Ci sono lavori che, nonostante uno stipendio competitivo, nessuno vuole più fare. Ad esempio gli autisti di mezzi pesanti, per quanto in Europa si arriva a guadagnare anche 3.300 euro al mese.
Ci sono lavori che sembra nessuno voglia più fare, per quanto siano comunque garanzia di un posto fisso e di uno stipendio soddisfacente. Lavori che generalmente sono considerati particolarmente faticosi, ragion per cui un giovane preferisce specializzarsi in altri settori dove si spera di arrivare a guadagnare gli stessi soldi ma con un maggior equilibrio tra vita privata e orario di lavoro.
Una di queste professioni, che possiamo dire sta lentamente scomparendo, è quella dell’autista di mezzi pesanti, il “camionista” come conosciuto nel gergo più comune. Il paradosso è che mentre ci sono sempre meno autisti in circolazione le aziende di trasporto ne hanno sempre più bisogno.
Volendo quindi ci sarebbero ottime possibilità di essere assunti come camionisti, con uno stipendio che in Italia generalmente rasenta i 2.000 euro netti (tra parte fissa e altre indennità riconosciute) ma che all’estero paga cifre molto più alte tanto da arrivare anche a 3.300 euro non molto lontano da noi.
Va detto d’altronde che la carenza di camionisti non è un caso solo italiano: tutta l’Unione Europea ne è coinvolta, anche in quei Paesi - come la Germania - dove la prospettiva di guadagno è ben più alta rispetto alla nostra.
Autisti di mezzi pesanti, un mestiere destinato a scomparire?
Se consideriamo tutte quelle professioni in cui non sono richieste competenze altamente qualificate, come ad esempio una laurea, quella dell’autista di mezzi pesante è tra quelle che pagano meglio. Nonostante ciò, le aziende di trasporto faticano sempre più a reclutare personale, con il rischio che possa bloccarsi l’intera catena di approvvigionamento.
D’altronde, per quanto oggi la tecnologia stia facendo dei notevoli passi in avanti con innovazioni come l’Intelligenza artificiale destinate a rivoluzionare il mondo del lavoro, non ci sono alternative valide al trasporto su strada per il movimento rapido e capillare delle merci. Anche se l’automazione e i veicoli autonomi sono in costante sviluppo, la presenza di conducenti qualificati rimane fondamentale per garantire sicurezza, flessibilità e affidabilità nelle consegne.
Pertanto, senza un adeguato numero di autisti, interi settori rischiano rallentamenti, dal momento che la mancanza di personale causa ritardi e aumenta la pressione sul sistema logistico.
L’Europa sta affrontando quella che è “la più grave carenza di conducenti degli ultimi decenni”, come confermato dall’IRU (Unione internazionale dei trasporti stradali) secondo cui attualmente mancano 500.000 autisti. E le prospettive per il futuro non sono migliori: secondo le stime, infatti, laddove non dovessero esserci interventi capaci di immettere nuova forza lavoro nei prossimi 5 anni questo numero aumenterà del 17%. Un’età media tra le più alte, con 47 anni, di cui più di un terzo ha superato i 55 anni e per questo si prevede che andrà in pensione nei prossimi 10 anni. A oggi però non sembra esserci un ricambio sufficiente, considerando che appena il 5% degli autisti ha meno di 25 anni.
Il problema è che questa professione diventa sempre meno attrattiva, nonostante non si possa parlare di un problema stipendi. La ragione probabilmente sta nel fatto che tra i giovani di oggi si preferiscono quelle professioni meno faticose e in cui si ha maggiore tempo libero a disposizione: un identikit a cui non risponde di certo il lavoro dell’autista.
Nonostante i progressi tecnologici, infatti il lavoro sta diventando più stressante. Se una volta i camionisti si confrontavano soprattutto con la fatica fisica, oggi si trovano a fare i conti con un livello di pressione psicologica sempre più elevato, dovuto a ritmi serrati, tempi di consegna stringenti e da una crescente burocrazia europea. Normative come le disposizioni anti cabotaggio, il divieto di riposo in cabina e il distacco internazionale sono state pensate per migliorare le condizioni di lavoro, ma hanno finito per avvantaggiare solo alcuni Paesi, soprattutto dell’Est Europa, creando una competizione impari.
Ma quanto guadagna un autista?
Abbiamo visto che la carenza di autisti non dipende dai bassi salari, anzi, parliamo di una professione che offre stipendi competitivi, soprattutto se confrontati con altre occupazioni che non richiedono qualifiche accademiche o competenze altamente specializzate.
Ma di quanti soldi stiamo parlando? Il guadagno di un camionista varia in base a diversi fattori, come esperienza, livello di inquadramento contrattuale e tipo di tratta coperta. In Italia, gli autisti di mezzi pesanti sono inquadrati nel Ccnl Trasporti e logistica, che stabilisce gli stipendi in base a un sistema di livelli:
- Un camionista di 6° livello Junior, alle prime armi, guadagna circa 1.330 euro netti al mese.
- Con maggiore esperienza, un camionista inquadrato al 3° livello Super può arrivare a guadagnare circa 1.750 euro netti al mese.
Cifre a cui vanno aggiunte le altre indennità spettanti. In tal senso, il tipo di tratta incide significativamente: mentre chi copre tratte nazionali guadagna in media 1.800 euro netti al mese, chi è disposto a viaggiare su tratte internazionali può arrivare a percepire fino a 2.900 euro (sempre netti) al mese.
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E ancora meglio va a chi è disposto a lavorare all’estero, in quei Paesi dove - come più volte abbiamo sottolineato - ci sono migliori opportunità di guadagno. Ad esempio in Germania, dove mancano più di 100.000 camionisti, dove secondo i dati raccolti dalla piattaforma Jobmatch.de, analizzando 6.000 annunci di lavoro, è risultato uno stipendio medio di poco inferiore a 3.300 euro, 3.281 euro per l’esattezza.
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