, tuttavia, che in questa occasione la decisione non sia dovuta a una strategia commerciale per incrementare i guadagni o almeno non del tutto. Secondo le fonti del Financial Times, infatti, Spotify avrebbe ricevuto forti pressioni dall’industria musicale nell’ultimo periodo, al pari di altri servizi analoghi. I costi per gli abbonamenti non sono considerati adeguati, compromettendo così la concorrenza.

L’aumento dei costi per l’abbonamento a Spotify e gli altri servizi di streaming musicale viene considerato inadeguato rispetto all’inflazione, oltre che eccessivamente ridotto rispetto ai servizi di streaming video, come Netflix. Così, Europa e America Latina si devono preparare a nuovi rincari, mentre gli Stati Uniti per questa volta ne escono indenni. Soltanto di recente negli Usa l’abbonamento a Spotify è arrivato a costare 11,99 dollari al mese, contro il costo iniziale di 9,99 dollari al mese iniziali (al lancio del servizio 14 anni fa).

Spotify sta per aumentare i prezzi

Al di là degli Stati Uniti, il costo mensile di Spotify è stato rivisto di recente già in diversi Paesi, tra cui l’Olanda e il Lussemburgo. Ora, però, è atteso un ulteriore incremento dei prezzi, sembrerebbe a causa dell’industria musicale. Si prospetta quindi un aumento di circa 1 euro al mese, esclusivamente per gli abbonamenti individuali. Non ci saranno quindi differenze per gli abbonamenti duo o familiari, per esempio, ma non è da escludere che in un secondo momento possano arrivare ulteriori ritocchi. In ogni caso, la novità interessa tutti gli abbonamenti individuali forniti da Spotify in Europa e in America Latina. Ovviamente, prendiamo come riferimento il costo di Spotify in Italia ad oggi.

L’abbonamento premium individual ha un costo di 10,99 euro al mese, che scendono a soli 5,99 euro per gli studenti. Ben presto si avrà un abbonamento mensile di 11,99 euro ed è probabile che il cambiamento si rifletta anche sullo sconto speciale per gli studenti, che dovranno così pagare 6,99 euro. Dato che non sono attesi cambiamenti per gli altri abbonamenti, invece, i costi dovrebbero rimanere i seguenti:

  • 14,99 euro al mese per l’abbonamento premium duo (2 account);
  • 17,99 euro al mese per l’abbonamento premium family (fino a 6 account conviventi).

I precedenti cambiamenti del prezzo

Come anticipato, l’esclusione degli Stati Uniti dai nuovi aumenti di Spotify è dovuta ai cambiamenti già apportati dalla piattaforma, che ha considerevolmente alzato i prezzi nel 2024. Per gli statunitensi il piano mensile è aumentato da 1 a 3 dollari, a seconda della tipologia di abbonamento. In Italia, invece, gli ultimi cambiamenti sul prezzo risalgono al 2023 quando l’abbonamento premium individual è passato da 9,99 euro a 10,99 euro al mese e quello student da 4,99 euro a 5,99 euro al mese.

Per gli abbonamenti duo e family, invece, la differenza è stata più alta. Con ben 2 euro in più al mese, infatti, si è passati da 15,99 euro a 17,99 euro al mese e da 12,99 euro a 14,99 euro al mese rispettivamente per il family e il duo. Più di recente, poi, sono state applicate delle restrizioni alla prova gratuita offerta da Spotify ai nuovi account. Oggi soltanto gli abbonamenti individuali possono usufruirne e comunque non oltre 1 mese.

Senza contare che i nuovi controlli contro la pirateria si sono rivelati particolarmente funzionali, probabilmente permettendo alla piattaforma un piccolo margine di guadagno rispetto al passato senza cambiare ancora i prezzi. In questo modo, però, potrebbe venirsi a creare una situazione di concorrenza ingiusta nei confronti dei produttori discografici, per quanto non sembra si possa parlare di concorrenza sleale vera e propria.

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